“GESÙ SI PONE ACCANTO A NOI E CONDIVIDE FINO IN FONDO LA NOSTRA UMANITÀ”

Il dolore e il male ci interrogano profondamente sul senso della vita e anche sull’immagine stessa di Dio. A questi interrogativi Gesù non offre facili risposte, ma si pone accanto a noi e condivide fino in fondo la nostra umanità, illuminando ogni istante della nostra esistenza con la novità della sua persona. E’ questa vicinanza di Dio che oggi siamo chiamati a fare nostra e a trasmettere a tutti.

L’annuncio della risurrezione di Gesù che risuona per tutto il tempo pasquale è destinato a tutti gli uomini e in qualunque situazione essi si trovano. Per questo motivo siamo lieti, durante la celebrazione dell’Eucaristia, di accogliere Massiel e di ammetterla al cammino del catecumenato, perché possa ricevere il dono della fede, con il Battesimo, e diventare cristiana.

Che l’annuncio della risurrezione e, di conseguenza, il dono della fede, debba essere dato a tutti, ce lo ricorda la testimonianza di Paolo. Nella lettera ai Romani abbiamo ascoltato il suo desiderio di portare il vangelo a tutti, fino a Roma, nel cuore dell’impero. E nella conclusione del libro degli Atti, Luca ci racconta del compimento di questo suo desiderio, anche se in modo diverso dalle nostre aspettative: Paolo giunge a Roma e annuncia il vangelo, ma lo fa mentre è sotto scorta, agli arresti domiciliari. E’ questa una immagine molto confortante: colui che annuncia il vangelo, come Paolo, può anche essere tenuto in catene, ma non per questo la parola di Dio ferma la propria corsa. Anzi, spesso è proprio nella persecuzione che si rende manifesta in modo ancora più evidente la potenza della Parola. Del resto, è avvenuto così con la stessa persona di Gesù e la pagina evangelica di Giovanni – per certi versi un po’ oscura – ce ne dà testimonianza.

Gesù si trova in Gerusalemme, nella città santa, durante una delle grandi feste ebraiche, la festa delle Capanne. E, dopo aver dato speranza a una donna adultera, perdonando il suo peccato e liberandola dalle mani dei suoi accusatori, pronuncia queste parole. Lo fa mentre si trova nel tempio, proprio nella stanza del tesoro, quasi a richiamare a ciascuno di noi che dove deve sta il nostro cuore, il cuore di chi è credente: con lui, che è il nostro tesoro. Così facendo, si scontra con l’incredulità dei suoi avversari – gli scribi e i farisei – che, in quanto conoscitori e osservanti della Legge, avrebbero dovuto essere i primi a credere nella parola e nella rivelazione di Dio.

Gesù ci si pone di fronte con tutto il suo mistero, l’enigma della sua persona: anche noi non sappiamo da dove viene e neppure dove va, cioè non conosciamo a fondo la sua identità, così come ci sfugge il vero volto di Dio, in modo particolare quando vogliamo racchiuderlo nei nostri schemi rassicuranti. Eppure, proprio Gesù ci si presenta come “la luce del mondo”, quella che illumina il cammino di ogni uomo. Lo ha fatto anche all’inizio di questa liturgia, quando abbiamo tracciato il segno della croce sugli occhi della nuova catecumena Massiel e le abbiamo detto: “Ricevi il segno della croce sugli occhi per vedere lo splendore del volto di Dio”.

E’ proprio la capacità di vedere lo splendore del volto di Dio che ora vogliamo domandare al Signore. Lo chiediamo per Massiel, all’inizio del suo nuovo cammino, e anche per noi, che siamo cristiani “di vecchia data”. Lo chiediamo, in modo del tutto speciale, per coloro che, ancora oggi, nel nostro tempo, a causa della malvagità degli uomini, sono provati dalla sofferenza e dal dolore, spesso anche a motivo della propria fede.

Il dolore e il male ci interrogano profondamente sul senso della vita e anche sull’immagine stessa di Dio. A questi interrogativi Gesù non offre facili risposte, ma si pone accanto a noi e condivide fino in fondo la nostra umanità, illuminando ogni istante della nostra esistenza con la novità della sua persona. E’ questa vicinanza di Dio – sperimentata lungo tutta la storia della salvezza – che oggi siamo chiamati a fare nostra e a trasmettere a tutti, facendo appello alla coscienza e alla libertà di ciascuno. E’ ciò che ha fatto Gesù, davanti ai suoi contemporanei, ed è ciò che hanno fatto Paolo e tutti coloro che, da veri evangelizzatori, non si sono sostituiti al vangelo con le loro doti umane o la loro forza nei ragionamenti, ma hanno mantenuto fedeltà alla parola della croce e hanno sperimentata in prima persona nella propria vita che cosa significa lasciarsi illuminare dalla fede.

Chiediamo al Signore risorto, luce del mondo, che illumini il cammino di Massiel e il nostro cammino e ci renda compagni e amici di viaggio con tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, così da far scoprire a tutti la “giusta direzione” in cui andare, il tracciato che ha percorso lo stesso Gesù prima di noi, quello che lo ha condotto da Dio verso di noi e che ha poi riportato tutti noi alla piena comunione con Dio. È ciò che domandiamo al Signore nella nostra preghiera.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”

Per le letture della III Domenica di Pasqua, Atti 28,16-28, Romani 1,1-16b, Giovanni 8,12-19, cliccare qui .

Cernusco sul Naviglio, 10 aprile 2016