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“VI LASCIO LA PACE, VI DO LA MIA PACE”

Domenica 21 maggio – “Gesù ci dona la sua pace - commenta il prevosto - non come la dà il mondo. Una pace che non ha fine, perché non è fondata sulle nostre sicurezze, ma sulla sua parola, sulla sua promessa di aiuto e di fedeltà”

Le parole del Vangelo di questa domenica sono state pronunciate da Gesù nella notte in cui veniva tradito, in quell’ultima sera della sua vita, quando, per rimanere sempre con noi, prese del pane e del vino e disse ai suoi discepoli: “Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue”, cioè: “Sono io in mezzo a voi, è la mia vita donata a voi”. È in questo contesto che Gesù lascia come promessa il dono del suo Spirito: “Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome”. Questo Spirito, ci dice Gesù, ha un compito da svolgere a nostro favore: “Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.

Ma che cosa ci insegna e che cosa ci ricorda lo Spirito? Ci ricorda il messaggio di salvezza: Dio ha voluto salvarci e ci ha offerto tutta la sua vita. È esattamente questo ciò che ora noi stiamo celebrando e che viene vissuto in ogni Eucaristia cristiana. Tra poco sentiremo ripetere le parole di Gesù: “Questo è il mio corpo che è dato per voi … Questo è il mio sangue che è sparso per voi”. E proprio per il dono dello Spirito, non solo ricorderemo queste parole (faremo memoria di Gesù nell’Eucaristia), ma Egli sarà presente in mezzo a noi, con la sua persona. È lo Spirito di Gesù, infatti, lo Spirito Santo, che trasforma il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, cioè nella persona stessa di Gesù, che ci raggiunge nella nostra vita quotidiana e fa comunione: crea comunione tra noi e con il Padre, attraverso di Lui.

Ma lo Spirito di Gesù non si limita a ricordarci le parole di Gesù. Ci insegna anche a vivere come Lui. Tra poco sentiremo ripetere il comando di Gesù: “Fate questo in memoria di me” e lo Spirito Santo ci renderà capaci di agire così. Siamo resi capaci non solo di ricordare l’amore di Dio per noi, che si è rivelato in pienezza nel dono della vita di Gesù, ma di vivere un’esistenza come la sua, mettendo in pratica il suo insegnamento: “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato”. È questo Spirito che ha reso Pietro e Giovanni, i primi discepoli di Gesù – considerati persone semplici e senza istruzione – degli uomini forti e coraggiosi, capaci di dare testimonianza con franchezza al Signore Risorto, così da essere semplicemente riconosciuti proprio come “quelli che erano stati con Gesù”. È solo per questo titolo che ciascuno di noi dovrebbe rallegrarsi in quanto cristiano. Chi sono i cristiani? Sono “quelli che stanno con Gesù”. Essere riconosciuti per questo, e non per altro.

Gesù, però, non promette solo lo Spirito. Prima ancora della sua passione e prima del suo ritorno al Padre, quasi a rassicurare il cuore turbato di ciascuno di noi, Gesù ci dona anche la sua pace: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. Sono le parole che pronunciamo ancora noi oggi proprio durante la celebrazione dell’Eucaristia, prima di accostarci alla Comunione. Gesù ci dona la sua pace, non come la dà il mondo. Il mondo ci dona la pace della ricchezza, la pace del potere, la pace del successo. Tutte cose che, prima o poi finiscono. E quando perdiamo la ricchezza, il potere o il successo, perdiamo anche la pace, rimaniamo inquieti. Gesù, invece, ci dà una pace che non ha fine, perché non è fondata sulle nostre sicurezze, ma sulla sua parola, sulla sua promessa di aiuto e di fedeltà. È la pace che Gesù lascia ai suoi prima della sua morte, ed è la stessa pace che ridona a chi incontra dopo la sua risurrezione. Il Risorto, infatti, dirà ai suoi radunati nel cenacolo: “Pace a voi” e soffierà su di loro il dono dello Spirito.

La pace che Gesù ci dà è proprio il suo Spirito. Egli ce lo promette e, allo stesso tempo, ce lo concede già. È questa pace, è questo Spirito, è questa sapienza che non ragiona secondo la logica del mondo, che noi siamo invitati a domandare al Signore. Ce lo diceva san Paolo nella sua Prima lettera ai cristiani di Corinto: “Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato”.

Chiediamo di diventare uomini mossi dallo Spirito, così da poter giudicare ogni cosa – secondo i suoi criteri, i criteri di Dio – e non essere giudicati da nessuno, se non dalla parola del Vangelo. Domandiamo al Signore di non essere lasciati alle nostre forze, ma di essere sostenuti dal dono del suo Spirito e della sua pace. Solo così saremo in grado di non soccombere davanti alle fatiche, ai drammi e ai pesi che ancora affliggono la nostra umanità e la vita di ciascuno di noi, e saremo in grado di dare consolazione e pace – gli stessi doni che il Signore ha dato a noi – anche a chi ci sta accanto e ogni giorno sperimenta la fatica del vivere. Domandiamo al Padre il dono del suo Spirito, per avere nei nostri cuori “il pensiero di Cristo”.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”

Per leggere i testi delle letture della Messa di domenica 21 maggio 2017, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 21 maggio 2017