Venerdì 29 Marzo

IMPEGNIAMOCI PERCHÉ “IL NOSTRO PAESE SIA UN PAESE DOVE SI VIVE BENE PERCHÉ CI SI VUOLE BENE”

In occasione del 74° anniversario della Liberazione, il prevosto, presenti le autorità civili e militari, ha invitato a “guardare ai fratelli che hanno sacrificato la loro vita per il nostro Paese” e a “ribadire l’impegno a cercare e operare per il bene, a vivere e a costruire la pace. Dobbiamo sentire il saluto ‘Pace a voi!’ – rivolto da Gesù ai suoi discepoli - quasi come un imperativo per ciascuno di noi, per essere poi capaci, a nostra volta, di portarla agli altri.”

“Oggi siamo qui anche per ricordare un fatto straordinario, la fine della Seconda Guerra Mondiale, e in modo particolare vogliamo ricordare tutti coloro che a causa dei conflitti hanno perso la loro vita. Vogliamo anche dire, guardando a Gesù risorto, quanto sono assurdi l’odio e la violenza, quanto male si fa l’uomo procurandosi così tante tragedie”: così il prevosto, monsignor Luciano Capra, si è rivolto alle autorità civili – presenti il sindaco Ermanno Zacchetti e il vicesindaco Daniele Restelli – alle autorità militari, ai rappresentanti delle associazioni d’arma e di volontariato, ai fedeli riuniti per la Messa delle ore 9,00 in chiesa prepositurale. Celebrazione che ha aperto le odierne iniziative in ricordo del 74° anniversario della Liberazione.

“Abbiamo assistito in questi giorni all’uccisione in Sri Lanka dei nostri fratelli cristiani e anche di altre persone. L’odio e la violenza - ha poi proseguito il prevosto - hanno fatto moltissime vittime.” Gesù risorto ci ricorda che “Dio ha creato il bene e il bene genera pace, sempre! Mentre il male suscita l’arroganza, la prepotenza e la violenza.”

“Quando l’uomo si allontana da Dio – il monito di don Luciano - si ripiega su se stesso e cerca solo il proprio interesse, il proprio apparente bene. È così che nascono i totalitarismi, che purtroppo anche il nostro Paese ha sperimentato. Quanto tragiche sono queste dottrine che pretendono di assoggettare tutto!”

“Noi ancora una volta, nella luce di Cristo risorto, vogliamo dire quanto siano importanti la pace, il bene e la libertà”, ha aggiunto il prevosto, avvertendo però che “quando l’uomo pone fuori dalla sua porta e dalla società Dio, la società non può dirsi neppure più umana” perché “se ci allontaniamo dalla fede e non guardiamo a Dio, anche l’uomo passa in secondo piano. Non avendo più un Padre comune non si capisce perché dobbiamo dirci fratelli.”

“Guardando ai nostri fratelli che hanno sacrificato la loro vita per il nostro Paese – ha sottolineato il responsabile della nostra Comunità pastorale - vogliamo, per quanto compete a noi, ribadire il nostro impegno a cercare e operare per il bene, a vivere e a costruire la pace. Dobbiamo sentire il saluto ‘Pace a voi!’ – rivolto da Gesù ai suoi discepoli - quasi come un imperativo per ciascuno di noi, per essere poi capaci, a nostra volta, di portarla agli altri.”

“Chiediamo al signore di essere donne e uomini di pace. Chiediamo al Signore – l’invito di don Luciano - la forza di essere suoi discepoli anche in un mondo che mette da parte la fede. È questa l’ora della testimonianza forte, coerente, capace di dire che Dio è la risposta ai bisogni dell’uomo.”

“Siamo chiamati a vivere insieme – è stata la conclusione del prevosto – ma chiediamo al Signore e impegniamoci perché possa essere un vivere insieme gioioso. Cerchiamo di fare in modo che la società, il nostro Paese, sia un Paese dove si vive bene perché ci si vuole bene.”

Al termine della celebrazione, si è formato il corteo, accompagnato dalla Banda de Cernusc, che ha attraversato il centro della città per fermarsi poi in Piazza Matteotti, davanti a Palazzo Tizzoni, luogo in cui i militari tedeschi di stanza in città si arresero, e per deporre corone di alloro al monumento ai caduti in Piazza Martiri della Libertà e alla stese di Largo Riboldi-Mattavelli.

Cernusco sul Naviglio, 25 aprile 2019