PADRE EMILIO: “AIUTATEMI! IN BANGLADESH CI SONO TANTI POVERI”
Dopo circa quattro mesi di permanenza tra noi, padre Spinelli, missionario del Pime, ritorna nella sua missione di Bhutahara “per essere un segno di speranza, per mostrare che Dio è padre di tutti, per accogliere tutti coloro che hanno bisogno di aiuto.”
Padre Emilio Spinelli
“Il prossimo 14 settembre riparto, ancora una volta, per il Bangladesh, dopo 42 anni dal primo viaggio. Ma, in modo particolare questa volta, mi sono chiesto: come 42 anni fa? Com’è successo? Com’è stato possibile? Mi sembrava di essere partito per la prima volte solo poche settimane fa!”. Così padre Emilio Spinelli ha esordito nel saluto che ha rivolto, domenica 9 settembre, alle ore 9,30, in chiesa prepositurale ai Cernuschesi presenti alla Messa. Non c’è quasi nulla da aggiungere alle parole del missionario cernuschese. Lasciamo, quindi, che sia lui a raccontare e raccontarsi.
“Si parte pieni di entusiasmi e di grande idee. Convinti di essere le persone giuste per cambiare le cose, per portare solidarietà e amicizia, per costruire una società nuova. Si va pieni di saccenza e un po’ da farisei, pronti a vedere tutti gli sbagli che fanno loro.” E, invece, “più che dare consigli, in Bangladesh occorre fare fatica.”
“Guardate una cartina geografica e capirete perché in questo Paese le inondazioni sono frequenti. È una terra bellissima, verdissima, che raccoglie le acque provenienti dall’Himalaya, dal Tibet, dall’India, dal Brahmaputra e dal grande delta. I fiumi sono una benedizione per il Bangladesh, perchè portano acqua, pesce e possibilità di navigare. Visto dall’alto tutto questo è bellissimo, ma con l’acqua arriva anche la provvisorietà e quel sapersi adattare alle alluvioni e ai cicloni.”
“Eppure la popolazione ha la capacità di vivere in un Paese così: le campagne si allagano, tutto viene sommerso, le case si sciolgono nell’acqua, perché fatte di fango, ma dopo tutto questo la gente è pronta nuovamente a pescare, per vendere il pesce e ricominciare così una nuova vita. In Bangladesh si impara a non lamentarsi.”
“Si impara anche a saper vedere le tante cose belle che ci sono, perché lo Spirito è vivo anche lì, in mezzo ai mussulmani, agli animisti: nell’amore delle mamme verso i propri figli, anche quando sono numerosi; nell’ospitalità che sanno vivere anche nelle condizioni più dure, con un sorriso, contenti e gioiosi di poter accogliere un ospite anche se fuori tempo. Si impara a vedere nella loro povertà, un grande amore: il Signore che è presente. Più che insegnare, da loro impari a condividere.”
“A chi mi chiede se è pericoloso vivere in Bangladesh rispondo: certo che è pericoloso! Ma tu sei lì come testimone, pulito, credibile, per chi è cristiano, ma anche per chi lo vuole diventare, per i mussulmani, per tutti. Si è un segno di speranza, per mostrare che Dio è padre per tutti. Pronti ad accogliere tutti: poveri, ammalati, orfani, senza distinzione di fede.”
“Noi missionari, tra la nostra gente, siamo innanzitutto testimoni e operatori di carità: aiutiamo le mamme che non hanno mezzi per sostenere i loro figli, gli ammalati che hanno bisogno di essere ricoverati, i giovani che desiderano studiare ma non hanno mezzi … Sono questi nostri piccoli e numerosi gesti di carità che danno speranza.”
“Adesso riparto per il Bangladesh. Noi missionari siamo lì a testimoniare l’amore di Cristo. Non possiamo essere solo spettatori della miseria e della sofferenza. Ci è chiesto di essere gente che si sporca le mani per dare speranza. Chi vive vicino alla missione sa che quando non ha più nessuno a cui rivolgersi, c’è sempre un missionario e delle suore pronte ad aiutarlo. E questo possiamo farlo grazie al vostro aiuto e alle tante piccole gocce che ci sostengono. Ogni settimana nella missione preghiamo per ‘gli amici di Cernusco’. Aiutatemi! In modo da accogliere e sostenere tutti quelli che si rivolgono a noi, così che, uscendo dalla nostra missione, possano essere contenti e pieni di speranza, guariti nel corpo e soprattutto nello spirito.”
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Cernusco sul Naviglio, 10 settembre 2018