UDINE, SVENIRE IN CLASSE PER FAME

Una ragazzina della media non mangiava da due giorni. Il fatto fa riflettere su come la scuola possa e debba essere un presidio anche di fronte a scenari sociali inquietanti.


Foto archivio SIR – Riproduzione riservata

I giorni che ci avvicinano alla pausa natalizia portano un paio di notizie che agitano le acque – peraltro mai troppo calme – del mondo della scuola. La prima, naturalmente, è l’avvicendamento a Viale Trastevere (sede del Ministero dell’Istruzione, ndr) tra Stefania Giannini e Valeria Fedeli. Giannini, dopo il risultato del referendum e la crisi di governo, sembra essere stata tra le poche a “pagare” per la caduta di Renzi. Di fatto è stata messa all’angolo dopo aver guidato uno dei ministeri più turbolenti, con la responsabilità di varare la riforma della Buona scuola intesa dall’ex premier come uno dei tratti distintivi del proprio mandato. Riforma, però, che per adesso non è riuscita a convincere come il governo si sarebbe aspettato. Tra l’altro, ha fatto assumere sì i precari, ma ancora le scuole non hanno tutti i docenti necessari e si ricorderà la polemica continua sul tema dei trasferimenti.

Un’altra suggestione per il mondo della scuola viene invece da un fatto di cronaca, avvenuto a Udine, dove una ragazzina di una scuola media è svenuta in classe perché – annotano i media – “non mangiava da due giorni”. Il caso, finito sui giornali, accende i riflettori su una situazione di particolare povertà che – ha spiegato il preside della scuola interessata – non sarebbe nemmeno isolato. Così infatti ha dichiarato ai giornalisti: “Non è la prima volta che capita: di bambini che vivono senza riscaldamento o senza un piatto caldo, o non hanno i soldi per pagare i buoni pasto della mensa ce ne sono anche a Udine, e non solo qualcuno, solo che queste situazioni non vengono quasi mai denunciate”. E ha aggiunto che, proprio la scuola, se ne viene a conoscenza cerca di “dare una mano”, a famiglie e minori. Ma non sempre le situazioni emergono.

Il fatto apre una finestra su uno scenario sociale inquietante. Più ancora, però, fa riflettere su come la scuola possa e debba essere un presidio anche di fronte a situazioni come quella rilevata a Udine. La scuola dell’obbligo, in particolare, si caratterizza tra l’altro per la sua presenza capillare sul territorio e insieme per l’attenzione che deve avere nei confronti di tutti gli allievi in ordine alla promozione sociale. Una scuola attenta – come in realtà spesso succede – è una risorsa preziosissima per la comunità sociale, per le famiglie e i ragazzi. Certo la scuola non può tutto, ma resta un valido sistema di allerta rispetto al corpo sociale, ai bisogni e alle necessità, non solo “culturali”, con la capacità di attivare e mettere in moto meccanismi che poi vanno decisamente oltre gli istituti e le aule. E’ anche questo un motivo per cui dedicarsi alla scuola è una priorità di civiltà per un Paese. Dare risorse e attenzioni alle scuole vuol dire prendersi cura delle generazioni. A 360 gradi.

Alberto Campoleoni per Agenzia SIR

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Cernusco sul Naviglio, 19 dicembre 2016