CATTOLICI IN POLITICA, CONTANO SE COERENTI

Avere una buona preparazione e una comunità cristiana di riferimento, agire in conformità alla propria coscienza è quanto è chiesto ai cattolici impegnati in politica, ma diventa anche compito della comunità creare le condizioni perché questo possa avvenire.


Foto sopra e pagina iniziale: Villa Greppi, sede del Comune

L’attuale degrado della politica – che, per fortuna, non ha sinora riguardato il livello locale – ci deve impegnare, come comunità cristiana, a continuare a sostenere la formazione di una classe dirigente responsabile e competente, che lavori nell’orizzonte del bene comune. Uno dei compiti dei cattolici impegnati in politica è di avere una buona preparazione sulla Dottrina sociale della Chiesa, per non vivere di approssimazioni e di slogan, per non restare distanti dai problemi reali della gente e per non rimanere degli isolati diventando autoreferenziali o prigionieri del gruppo politico di appartenenza. Oggi più che mai c’è bisogno dei cattolici in politica, che contano se testimoniano con la coerenza della vita le cose in cui dichiarano di credere.

Per i credenti, non sono per quelli impegnati in politica - si legge nella Nota sull’impegno dei cattolici in politica diffusa nel 2003 dalla Congregazione per la dottrina della fede - «non possono esserci due vite parallele: da una parte, la vita cosiddetta “spirituale”, con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall’altra, la vita cosiddetta “secolare”, ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell’impegno politico e della cultura.» Perché «il tralcio, radicato nella vite che è Cristo, porta i suoi frutti in ogni settore dell’attività e dell’esistenza». Pertanto, «ogni attività, ogni situazione, ogni impegno concreto … sono occasioni provvidenziali per un “continuo esercizio della fede, della speranza e della carità”».

«Vivere ed agire politicamente in conformità alla propria coscienza – prosegue la stessa Nota - non è un succube adagiarsi su posizioni estranee all’impegno politico o su una forma di confessionalismo, ma l’espressione con cui i cristiani offrono il loro coerente apporto perché attraverso la politica si instauri un ordinamento sociale più giusto e coerente con la dignità della persona umana.»

Inoltre, “chi è in politica deve avere una comunità cristiana di riferimento» – ha affermato il cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi italiani - «dove il dialogo e il confronto, la riflessione e lo studio, la preghiera, la fraternità, sostengono il politico e lo sostengono dal rischio del conformismo”.

Avere una buona preparazione e una comunità cristiana di riferimento, agire in conformità alla propria coscienza è, dunque, quanto dovrebbero coltivare i cattolici impegnati in politica, ma diventa anche compito della comunità creare le condizioni perché questo possa avvenire.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 20 febbraio 2017