FIERA DI SAN GIUSEPPE, NON SOLO GIOSTRE E BANCARELLE

“Percorsi di pensieri costruttivi” possono trovare spazio e motivo di riflessione anche in giornate di festa, come lo sono quelle di questo fine settimana. Tutti siamo chiamati a essere presenza attiva, costruttiva e corresponsabile della convivenza sociale e del futuro della nostra città. Il programma completo della Fiera 2019.

Nei giorni della Fiera di San Giuseppe la nostra città si riempie di gente e, allora, diventa bello camminare per le vie e le piazze, incontrare e salutare le persone, entrare in un negozio o sostare davanti a una bancarella per acquistare qualcosa o semplicemente per curiosare, scoprire i progetti che l’amministrazione comunale ha in cantiere per i prossimi mesi, per rendere sempre più attraente il nostro territorio, ammirare la capacità di impegno delle associazioni di volontariato, con proposte che raggiungono i diversi bisogni dei Cernuschesi, e dei gruppi sportivi, che uniscono all’attività fisica una preziosa azione educativa. E molto altro ancora si può scoprire in questi giorni di Fiera, in un cammino che non può non guardare anche al futuro della nostra città. Alcune importanti indicazioni al riguardo le ha suggerite di recente il nostro arcivescovo, monsignor Mario Delpini nel discorso pronunciato davanti al consiglio comunale di Milano, lo scorso 11 febbraio. Indicazioni valide non solo per il capoluogo, ma anche per realtà locali più piccole, come la nostra.

Una città, una comunità, può guardare con fiducia al futuro se i suoi cittadini sono capaci di un “linguaggio comune”, “condizione del pensiero costruttivo”. “Un pensiero che renda vivo il dialogo, audace e lungimirante la progettualità, rispettoso il confronto tra le diverse posizioni e i diversi punti di vista, corretta la sfida per conquistarsi il consenso dei cittadini”, sul presupposto “di avere come punti di riferimento condivisi alcuni valori, di praticare come procedure comuni alcune regole di comportamento” e “nella legittimità delle diverse anime che abitano la città”.

“Una nozione condivisa di bene comune” – per monsignor Delpini - è “tra i fattori determinanti del ‘linguaggio comune’”. Bene comune “inteso come il convivere sereno e solidale dei cittadini”, capace quindi di promuoverne “l’appartenenza consapevole alla comunità cittadina.”

“Il tema della centralità della famiglia” è un altro fattore determinante del “linguaggio comune”, a parere dell’Arcivescovo: perché la famiglia è una “risorsa determinante per favorire il convivere sereno e solidale. La considerazione della famiglia e la sua centralità per il benessere della città si scontra con la tendenza diffusa a dare enfasi ai diritti individuali, nel costume, nella mentalità e nella legislazione nazionale come nelle delibere comunali. A me sembra però che sia ragionevole, in vista della promozione del bene comune, che si promuova la famiglia come forma stabile di convivenza, di responsabilità degli uni per gli altri, di luogo generativo di futuro.”

“Il preoccupante calo demografico, la desolata solitudine degli anziani, i fenomeni allarmanti della dispersione scolastica, delle dipendenze in giovanissima età, dell’indifferenza individualistica devono dare molto da pensare a chi ha a cuore il bene comune.” L’Arcivescovo è convinto che “le problematiche nominate e anche altre connesse suggeriscono che la famiglia è la risorsa determinante, è la cellula vivente … certo la famiglia non da sola”, ma con il sostegno delle istituzioni e l’impegno anche della Chiesa.

Larte del buon vicinato” è il primo percorso dipensiero costruttivo”, che a parere del nostro Arcivescovo, si deve accompagnare a un “linguaggio comune”. L’arte del buon vicinato “è un percorso che invita e responsabilizza tutti i cittadini e tutti gli abitanti che convivono nella città e che propone l’atteggiamento della cittadinanza attiva, vigile, intraprendente. Il buon vicinato, infatti, non si può decidere con una delibera comunale eppure non si deve neppure lasciare alla buona volontà dei singoli. Si tratta di una promozione culturale che grazie alla mediazione di molte presenze territoriali diffonde un modo di intendere il vicino, i vicini di casa come potenziali alleati e non come potenziali minacce.”

“Il secondo percorso si può riassumere nell’alleanza delle istituzioni, “intesa come uno stile di rapporti, di incontri, di confronto che diventa il contesto favorevole a rispondere alle domande imposte dal presente e dal futuro. Tali domande sono domande di orizzonte e di prospettiva: che cosa intendiamo per ‘città’? Come descriverne il ‘funzionamento’, le sue dinamiche interne, le pressioni e i condizionamenti del contesto nazionale, europeo, planetario? Quale città vorremmo costruire? Quali risorse abbiamo per dare un volto desiderabile alla città?”

“Ma le domande sorgono anche dalla ‘cronaca spicciola’: quali sono le risorse? Quali sono le presenze promettenti? Quali le presenze preoccupanti? Quali i servizi necessari? Quali i luoghi di promozione dell’incontro, del ‘buon vicinato’? Quali le problematiche più acute e da affrontare con urgenza?”

Domande che attendono risposte da tutti, perché ognuno, nessuno escluso, si deve sentire presenza attiva, costruttiva e corresponsabile della convivenza sociale e del futuro della nostra città. Buona Fiera di San Giuseppe 2019!

Carlo & Ambrogio

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Cernusco sul Naviglio, 15 marzo 2019