“PARLÀ LUMBARD L’È BEL”, E ORA LO SI IMPARERÀ A SCUOLA

La lingua lombarda insegnata a scuola. C’è anche questo nel disegno di legge regionale che prevede il riordino normativo delle iniziative legate alla cultura approvato dal Consiglio regionale.


Un Comune lombardo, Gambolò (Pavia)
(Foto archivio SIR – Riproduzione riservata)

La legge, molto articolata, approvata con 39 voti favorevoli e 29 astenuti su 68 votanti, si impegna a riordinare una normativa regionale piuttosto frammentata e si prefigge vari obiettivi tra cui appunto quello che viaggia accanto alla proposta di valorizzare la lingua lombarda fin dai banchi di scuola: “C’è chi vuole portare l’ideologia gender nelle scuole, noi preferiamo portare la cultura lombarda“, spiega l’assessore regionale alla Cultura, Cristina Cappellini, aprendo il suo intervento in Consiglio.

Una disposizione, quella della maggioranza, che ovviamente non ha convinto né M5s, né Pd e né Patto civico, portando i tre partiti di opposizione ad astenersi. L’opposizione, pur riconoscendo vari “punti di luce” in una riforma “che si impegna a fare ordine su normative fin ora troppo vaghe e frammentate”, sul punto della lingua lombarda “profuma di propaganda“, come dichiara il capogruppo di Patto civico Roberto Bruni.

I rappresentati della minoranza da Bruni alla collega di movimento Daniela Mainini, da Brambilla a Pizzul, concordano sul fatto che la lingua lombarda non esiste e si è persa l’occasione invece di valorizzare le vere identità linguistiche, ossia i dialetti, che differiscono molto l’un dall’altro ma che almeno quelli sì sono riconosciuti come idiomi identitari. (Fonte: «Agenzia DIRE», www.dire.it)

Per leggere il testo completo dell’articolo, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 3 ottobre 2016