DON LUCIANO: “LA VITA È UN GRANDE DONO”

“La vita è sacra perché ce l’ha data Dio e chi mette le mani sulla vita sarà chiamato a renderne conto”. “Il rispetto della vita è per qualunque età! Invece, viviamo in una società che elimina chi non è bello ed efficiente”: sono alcune riflessioni proposte dal prevosto in occasione della 41ª Giornata per la vita, che in tutte le diocesi italiane è stata celebrata domenica 3 febbraio. Don Luciano ha poi ricordato che un giorno saremo chiamati a rispondere anche a questa domanda: “Dov’è tuo fratello?”

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“L’esistenza è un’avventura meravigliosa perché nella nostra fede sappiamo che in Cristo la nostra vita non è un pugno di anni, più o meno lunghi, ma ha un inizio in Dio e a lui fa ritorno” così il prevosto, don Luciano Capra, ha introdotto la sua riflessione, durante la Messa delle ore 9,30 in chiesa prepositurale, sulla 41ª Giornata per la vita, che in tutte le diocesi italiane è stata celebrata ieri, domenica 3 febbraio. Poi ha spiegato che “nel Battesimo riceviamo la stessa vita di Dio, che è eterna e che la morte non cancella, ma grazie alla risurrezione di Gesù ci è restituita in tutta la sua pienezza e bellezza.”

“Ecco perché questo dono va custodito e va donato. La tragedia della nostra Europa – ha denunciato il prevosto – è che sta morendo, perché non genera più la vita.” Quindi la denuncia di una drammatica realtà: “La nuova Europa sapete qual è? Quella sottoterra: sei milioni di bambini non nati! Ecco dov’è la nuova Europa.” I dati dell’ultimo rapporto compilato dagli esperti del Dipartimento di salute riproduttiva dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) indica, su 182 Paesi, per gli anni compresi fra il 2010 e il 2014, un totale di quasi 56 milioni di aborti, di cui 4 milioni 290mila interventi l’anno per la sola Europa. Questi dati sono però riferiti alle sole interruzioni di gravidanza legali.

Don Luciano ha anche richiamato quanto detto da Papa Francesco ai giornalisti durante il recente viaggio di ritorno da Panama: “voglio dire una cosa che ho detto quando sono tornato dalla Colombia, parlando dell’esperienza di Cartagena e di altre città, una cosa che noi in Europa non vediamo: qual è l’orgoglio, in questo caso dei panamensi? Ti alzano i bambini e ti dicono: ‘Questa è la mia vittoria, questo è il mio futuro, questo è il mio orgoglio!’. Questo, nell’inverno demografico che noi stiamo vivendo in Europa – in Italia sotto zero – ci deve fare pensare: qual è il mio orgoglio? Il turismo, la villa, il cagnolino, o alzare un figlio?”

“Dove sta andando l’Europa, che non genera più? O quando genera la vita la seleziona, perché non è degna di nascere” ha aggiunto don Luciano, con un’amara evidenza: “Oggi non nascono più bambini disabili” perché si ha paura di accoglierli, ci si domanda: “Come si fa? È mentalità di oggi, anche nostra.” Subito dopo, il severo ammonimento del prevosto: “Il disabile chiede di essere aiutato a vivere e non di essere eliminato. La vita è sacra perché ce l’ha data Dio e chi mette le mani sulla vita sarà chiamato a renderne conto.” E ancora: “Il rispetto della vita è per qualunque età! Invece, viviamo in una società che elimina chi non è bello ed efficiente. Questo è un attentato alla vita.” Purtroppo “viviamo in una società dove la vita è considerata zero: non vale niente o vale solo se produce.”

Il prevosto ha poi raccomandato “la vicinanza alle persone anziane”, anche quando, per necessità di una migliore assistenza, sono ricoverate in una casa di riposo. Ci sono “persone che vanno a trovare i loro cari tutti giorni” e questo “è notevole, è bello”.

“Come cristiani abbiamo il dovere di ritornare a considerare il grande valore della vita, questo grande dono che ci è stato fatto, per noi e per chi ci è stato affidato”. Prima di concludere l’omelia, don Luciano ha ricordato che un giorno saremo chiamati a rispondere anche a questa domanda: “Dov’è tuo fratello?” Una domanda che ci ricorda di aver “cura dell’altro”.

Cernusco sul Naviglio, 4 febbraio 2019