”CHI BERRÀ DELL’ACQUA CHE IO GLI DARÒ, NON AVRÀ PIÙ SETE”

Domenica 12 marzo, II di Quaresima, della Samaritana: “Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna – dammi quest’acqua”

Nel nostro cammino battesimale verso la Pasqua questa seconda domenica di Quaresima ha come segno sacramentale quello dell’acqua che dona la vita che non muore. L’acqua del Battesimo rappresenta sia la purificazione dal peccato sia la profonda unione con l’evento pasquale di Gesù. Con lui siamo morti, con lui sepolti e con lui risorti. La Parola e i segni eucaristici ci prendono per mano e ci fanno rivivere l’unione mistica con Gesù.

«Gesù, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo... Giunge una donna samaritana ad attingere acqua». La situazione di partenza è quella dell’impotenza: l’uomo desidera la salvezza, ma scopre che essa è… in fondo al pozzo. Il pozzo è profondo e l’acqua non è a portata di mano: questa è la condizione dell’uomo che cerca la salvezza e non la trova. Il dialogo di Gesù con la samaritana riprende tutti i passaggi della fede cristiana; essi sono tre: l’attenzione, il desiderio della grazia, il cambiamento del cuore con il perdono. In qualche modo per noi rinnovare in modo adulto e cosciente la vicenda del nostro Battesimo vuol dire ripercorrere in questa Quaresima questi tre passaggi.

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Cernusco sul Naviglio, 9 marzo 2017