Giovedì 28 Marzo

DON LUCIANO: “CHIEDIAMO IL DONO DI UNA FEDE GRANDE, CAPACE DI AVERE LO SGUARDO DI DIO”

È quanto ha chiesto il responsabile della nostra Comunità pastorale, monsignor Luciano Capra, al termine dell’omelia della solenne concelebrazione che ha presieduto per ringraziare il Signore per i suoi trent’anni di Messa. “Ancora oggi il prete è cercato perché è prete. Perché ci parla di Dio. Ma uno per parlare di Dio deve prima parlare con Dio, altrimenti parla a vanvera. Pregate per i vostri preti, amate i vostri preti, ma siate anche esigenti con loro.”


Concelebrazione per il 30° di sacerdozio di monsignor Luciano Capra
(foto: M. Ravanelli)

Con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Luciano Capra - domenica 3 giugno, alle ore 17,30 in chiesa prepositurale - la nostra Comunità pastorale ha ricordato il suo 30° di ordinazione sacerdotale. A concelebrare con il responsabile delle nostre tre parrocchie cittadine c’erano tutti i sacerdoti che esercitano il loro ministero in città, ad eccezione di don Renato, e padre Emilio Spinelli da poco tornato dal Bangladesh. Tutto nella nostra chiesa sottolineava la solennità del momento, dai canti agli addobbi, dai numerosi chierichetti agli abiti liturgici, dal suono festoso delle campane ai commenti liturgici. Ci si poteva forse attendere una maggiore partecipazione dei fedeli, anche se a volte è difficile apprezzarne la presenza in una chiesa così grande come la nostra.


Concelebrazione per il 30° di sacerdozio di monsignor Luciano Capra

Don Luciano, all’omelia, ha invitato, innanzitutto a pregare personalmente e coralmente per tutti i sacerdoti della nostra comunità pastorale che in questo mese ricordano il loro anniversario di ordinazione. Poi ha parlato delle difficoltà che un prete può incontrare nel suo ministero per, infine, concludere che è bello fare il prete.

“È difficile fare il prete – ha spiegato don Luciano - perché, dopo l’entusiasmo dei primi anni di sacerdozio, cominciano le difficoltà, i rifiuti, le prove della vita, che pongono il sacerdote di fronte a un senso di inadeguatezza” fino ad arrivare ad avere, come i grandi profeti, il dubbio “di aver sbagliato tutto. E allora la tentazione è quella di tornare indietro”. Si può giungere così anche “a sperimentare la solitudine, non tanto delle persone, ma quella di Dio”. In questa circostanza, il sacerdote è preso da “un senso di grande prova”, si trova nella stessa situazione che hanno vissuto i discepoli, che a un certo punto spariscono tutti e lasciano solo Gesù. Se un prete reagisce ripiegandosi “su se stesso”, non lasciandosi più costruire dal Signore, “ma ci facciamo da soli, ci identifichiamo con il nostro ruolo, con il pezzo di terra che ci è stato dato” il rischio è quasi sicuramente quello di percorrere la strada che “porta alla cardiosclerosi”, che rende “incapaci di comunicare la bellezza di Dio”.


Concelebrazione per il 30° di sacerdozio di monsignor Luciano Capra

“Ma questo difficoltà si può superare. Occorre fare in modo – ha proseguito il prevosto - che l’aridità spirituale non prenda il sopravvento, al punto da farsi costruire da sé anziché da Dio. E per lasciarsi costruire da Dio bisogna abbandonarsi a Lui, bisogna fidarsi di Lui, perché se Lui ti ha chiamato, Lui ti conduce certamente. Noi dobbiamo stare dietro a Gesù e non davanti.” Se si imbocca questa strada si capisce “perché è bello fare il prete, perché si sperimenta lo stupore, perché nonostante la tua fragilità, i tuoi limiti, Dio attraverso di te fa cose grandi. Perché Lui è così umile da venirci dentro e noi ci accorgiamo che Dio in Gesù, nella Chiesa, ci supera sempre e stravolge la nostra vita.” Questa “è anche una sfida perché nonostante tutto, nonostante la prova, vedi la bellezza di Dio che agisce in te.”


Concelebrazione per il 30° di sacerdozio di monsignor Luciano Capra

“Nel mio ministero ho visto la bellezza di Dio – ha aggiunto don Luciano - che costantemente si rivela nelle cose piccole di ogni giorno, nelle fatiche piccole e grandi. È così che puoi scoprire la bellezza e la grandezza del sacerdozio.” Poi il responsabile della nostra comunità pastorale ha evidenziato che “il sacerdote è ponte tra Dio e l’uomo. Quando un prete smette di essere ‘ponte’ smette di essere prete.” Quindi, l’invito ai fedeli a “chiedere preti che ci facciano vedere Dio, che ci indichino la strada del cielo, la strada di Dio.”

“In una società come l’attuale, che sembra distratta e vuota – ha osservato ancora il prevosto - il prete è cercato ancora perché è prete. Perché ci parla di Dio. Ma uno per parlare di Dio deve prima parlare con Dio, altrimenti parla a vanvera.” Da don Luciano è quindi arrivato l’appello a “pregare per i vostri preti, amate i vostri preti, ma siate anche esigenti con loro.”


Concelebrazione per il 30° di sacerdozio di monsignor Luciano Capra

“Qualche volta i preti si spengono e si inaridiscono – è stata la conclusione di don Luciano - perché a loro non viene più chiesto di essere uomini di Dio. Io ringrazio il Signore per il dono del sacerdozio, che non capirò sino in fondo se non quando sarò in Paradiso, e per le comunità che mi ha dato, anche per questa di Cernusco. Chiediamo il dono di una fede grande capace di avere lo sguardo di Dio, sulle persone, sul mondo e sulla Chiesa.”

Prima della conclusione della solenne concelebrazione, don David ha ricordato la sua intervista al nostro arcivescovo emerito, cardinale Angelo Scola, che traccia un ritratto inedito di don Luciano, suo segretario per sei anni, pubblicata su ‘Voce Amica’ di giugno, ma che è possibile ascoltare:

Cernusco sul Naviglio, 4 giugno 2018