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Giovedì 18 Aprile

“SINDACI, SIATE VICINI ALLA GENTE”

Francesco, ricevendo una delegazione di sindaci italiani, ha idealmente disegnato una città che dia a ciascuno, immigrati compresi, “la possibilità di realizzare se stesso e la propria famiglia e di aprirsi alla comunione con gli altri”. Ha raccomandato ai primi cittadini di essere vicini al popolo, di “avere la virtù della prudenza per governare, ma anche la virtù del coraggio per andare avanti e la virtù della tenerezza per avvicinarsi ai più deboli”. Senza dimenticare i giovani.

“Bisogna frequentare le periferie, quelle urbane, quelle sociali e quelle esistenziali. Il punto di vista degli ultimi è la migliore scuola, ci fa capire quali sono i bisogni più veri e mette a nudo le soluzioni solo apparenti”. È quanto ha affermato Papa Francesco, sabato 30 settembre, rivolgendosi ad una rappresentanza dei sindaci dei Comuni italiani, delineando la città che ognuno di loro dovrebbe attivamente costruire.

“La città di cui vorrei parlarvi riassume in una sola le tante che sono affidate alla vostra responsabilità. È una città che non ammette i sensi unici di un individualismo esasperato, che dissocia l’interesse privato da quello pubblico”. “Non sopporta nemmeno – ha aggiunto – i vicoli ciechi della corruzione, dove si annidano le piaghe della disgregazione. Non conosce i muri della privatizzazione degli spazi pubblici, dove il ‘noi’ si riduce a slogan, ad artificio retorico che maschera l’interesse di pochi”. “Costruire questa città – ha osservato il Papa – richiede da voi non uno slancio presuntuoso verso l’alto, ma un impegno umile e quotidiano verso il basso”. “Non si tratta di alzare ulteriormente la torre, ma – ha ammonito – di allargare la piazza, di fare spazio, di dare a ciascuno la possibilità di realizzare sé stesso e la propria famiglia e di aprirsi alla comunione con gli altri”. Secondo Francesco, “per abbracciare e servire questa città serve un cuore buono e grande, nel quale custodire la passione del bene comune”. “È questo sguardo – ha aggiunto – che porta a far crescere nelle persone la dignità dell’essere cittadini”, “promuove giustizia sociale”, “crea innumerevoli iniziative con cui abitare il territorio e prendersene cura” ed “educa alla corresponsabilità”.

“Abbiamo bisogno di una politica dell’accoglienza e dell’integrazione, che non lasci ai margini chi arriva sul nostro territorio, ma si sforzi di mettere a frutto le risorse di cui ciascuno è portatore”: ha proseguito Papa Francesco. “La città è un organismo vivente, un grande corpo animato dove, se una parte respira a fatica, è anche perché non riceve dalle altre ossigeno a sufficienza”, ha osservato il Papa, riferendosi “alle realtà nelle quali viene meno la disponibilità e la qualità dei servizi, e si formano nuove sacche di povertà ed emarginazione”. “È lì – ha aggiunto – che la città si muove a doppia corsia: da una parte l’autostrada di quanti corrono comunque iper-garantiti, dall’altra le strettoie dei poveri e dei disoccupati, delle famiglie numerose, degli immigrati, di chi non ha qualcuno su cui contare”.

Francesco ha esortato a frequentare le periferie perché “mentre ci dà il polso dell’ingiustizia, ci indica anche la strada per eliminarla: costruire comunità dove ciascuno si senta riconosciuto come persona e cittadino, titolare di doveri e diritti, nella logica indissolubile che lega l’interesse del singolo e il bene comune”. “Perché – ha ricordato – ciò che contribuisce al bene di tutti concorre anche al bene del singolo”. Secondo il Papa, “per muoversi in questa prospettiva abbiamo bisogno di una politica e un’economia nuovamente centrate sull’etica: un’etica della responsabilità, delle relazioni, della comunità e dell’ambiente”. “Ugualmente – ha proseguito – abbiamo bisogno di un ‘noi’ autentico, di forme di cittadinanza solide e durature”.

Non poteva poi mancare un riferimento all’accoglienza e all’integrazione. “Comprendo il disagio di molti vostri cittadini di fronte all’arrivo massiccio di migranti e rifugiati. Esso trova spiegazione nell’innato timore verso lo ‘straniero’, un timore aggravato dalle ferite dovute alla crisi economica, dall’impreparazione delle comunità locali, dall’inadeguatezza di molte misure adottate in un clima di emergenza”. Per il Papa, “tale disagio può essere superato attraverso l’offerta di spazi di incontro personale e di conoscenza mutua”. “Ben vengano – ha osservato Francesco – tutte quelle iniziative che promuovono la cultura dell’incontro, lo scambio vicendevole di ricchezze artistiche e culturali, la conoscenza dei luoghi e delle comunità di origine dei nuovi arrivati”.

Con buone pratiche di accoglienza e di integrazione – ha aggiunto il Vescovo di Roma - “la politica può assolvere a quel suo compito fondamentale che sta nell’aiutare a guardare con speranza al futuro”. “È la speranza nel domani che fa emergere le energie migliori di ognuno, dei giovani prima di tutto. Che non rimangano soltanto destinatari di pur nobili progetti, ma possano diventarne protagonisti; e, allora, non mancherete di raccoglierne anche i benefici”.

Questo discorso di papa Francesco offre, non solo ai sindaci ma anche a tutti coloro che sono impegnati in campo sociale e politico, un orizzonte chiaro e preciso per il loro impegno al servizio della comunità. Sulla stessa lunghezza d’onda, è il discorso pronunciato domenica 1 ottobre, sempre dal Papa, in Piazza del Popolo a Cesena. Sono parole da leggere con attenzione e da ricordare, perché oggi c’è la forte necessità di rimotivare l’impegno in politica, a fronte di un crescente allontanamento dei cittadini dalle istituzioni. Anche per Cernusco. Le ultime elezioni amministrative cittadine, in questo senso, sono suonate come un campanello d’allarme.

Per leggere il testo integrale del discorso di Papa Francesco ai Sindaci italiani di sabato 30 settembre, cliccare qui

Per leggere il testo integrale del discorso di Papa Francesco in Piazza del Popolo a Cesana di domenica 1 ottobre, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 2 ottobre 2017