SCOLA E CACCIARI: UN’EUROPA PLURALE E CAPACE DI INTEGRARE

Il travaglio del continente alle prese con le sfide contemporanee al centro del dialogo tra l’arcivescovo di Milano e il filosofo promosso dalla Radiotelevisione Svizzera Italiana in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana.


Cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano
(Foto archivio SIR – Riproduzione riservata)

Brexit e il futuro dell’Europa, il dialogo con l’Islam e il terrorismo, le migrazioni e la crisi finanziaria. E su tutte una domanda; il ruolo della politica per il governo di questi processi. Ne hanno discusso lunedì 13 giugno l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, e il filosofo Massimo Cacciari, docente all’Università San Raffaele di Milano, nel convegno “Comprendere il nostro tempo”, tenutosi a Lugano, all’auditorium dell’Università della Svizzera italiana.

Per Cacciari «l’unità politica europea, in principio vista come una strada praticabile, attualmente è un percorso impervio a causa dell’oblio di alcuni paradigmi fondanti del Vecchio Continente, che è costituito da incontri tra popoli e meticciamenti. È l’Europa dei Balcani, della Sicilia, della Spagna - per citare alcuni esempi di incontro di popoli diversi - una realtà dove il confine è una soglia più che una barriera». Il secondo paradigma dimenticato, secondo Cacciari, è il logos di concezione greca, quel principio che dà inizio al Vangelo di Giovanni, che indica «il legame, la logica della relazione e non quella dell’esclusione».

A causa di questa dimenticanza ora «siamo assillati dai confini, dal bisogno di difesa». È un modo di agire «in totale contraddizione con lo spirito europeo. Il problema è di una complessità indiscutibile, ma - ricorda Cacciari - bisogna evitare a tutti i costi la demagogia, che non è nient’altro se non l’idea malsana di risolvere problemi difficili in modo semplice».

Per il cardinale Scola i tempi che stiamo vivendo sono di “travaglio”, verso un parto, verso la speranza. Alla generazione del nuovo si arriverà - come per la nascita di un bimbo - dalla relazione tra diversi. «Attingendo proprio al paradigma di un passato capace di integrare - afferma il Cardinale - si può avere il coraggio di generare il nuovo, incontrando l’altro. Invece, la tentazione più grande in questo momento è quella dell’immobilismo, una paralisi di idee e speranza, una mancanza di logos». «Nessuno Stato nazionale può affrontare da solo questo cambiamento d’epoca. L’Europa non è un’opzione, ma una necessità. Nella società divenuta plurale - prosegue Scola - il fatto che siamo così diversi nel modo di concepire la realtà non elimina il dato fondamentale, ovvero che dobbiamo vivere insieme».

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Cernusco sul Naviglio, 27 giugno 2016