“SOSTIAMO DAVANTI AI NOSTRI FRATELLI, ULTIMI E POVERI, COME SOSTIAMO DAVANTI ALLA CROCE DI GESÙ”

Prima Via Crucis cittadina: «Gesù si identifica soprattutto, nella Via Crucis, con tutte le situazioni di povertà, di ingiustizia, di piccolezza e di fragilità. Così, davanti a queste situazioni, noi non passiamo oltre, non giriamo la testa dall’altra parte o ci lamentiamo perché le cose non vanno, ma sostiamo a pregare.» Fare la Via Crucis non è quindi fuggire dalla realtà, anzi è l’esatto opposto: farsi carico delle sofferenze dei nostri fratelli, a partire dagli ultimi tra gli ultimi.


Sopra e pagina iniziale: momenti della Via Crucis di venerdì 10 marzo 2017
Foto di G. Melzi

La prima Via Crucis cittadina ha preso avvio, puntualissima, da Via Roggia Volpina, alle spalle del grande e incompiuto Albergo Melghera, in un angolo agli estremi confini sud-ovest della nostra città: una zona residenziale poco animata, molto riservata, facilmente riconducibile a un quartiere dormitorio per famiglie della classe medio-alta. La croce precede il nutrito gruppo di fedeli convenuti nella zona e li guida di stazione in stazione nel percorso che si snoda da via Melghera a via Don Sturzo e via Pontida per raggiungere infine la chiesa parrocchiale di San Giuseppe Lavoratore di piazza Ghezzi. Una celebrazione ben preparata e che ha visto coinvolte parecchie famiglie della parrocchia. Le meditazioni sono intense e molto impegnative. Nessun spazio alla retorica.

Nella Via Crucis abbiamo ascoltato e meditato i testi preparati da monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, per la Via Crucis al Colosseo, con Papa Francesco, del Venerdì Santo 2014.

“Queste meditazioni – ha commentato alla fine del cammino don Ettore Colombo, responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret - ci hanno permesso di fare due azioni. Una di queste l’abbiamo compiuta durante il cammino della Via Crucis. L’altra siamo chiamati a compierla nella nostra vita quotidiana.»

«La prima azione è quella di fermarci - si chiamano così proprio i momenti di sosta, le stazioni – cioè di stare fermi davanti alla croce di Gesù per contemplare il mistero che viene ricordato. E l’abbiamo sentito dire – ha ricordato don Ettore - secondo quella trafila tradizionale delle quattordici stazioni che ci è stata tramandata: Gesù condannato a morte, caricato della croce, cade la prima volta … Queste sono le singoli stazioni delle Via Crucis, che probabilmente sono nate dal ricordo dei primi cristiani che, subito dopo la Pasqua di Gesù, hanno voluto rifare il cammino del loro Maestro. Sostavano in silenzio e in preghiera, probabilmente anche piangendo, ricordando quello che Gesù aveva fatto per loro qualche giorno prima. E noi nell’esercizio della Via Crucis facciamo esattamente questo: sostiamo, meditando quanto fatto da Gesù, che ha vissuto questa realtà.»

«La seconda azione che sia chiamati a fare – ha aggiunto il prevosto - è quella di sostare davanti ai nostri fratelli che vivono quelle condizioni che ha sperimentato anche Gesù. Monsignor Bregantini ce le ha ricordate: il pregare per gli ultimi, per i più poveri, per gli immigrati, per i carcerati, per torturati, per le madri addolorate, per gli abusati … Per tutte quelle situazioni di miseria e di ingiustizia di cui noi siamo ancora oggi spettatori. Ci è stato chiesto di sostare davanti a questi fratelli, come sostiamo davanti alla croce di Gesù. Non dobbiamo passare oltre, davanti a questi fratelli. Siamo chiamati a guardare attraverso di loro la presenza di Gesù, mettendo in atto quella pagina evangelica che percuote sempre il nostro cuore ogni volta che la leggiamo : “ogni volta che avete fatto una sola cosa a questi fratelli più piccoli l’avete fatta a me”.»

«Gesù si identifica soprattutto, nella celebrazione della Via Crucis, con tutte le situazioni di povertà, di ingiustizia, di piccolezza e di fragilità»: è stata la riflessione finale di don Ettore, che poi ha così concluso: «Gesù entra dentro la nostra vita sino all’estremo, addirittura, ricorda un’orazione della liturgia, “sino all’umiliazione della sepoltura”. Così, davanti a queste situazioni, noi non passiamo oltre, non giriamo la testa dall’altra parte o ci lamentiamo perché le cose non vanno, ma sostiamo a pregare.» Ecco, quindi, tracciato il nostro cammino. Fare la Via Crucis non è fuggire dalla realtà, anzi è l’esatto opposto: farsi carico delle sofferenze dei nostri fratelli, a partire dagli ultimi tra gli ultimi.

Prossimo appuntamento: con i fedeli di tutte le parrocchie della nostra zona pastorale a Sesto San Giovanni, ore 20,45, per la Via Crucis presieduta dall’arcivescovo, cardinale Angelo Scola, con la Croce di San Carlo e il Santo Chiodo. Partenza dalla chiesa di San Giovanni Battista (via Fogagnolo), aperta dalle ore 20. Conclusione sul sagrato della Basilica di Santo Stefano, con omelia dell’Arcivescovo e benedizione con la Reliquia della Croce. In caso di maltempo la celebrazione si svolgerà nella Basilica di Santo Stefano.

Cernusco sul Naviglio, 11 marzo 2017