“FARE DELLA PROPRIA VITA UN DONO”

Dall’arcivescovo di Milano è venuto l’invito a vivere l’unità della Chiesa, ognuno con i propri carismi, amando con uno stile capace di rendere presente al mondo l’amore di Cristo.

Nella solennità in cui si è ricordato san Carlo Borromeo, il suo attuale successore, monsignor Mario Delpini, ha presieduto il pontificale in Duomo – sabato 4 novembre - e ha conferito l’ordinazione ai candidati al diaconato permanente.

Dal Vangelo di Giovanni nel brano del “Buon Pastore”, nasce la riflessione che monsignor Delpini propone all’assemblea, dopo la presentazione degli ordinandi. Contro il lupo che assale le pecore, difese dal pastore buono, chiara metafora di tanti mali del presente, tre le indicazioni proposte dall’arcivescovo.

La prima: «chi ha ricevuto la grazia è chiamato a fare della sua vita un dono, un servizio fino al sacrificio». Anche perché l’esistenza vissuta in un’altra logica, non è vera vita. «Che vita è quella del mercenario, quello che serve finché ci sono vantaggi e non ci sono pericoli? La vita che merita di essere vissuta è la vita donata: non c’è altra possibilità di avere stima di sé, di vivere con la fierezza di non vivere invano se la vita è trattenuta, se diventa un esercizio di egoismo e di egocentrismo».


Poi, la coerenza del comportamento di chi si fa avanti per mettere in pratica il comandamento dell’amore che chiede di «rendersi, a propria volta, amabili».

In terzo luogo, l’atteggiamento di docilità all’opera di Dio, verso il quale può dare un aiuto fondamentale la vita familiare e la comunità «con le sue attese e, talora, le sue pretese ponendo domande al nostro modo di essere diaconi, preti o vescovi».



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Cernusco sul Naviglio, 6 novembre 2017