ALL’AGORÀ: “CHIAMATEMI FRANCESCO”, IL FILM SULLA VITA DI BERGOGLIO IN ARGENTINA

Da sabato 5 dicembre è in proiezione al cinema di via Marcelline il film che racconta la vita di Jorge Mario Bergoglio sino alla sua elezione a Pontefice, il 13 marzo 2013. Il regista: “Quando si narra la storia di un giovane che ha un sogno e che alla fine della sua vita (lo realizza), ma dalla posizione più alta possibile, è un bell’incoraggiamento a credere in se stessi e in idee di alto profilo e positive”.

Sono più di 120 le Sale della comunità dell’Associazione cattolica esercenti cinema (Acec) – tra le quali anche il cinema-teatro Agorà della nostra città - in cui, in questi giorni, si sta proiettando “Chiamatemi Francesco”, il film di Daniele Luchetti dedicato alla vita di Bergoglio. “Girato in gran parte in Argentina – si legge in una nota dell’Acec – il film racconta la Chiesa necessaria anche oggi per Francesco: una comunità che si fa carico, rischiando tutto, delle povertà, dei disagi e delle ingiustizie che abitano la storia di ogni popolo”.


Il manifesto che annuncia la proiezione del film in 120 “Sale della comunità” (foto Agenzia SIR)

“Come Sale della comunità – ha affermato Arianna Prevedello, vicepresidente nazionale dell’Acec – proviamo un sentimento di riconoscenza per l’opera che Daniele Luchetti (il regista, ndr) ci consegna”. “Chiamatemi Francesco” per Prevedello, “può essere accostato da un pubblico abituato a gusti e generi cinematografici molto diversi e soprattutto ci da modo di raccontare sul nostro grande schermo la guida della Chiesa che giorno per giorno ci lascia increduli per il coraggio e la speranza che sa indurre in milioni di persone. Le nostre sale faranno il possibile per diffondere tutto il bene che il film sa sprigionare”.


La conferenza stampa di presentazione del film “Chiamatemi Francesco”
(Roma, 26 novembre 2015 – foto Agenzia SIR)

Il regista Daniele Luchetti ha risposto così all’Agenzia SIR, che gli ha chiesto quale idea si fosse fatto di Papa Bergoglio: «All’inizio mi colpiva questa capacità di andare dritto al centro delle cose, come quando ha detto: ‘Chi sono io per giudicare la persona omosessuale?’. La sua capacità di andare al cuore di un problema in maniera così precisa è come una freccia che si conficca nel cuore. Mi colpisce anche il suo coraggio: è stato ed è anche ora un uomo così coraggioso. Nel film Bergoglio appare certamente un uomo di grande azione, forse meno di spiritualità… Io ho descritto la parte visibile di Bergoglio, che un po’ tutti mi hanno raccontato: era un gesuita dinamico, che passava all’azione anche con una certa capacità di scegliere la cosa giusta. C’è una dimensione spirituale molto forte, alla quale non mi sono accostato anche per rispetto. Io non sono credente: preferisco credere nelle cose che vedo. Ho scelto di rimanere sul Bergoglio più ‘politico’ perché sicuramente era quello più visibile. Orson Welles diceva che non si possono filmare le persone che fanno l’amore e le persone che pregano. E se non ci riusciva un maestro come lui…”.

Papa Francesco è spiegato raccontando il giovane Bergoglio perché, a parere del regista, «il momento della gioventù mi è sembrato interessante perché c’era chi ci raccontava di questo giovane preoccupato e con una certa baldanza. A soli 37 anni diventa provinciale dei gesuiti, poi lo perde questo incarico e comincia un po’ daccapo. Trovo affascinante anche il suo fare un passo indietro rispetto a questa baldanza, tornare sulla preghiera. Visto che non volevo rappresentare la preghiera, ho raccontato la messa in opera della preghiera, che è anche l’assistenza ai poveri”.

Il film si rivolge “a un vasto pubblico. Anche la scelta di mettere una voce fuori campo, che va verso il pubblico in maniera un po’ convenzionale, nasce dalla volontà di rivolgermi a un pubblico largo, che non conosce la storia dell’Argentina. Mi piacerebbe che questo film fosse considerato come un grande racconto popolare. Quando poi si narra la storia di un giovane che ha un sogno e che alla fine della sua vita, dopo mille prove e inferni attraverso i quali passa, riesce a fare quello che desiderava da ragazzo, ma dalla posizione più alta possibile, è un bell’incoraggiamento a credere in se stessi e in idee di alto profilo e positive”.

«Seppure con diversi limiti – ha scritto Stefania Falasca, una giornalista che conosce molto bene Papa Francesco, su Avvenire del 27 novembre scorso - il racconto ha il merito di non aver ceduto rovinosamente alla fin troppo facile retorica. Non era del resto facile schi­vare i cliché celebrativi e della mitizzazione della sua figura, non raccontarne da turisti della storia il complesso contesto storico e sociale vissuto, e neppure comprendere le pieghe e i risvolti degli infer­ni e delle speranze attraversate che hanno portato alla maturazione una vocazione al servizio di Dio e del prossimo senza scivolare in agiografiche ba­nalizzazioni.»

Il film è in programmazione al cinema Agorà sabato 5 (ore 21,00), domenica 6 (ore 15,30 e ore 21,00), lunedì 7 dicembre (ore 21,00) e martedì 8 dicembre (ore 15,30 e ore 21,00); poi ancora sabato 12 (ore 21,00), domenica 13 (ore 15,30 e ore 21,00) e lunedì 14 dicembre (ore 21,00).

Cernusco sul Naviglio, 4 dicembre 2015