FATTI, NON NOTIZIE. BUONA PASQUA!

La nostra fede nasce nel silenzio di una notte profonda, nel vuoto di una tomba. E scaturisce dal racconto che uomini e donne ci hanno trasmesso del loro incontro con il Risorto e di come la loro vita è improvvisamente cambiata.


L’ingresso al Santo Sepolcro, nella omonima basilica, a Gerusalemme

«Avete mai notato che, dell’evento fon­damentale della nostra fede in Gesù Cristo, e cioè la sua risurrezione, non sappiamo praticamente nulla? Che co­sa sia davvero successo quella notte, i tempi e i modi della risurrezione di Gesù, ci so­no del tutto ignoti.» Così fra Fabio Scarsato, - direttore del Messaggero di sant’Antonio, il mensile cattolico più diffuso al mondo – inizia un suo editoriale sulla Pasqua. Poi prosegue con incisive annotazioni e riflessioni che riprendiamo.

«Nessuna istantanea e tanto meno nessuna diretta televisiva. Nessun repor­ter tempestivamente sul luogo, e la Street photography (la fotografia di strada, ndr) doveva aspettare ancora qualche secolo pri­ma di essere inventata. La nostra curiosità, in questo caso almeno anche giustificata, deve incassare un colpo basso: non sappia­mo come Gesù sia risorto. Solo gli artisti hanno provato l’impossibile … I Vangeli cominciano le loro narrazioni pasquali solo un istante dopo. Al mattino presto, quando le donne si recano meste al sepolcro con gli unguenti utili a terminare la preparazione del ca­davere di Gesù (Lc 24,1). Che oltretutto è partire dai testimoni più inaffidabili che potessero essere lì in quel momento, perché emotivi e troppo coinvolti nei fatti.»

«Da un punto di vista mediatico, un autentico flop! È mancato lo scoop giornalistico, alla sera niente talk-show con gli opinionisti di mestiere né co­pertina sulle riviste di gossip. Si è “bucata la notizia”, cioè non è stata data, così come mancano i lanci delle agenzie. E perciò, non c’è stato nemmeno il fatto. Almeno per noi, quotidianamente chiamati a essere testi­moni sì di fatti, ma solo di quelli che, tra­sformati in notizia, qualcun altro decide debbano esserlo, selezionandoli tra molti altri. Per noi, per i quali esiste solo ciò che la tv ci mostra o di cui i giornali ci parla­no. Più guardoni, in realtà, che testimoni. Incapaci di prestare davvero attenzione a quello che scorre davanti ai nostri occhi, e che solo tangenzialmente sembra sfiorare la nostra vita. Stanchi spettatori di uno spet­tacolo che non ci piace, rassegnati, almeno fin tanto che queste cose succedono altrove.»

«La nostra fede nasce nel “niente”: il silenzio di una notte profonda, il vuoto di una tomba, giusto un lenzuolo funebre buttato da una parte. E scaturisce dal racconto che uomini e donne ci hanno trasmesso del loro incontro con il Risor­to, di come la loro vita è improvvisamente cambiata a partire da questo incontro. Non sappiamo che cosa capitò a Gesù quella notte, ma sappiamo - e molto bene! - cosa successe a partire da quella notte a Maria di Magdala, a Pietro, Giovanni, Paolo, Fran­cesco d’Assisi, Antonio di Padova, Teresa di Calcutta, Oscar Romero, e a tanti cristiani sconosciuti in giro per il mondo! Il “fatto” della risurrezione è questo: neppure sapere per filo e per segno come possa essere fisi­camente che un uomo sia potuto risorgere - questa è solo la “notizia” - quanto piut­tosto sperimentare in ogni tempo il Cristo risorto nella vita dei fratelli e delle sorelle. E nella mia.»


Mosaico all’interno della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme

Fin dall’inizio l’unica via di accesso alla scoperta e al riconoscimento del Signore risorto e vivo è stato l’incontro con uomini e donne che potevano rendere testimonianza di ciò che avevano udito e visto. La via per conoscere Gesù vivente e per non ridurlo a un personaggio, anche grande della storia, ieri come oggi, è imbattersi in testimoni che, con la loro parola, e prima ancora con la loro vita, mostrano una presenza, senza la quale non si spiegherebbe il loro modo di vivere, di sentire, di giudicare e di trattare ogni cosa. Di fronte al dono di testimoni così reali e così provocanti, nel cuore nasce immediatamente un’attrattiva. Anche oggi, lo scetticismo e il disincanto, così frequenti nelle nostre città e nella nostra cultura, possono essere attraversati da fatti e incontri che riaprono una speranza, e che fanno intravedere una presenza, più potente di ogni oscurità e di ogni morte.

Cristo risorto si manifesta proprio come l’origine viva e profonda di un’umanità più lieta, un’umanità che comunque non lascia indifferenti e riapre una possibilità di speranza. L’augurio è di poter riconoscere i segni vivi del Risorto, sempre all’opera, e di poter dilatare la misura del nostro cuore. Buona Pasqua!

C&A

Cernusco sul Naviglio, 14 aprile 2017