SCOLA: «A MILANO NESSUNO È STRANIERO»

«L’apertura è nel dna storico e perfino “geografico” di questa terra». Immigrazione, ma anche scristianizzazione, economia, povertà vecchie e nuove, famiglia, divorziati e risposati: l’arcivescovo fa il punto sulla città e la sua Chiesa alla vigilia dell’arrivo di Jorge Mario Bergoglio.


Foto archivio SIR

Una decina di ore in tutto, dalle 8 alle 18.30, e cinque tappe scelte con cura perché lì più che altrove s’intrecciano dolore e speranza, passato e futuro, polvere e infinito: la zona periferica delle Case bianche di via Salomone, il Duomo, il carcere di San Vittore, il parco di Monza trasformato in enorme chiesa a cielo aperto, lo stadio Meazza di San Siro colorato di giovani freschi di Cresima, padrini, madrine e catechisti. Sabato 25 marzo Jorge Mario Bergoglio abbraccia Milano, il suo saper essere al tempo stesso Italia, Europa, mondo con tutto ciò che questo comporta in termini di grandezza e di contraddizioni.


«È una visita ma ancora più un gesto d’affetto », precisa l’arcivescovo Angelo Scola, 75 anni compiuti da poco, lombardo di Malgrate, in provincia di Lecco, figlio di un camionista e di una casalinga diventato apprezzato teologo e cardinale di Santa Romana Chiesa. Giovanni Paolo II lo ha nominato patriarca di Venezia. Benedetto XVI gli ha affidato Milano. Era l’estate del 2011. Oggi s’appresta ad accogliere Francesco. «Molte altre città europee avevano chiesto la sua presenza, ma lui ha scelto noi, facendoci un grande dono», esordisce parlando con Famiglia Cristiana e con Jesus.


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Cernusco sul Naviglio, 6 marzo 2017