Giovedì 28 Marzo

“ANCHE PER NOI, COME PER I MAGI, PRIMA O POI C’È UNA STELLA CHE CI ILLUMINA”

Il prevosto della città, monsignor Luciano Capra, nella festa dell’Epifania, ha ricordato che “anche se ci troviamo in situazioni difficili, di scoraggiamento, di tradimento, di dolore, di fatica, c’è una stella che illumina la nostra esistenza. Dobbiamo però riconoscerla, dobbiamo chiedere questa luce capace di infiammarci, per mettere così la nostra vita nelle mani di un Altro, nelle mani di Dio.”

“Nell’Epifania siamo chiamati ancora una volta a contemplare il mistero della nascita di Gesù con uno sguardo universale. Perché con questo fatto, che la tradizione ci tramanda - la visita dei magi a Gesù, Maria e Giuseppe – Matteo vuole aprire l’orizzonte di Israele. Questo Bambino, che è Dio, che si incarna non viene solo per alcuni, ma desidera abbracciare il mondo intero. Spesso però il mondo lo rifiuta, perché cerca altre luci, altre stelle”: con queste parole il prevosto della città e responsabile della nostra Comunità pastorale, monsignor Luciano Capra, ha aperto la sua omelia della Messa solenne, nella festa dell’Epifania, delle ore 9,30 in chiesa prepositurale.

“I magi hanno seguito, durante il loro cammino, la stella cometa e sono arrivati a Betlemme. Lasciandosi guidare dalla sua luce – ha aggiunto don Luciano - arrivarono a compiere il gesto più alto che nella fede uno può compiere, quello di prostrarsi e adorare. Per loro, non era certo lo scopo dei doni quello più importante, ma quello dell’adorazione: inginocchiarsi davanti a Gesù. Non ci si inginocchia davanti ad altri, perché significherebbe mettere la nostra vita nelle loro mani.”

“Noi un po’ troppo facilmente sentiamo usare questo verbo ‘adorare’. Nella Bibbia questo verbo – ha spiegato il prevosto – è usato solo ed esclusivamente per Dio. Perché il gesto dell’adorazione indica la consegna della propria vita: ‘è tua, ti appartiene, ecco perché io ti adoro, ti venero’. E questo possiamo farlo solo nei confronti di Dio. È molto pericoloso farlo nei confronti delle cose e degli uomini, perché ci riducono in schiavitù.”

“I magi riconoscono nel Bambino qualcuno che li ha mossi dalle loro case e dai loro paesi per venire ad adorarlo. Nella nostra vita – è la certezza espressa da don Luciano - prima o poi c’è una stella che ci chiama e ci illumina. Anche se ci troviamo magari in situazioni difficili, di scoraggiamento, di tradimento, di dolore, di fatica, c’è una stella che illumina la nostra esistenza. Dobbiamo però riconoscerla, dobbiamo chiedere questa luce capace di infiammarci, per mettere così la nostra vita nelle mani di un Altro, nelle mani di Dio.”

“Noi oggi chiediamo di seguire questa stella, questa luce interiore – ha esortato il responsabile della nostra Comunità - che ci chiama ad adorare Gesù, che ci chiama a mettere davanti a lui la nostra vita: tutto quello che è nella fragilità, nelle cose belle e meno belle, nelle gioie e nelle fatiche.”

Il prevosto ha poi ricordato che “un popolo orante, proveniente anche da altri paesi, in tutte le stagioni, si sta alternando davanti all’Eucaristia” da un anno esatto, avendo iniziato con l’Epifania 2018, nella nostra Comunità pastorale l’adorazione eucaristica perpetua. Quindi ha aggiunto: “questo Cristo che ci chiama ad adorarlo è linfa vitale per la nostra esperienza di Chiesa e di fede, perché noi siamo il corpo di Cristo, mentre l’Eucaristia è la parte sacramentale di questo corpo della Chiesa che siamo noi. Se questo corpo non è fondato sulla Parola e sull’Eucaristia ha le gambe di argilla e prima o poi cade.”

“In questa festa dell’Epifania – ha concluso don Luciano - chiediamo a Gesù di essere capaci di rispondere alla sua chiamata, che ci invita ad adorarlo, di lasciarci interpellare da lui e di far risplendere in noi la sua luce. Luce per la nostra vita e per la vita di ogni uomo.”

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Cernusco sul Naviglio, 7 gennaio 2019