VEGLIA PASQUALE: "CRISTO RISORTO E´ LA NOSTRA VITA"

“Pasqua non ci fa piegare su noi stessi, sul nostro egoismo, sulla nostra sfiducia – ha detto il prevosto, don Luciano - ma ci fa guardare a Cristo, che ci prende, ci fa rialzare e ci ridona la vita. Cristo risorto è la nostra vita.”


La solenne veglia pasquale, nella tarda serata del sabato santo, è stata preceduta, sul sagrato della chiesa prepositurale, dalla benedizione del fuoco, a ricordarci che siamo chiamati a far risplendere “su di noi lo splendore di Cristo, vera luce del mondo” e a “camminare sulla strada della vita come figli della luce “ verso il regno eterno. Dal nuovo fuoco si è poi attinto per accendere il cero pasquale, i cantari e tutte le candele. L’interno della chiesa, prima in penombra, si è completamento illuminato.

Il prevosto, don Luciano, che ha presieduto la concelebrazione, ha poi dato inizio alla veglia con Il canto del preconio pasquale. Un antico canto “che in forma di grande poema lirico proclama tutto il mistero pasquale inserito nell’economia della salvezza” e in cui si ricorda che Cristo, nostro agnello pasquale, viene immolato per noi. Il suo corpo è nutrimento vitale, il suo sangue è inebriante bevanda; l'unico sangue che non contamina, ma dona salvezza immortale a chi lo riceve”. Veglia proseguita quindi con sei letture dall’Antico Testamento, con le quali è stata proposta una catechesi sul mistero pasquale, radicato nella Pasqua d’Israele e riproposto dalla Pasqua della Chiesa. Terminate le letture, il prevosto ha dato - per tre volte e con tono sempre più alto - l’annuncio della risurrezione, a cui ha fatto seguito il suono festoso delle campane e dell’organo. Sono seguite altre letture dal Nuovo Testamento e poi l’omelia.

«In questa notte santa – ha esordito don Luciano - la luce di Cristo ha squarciato le tenebre della notte, di ogni notte, in particolare della notte tragica che ciascun uomo vive nella propria vita, che è il dramma della morte. In questa notte santa, come è avvenuto il passaggio dalla schiavitù alla libertà, così per il cristiano accade la più grande liberazione: dal peccato alla vita. Cristo è vita. perché Dio è vita. Chi incontra Gesù non può fare altro che incontrare la vita. Ecco perché noi battezziamo subito i bambini. Con il Battesimo inizia questa storia straordinaria di vita, che non muore più, perché la morte non ha più l’ultima parola. Questo avviene grazie a Gesù che ha vissuto come noi tutta la nostra vita, sino alla morte, entrando nel sepolcro, ma ritornando poi alla vita e portando su di sé tutta l’umanità.»

«Il vero peccato dell’uomo – ha ammonito il prevosto - non sono i singoli peccati morali ma il peccato di Adamo, cioè l’autosufficienza: quello di credere di poter fare a meno di Dio. E noi oggi respiriamo quest’aria, che ci fa credere che si possa vivere senza Dio. Ma una vita senza Dio è una vita priva di senso.»

«Con la risurrezione di Gesù ritroviamo quella fiducia che al venerdì santo avevamo un po’ perso», ha proseguito don Luciano, ricordando che «inevitabilmente nella nostra vita siamo chiamati ad attraversare il dolore, come è avvenuto per Gesù. Lui però ci ha detto che anche da questo momento si può uscire consegnandoci a Dio. Ecco allora cos’è la vita: credere che Dio è il senso ultimo della mia vita.»

«In questo progetto noi entriamo con il Battesimo. La vita diventa così tempo di pace, di gioia, nonostante il dolore che dobbiamo attraversare. Questa è la grandezza del cristiano, questo è l’annuncio della risurrezione. La Pasqua non ci fa piegare su noi stessi, sul nostro egoismo, sulla nostra sfiducia, ma ci fa guardare a Cristo, che ci prende, ci fa rialzare e ci ridona la vita. Cristo risorto è la nostra vita.»

La Veglia è poi proseguita con il Battesimo del piccolo Giuseppe e la preghiera eucaristica e con i numerosi canti proposti dalla corale, ritornata nelal sua collocazione originaria, accompagnati nuovamente dal restauro organo.


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Cernusco sul Naviglio, 21 aprile 2019