Giovedì 28 Marzo

“GESÙ CI CHIEDE DI ACCOGLIERE E OSSERVARE I SUOI COMANDAMENTI”

Domenica 14 maggio – “Allo stesso tempo – commenta il prevosto – Gesù promette di riversare nei nostri cuori il suo amore e quello del Padre, venendo ad abitare in noi con il dono del suo Spirito”

Stiamo vivendo ancora il mistero pasquale. Per cinquanta giorni, fino alla domenica di Pentecoste, celebriamo il Signore Risorto, il Vivente. Gesù si è mostrato vivo ai suoi discepoli nel giorno di Pasqua e poi, otto giorni dopo, si è ripresentato in mezzo a loro, inaugurando così quella che ancora oggi per noi è la domenica cristiana, il giorno del Signore, l’incontro con il Vivente nell’ascolto della Parola e nello spezzare il Pane. Gesù è stato annunciato come l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo e si è manifestato egli stesso come il buon pastore, quello vero, che dà la vita per le pecore. Ora Gesù ci chiede di compiere un passo in avanti, di scoprire il suo nuovo modo di essere presente tra noi attraverso il dono dello Spirito, quello stesso Spirito che effonderà in pienezza sulla sua Chiesa nel giorno della Pentecoste.

La parola pronunciata da Gesù nella pagina evangelica, nel contesto dell’Ultima Cena, della notte in cui veniva tradito, è rivolta ai suoi, radunati insieme per vivere la sua Pasqua, ma anche a noi che, a distanza di duemila anni, riviviamo lo stesso gesto. Gesù ci chiede, con estrema concretezza, di accogliere i suoi comandamenti e di osservarli, per esprimere così il nostro amore per lui. E, allo stesso tempo, promette di riversare nei nostri cuori il suo amore e quello del Padre, venendo ad abitare in noi con il dono del suo Spirito. Questo nuovo modo di essere presente di Gesù tra noi dà risposta a quella domanda che Giuda, non l’Iscariota, rivolge a Gesù durante l’Ultima Cena: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”. È la stessa domanda che inquieta anche il nostro cuore: se Gesù è il messia, se è tornato dai morti, perché non si è mostrato a tutto il mondo, perché non ha convinto tutti con la novità della sua risurrezione e la sua potenza di Vivente?

La risposta che Gesù dà è disarmante: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Come a dire: “Io mi manifesto al mondo con la stessa delicatezza con cui mi sono rivelato a voi. Non ho voluto convincervi e quasi costringervi alla fede con miracoli e con gesti straordinari, ma condividendo la vostra vita quotidiana, risanandola dall’interno, rendendola nuova, e ho fatto appello alla vostra libertà. Così ora anche voi: avendomi accolto, voi stessi siete diventati la dimora di Dio con gli uomini, la mia permanente presenza in mezzo a loro, e solo attraverso la vostra testimonianza gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo potranno vedere la gloria di Dio e la manifestazione della sua potenza, grazie alla vita secondo lo Spirito, rispondendo anche loro con la propria libertà”.

È quello che Paolo raccomanda alla Chiesa di Filippi, a quella piccola comunità cristiana da lui molto amata, che è chiamata a vivere nel mondo con la novità portata dal Vangelo, operando secondo i disegni di Dio e la sua volontà. L’esortazione che Paolo rivolge ai Filippesi oggi è detta per noi: “Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita”. Tutto questo ci è possibile, ovviamente, non per merito nostro, ma per la potenza dello Spirito che abita in noi. E dal dono dello Spirito non è escluso nessuno.

Lo ha capito molto bene Pietro quando, nella casa del centurione romano di nome Cornelio – della corte detta Italica, quindi un nostro connazionale – riconosce che non si può ostacolare l’azione dello Spirito e afferma: “Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?”.

L’accoglienza e l’osservanza dei comandamenti di Gesù – richiesta nella pagina evangelica – non deve spingerci a costruire delle relazioni rigide e formali, ma a coltivare l’amore per lui e per i fratelli per i quali egli ha dato la vita. Solo attraverso questa accoglienza gratuita dell’amore saremo in grado, a nostra volta, di offrirlo agli altri, con gratuità, senza chiedere nulla in cambio, ma diventando servitori della loro gioia. E in questo modo il Signore si manifesterà al mondo: non attraverso i segni della forza, del potere o del prestigio, ma nella novità dei legami che lo Spirito saprà intessere nel cuore degli uomini.

Al Signore Gesù, vivente nella sua Chiesa, domandiamo il dono dello Spirito e, ancora di più, la grazia di riconoscerlo all’opera in mezzo agli uomini, prima ancora di noi e meglio di quanto noi sappiamo fare. In tal modo diventeremo capaci di non spegnere la voce di Dio e di assecondare i suoi disegni e le sue promesse, più ancora che le nostre attese e le nostre speranze. Il Signore Gesù, con il dono del suo Spirito, ci renda ogni giorno sempre di più testimoni dell’amore del Padre e della sua dedizione incondizionata a noi, divenuti fratelli.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”

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Cernusco sul Naviglio, 14 maggio 2017