Venerdì 29 Marzo

«SOCIETÀ CIVILE E COMUNITÀ CRISTIANA POSSONO LAVORARE INSIEME PER IL “BENE COMUNE”»

“La società civile e la comunità cristiana – ha detto il prevosto, in occasione del 25 aprile - possono lavorare insieme, favorendo nuovi rapporti nel vivere tra gli uomini. In questo lavoro comune è compresa anche la lotta e la resistenza contro ogni forma di male.»

La manifestazione cittadina per ricordare l’anniversario della liberazione hanno preso avvio, lunedì 25 aprile, con la celebrazione della Messa per le libertà civili e a suffragio dei caduti di tutte le guerre, alle ore 9 in chiesa prepositurale. Presenti le autorità civili e militari, i rappresentanti delle associazioni d’arma e di volontariato, con i relativi stendardi.

Don Ettore Colombo, responsabile della Comunità pastorale cittadina e prevosto di Cernusco, ha celebrato l’Eucaristia e nell’omelia si è soffermato, in particolare, sui fini della comunità cristiana e della società civile e sui rapporti che devono intercorrere tra di esse. «La società civile e la comunità cristiana - ha esordito don Ettore - non sono la stessa cosa e non si identificano, se non altro per il principio e per il fine di ciascuna. Principio della comunità cristiana e della Chiesa, infatti, è Gesù Cristo e l’annuncio del suo vangelo. Ce lo ha ricordato molto bene la pagina dell’evangelista Luca (10,1-9): è Gesù che invia i suoi discepoli nel mondo perché siano annunciatori del regno di Dio. Principio della società civile è la volontà degli uomini - il patto sociale - di vivere insieme e, prima ancora, la loro appartenenza alla natura umana, se ancora questo concetto viene riconosciuto.»


Don Ettore Colombo, responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret (foto d’archivio)

«Il fine della comunità cristiana e della Chiesa – ha poi proseguito il prevosto - è annunciare agli uomini Gesù Cristo e aiutarli a vivere la propria esistenza umana come l’ha vissuta Gesù Cristo. Per questo Gesù, inviando i suoi discepoli, domanda loro di portare agli uomini l’annuncio della pace e il dono della guarigione.» Mentre, «il fine della società civile spesso rimane incerto - e prova né è la fatica del vivere insieme - anche se dovrebbe configurarsi con ciò che viene definito il “bene comune”. Che cosa sia “bene comune” è difficile da concordare, ma certo - perché non resti una nozione formale e indeterminata - è tutto ciò che comprende la liberazione, la promozione, il progresso, la pace, la solidarietà, la convivenza tra gli uomini. E’ per questi valori che uomini e donne della nostra nazione non hanno esitato a sacrificare la propria vita, resistendo a ogni forma di dittatura, di violenza e di male nei momenti tragici della seconda guerra mondiale.»

«Il fatto che la comunità cristiana e la società civile si differenziano in modo radicale – è stato il passaggio successivo dell’omelia di don Ettore - non vuol dire che tra le due realtà ci sia estraneità e neppure opposizione. Ciò non è, ovviamente, possibile, per il semplice fatto che la Chiesa e la società civile non vivono in mondi diversi, ma abitano lo stesso mondo che, per un cristiano, è il mondo creato in Gesù Cristo e quindi orientato a lui. Ed è esattamente questo il messaggio che Gesù lascia ai suoi discepoli mentre li invia a portare il lieto annuncio “in ogni città e luogo dove stava per recarsi”.»

«Vivere una vita come l’ha vissuta Gesù Cristo è l’unico destino previsto da Dio per tutti gli uomini, perché a tutti gli uomini deve essere dato l’annuncio che “è vicino a voi il regno di Dio”» ha quindi aggiunto il prevosto, che poi ha così proseguito: «E in questo destino, che è implicito nella vita di tutti gli uomini e va quindi esplicitato - e questo è il compito della Chiesa - è compreso anche l’impegno a vivere per il “bene comune”, e in questo la società civile e la comunità cristiana possono lavorare insieme, favorendo nuovi rapporti nel vivere tra gli uomini. In questo lavoro comune è compresa anche la lotta e la resistenza contro ogni forma di male.»

Dopo aver brevemente commentato le letture proposte dalla liturgia del giorno, il prevosto ha invitato a pregare «per tutti coloro che hanno saputo resistere con la propria vita al male e agli orrori delle guerre, facendo convergere le proprie forze sui valori che stanno a fondamento della convivenza e del vivere civile tra gli uomini, sostenendo la dignità e la libertà di ogni persona», chiedendo, infine, al «Signore Risorto di rafforzare in noi e nella nostra nazione queste speranze.»

Cernusco sul Naviglio, 26 aprile 2016