GUARDIAMO CON SIMPATIA E FIDUCIA ALLA BCC CERNUSCO

La notizia delle dimissioni del presidente della Bcc Cernusco, Enio Sirtori, del tutto inaspettata, ha riportato al centro dell’attenzione della cronaca cittadina il presente e il futuro del credito cooperativo locale. In una fase che è certamente delicata per tutte le banche italiane, ma in particolare per le Bcc che sono chiamate nei prossimi mesi a decidere del loro futuro, in base a quanto previsto dalla recente legge di autoriforma del loro settore.


La sede della Bcc Cernusco in piazza Unità d’Italia

Le dimissioni di Sirtori, di cui riferiamo in un altro articolo pubblicato su questo stesso sito, hanno offerto a qualcuno l’occasione per parlare solo in termini di poltrone. Pazienza! A noi sembra, invece, che ci sia ben altro su cui ragionare, a partire dalla piena attuazione dell’autoriforma del credito cooperativo. Per la quale, anche i soci della Bcc Cernusco dovranno decidere, nel corso di un’apposita assemblea straordinaria, a quale gruppo bancario nazionale aderire (Iccrea Banca o Cassa Centrale Banca). Assemblea che sarà convocata dopo quella ordinaria, in programma nelle prossime settimane, per l’approvazione del Bilancio e l’elezione delle cariche sociali.

In questo ultimo decennio si è assistito ad una consistente riduzione delle BCC, passate dalle 442 del 2007 alle attuali 317. Gli esperti stimano che, con l’attuazione della riforma e per rispettare le stringenti norme poste dalla BCE, scenderanno ulteriormente, sino ad attestarsi a circa 200, al fine di rafforzasi patrimonialmente.

Al citato rafforzamento punta soprattutto la riforma del credito cooperativo che prevede la costituzione di uno o più gruppi bancari di Bcc legati da un contratto di coesione e con una capogruppo spa che deve avere un patrimonio netto di almeno un miliardo di euro. La peculiarità del nuovo assetto è che le Bcc aderenti al gruppo controllano con la maggioranza assoluta la capogruppo, ma accettano, con il contratto di coesione, di essere controllate dalla loro stessa controllata.

«Faremmo bene a valorizzare la “banca sociale” (cooperativa od etica) di mercato – ha osservato il professor Leonardo Becchetti, esponente di punta dell’economia civile - che ha come propria mission non quella della massimizzazione del profitto ma del servizio al territorio e che ha nel suo Dna i valori della mutualità e della solidarietà. L’Italia ha nel credito cooperativo una ricchissima tradizione in materia e nella Banca Etica un’esponente che ha rinnovato ed innovato rispetto a questa tradizione.» Una “biodiversità” bancaria che va preservata.

Con la riforma del credito cooperativo – ha spiegato Becchetti – «si sono fissate regole di go­vernance severe per evitare che si ripetano in futuro gestioni lo­cali poco virtuose muovendo verso un modello che ci avvicina agli esempi di numerosi Paesi, come Francia, Olanda, Finlandia e Canada. La globalizzazione è oggi anche e soprattutto compe­tizione tra territori che devono diventare piattaforme in grado di attrarre flussi di capitali, di idee e di risorse valorizzando il lo­ro genius loci, i loro vantaggi competitivi non delocalizzabili rap­presentati dalla ricchezza della loro storia, geografia, capacità d’innovazione, capitali umano e sociale. E banche forti di terri­torio sono fondamentali per accompagnare questo processo.»

Le banche di credito cooperativo sono sempre state un ele­mento essenziale della biodiversità finanzia­ria nelle economie occidentali e la spina dor­sale per il finanziamento a cittadini e piccole imprese. Questo mo­dello di banca ha una diversa missione. Le banche massimizzatrici di profitto cercano per loro natura le attività maggiormente in grado di massimizzare il va­lore per gli azionisti. Con gli attuali tassi, per loro l’erogazione del credito alle pic­cole e medie imprese e alle famiglie è attività da scansare perché a bassissimo rendimento e ad alto rischio. Le banche cooperative e mutua­listiche, al contrario delle altre banche, non hanno le mani legate dalla mas­simizzazione del profitto e possono dedicarsi alla missione tradizionale di servizio all’eco­nomia reale attraverso il credito.

Per queste ragioni noi guardiamo con simpatia e fiducia al presente e al futuro della nostra Bcc, certi che gli attuali amministratori sapranno guidarla anche in questo imprevisto frangente (dimissioni del presidente) e importante passaggio (adesione a un gruppo bancario nazionale ed eventuale fusione), avendo ben presente pure il monito che papa Francesco ha rivolto ai soci della Bcc Roma, ricevuti nel 2015: «Fare la banca è un mestiere delicato, che richiede grande rigore», ma «una banca cooperativa deve fare qualcosa in più: cercare di umanizzare l’economia, unire l’efficienza con la solidarietà».

C&A

Cernusco sul Naviglio, 3 aprile 2017