VENERDÌ SANTO, “CI FA BENE SOSTARE PRESSO IL SEPOLCRO DI GESÙ”

In tanti alla processione serale del Venerdì Santo. «In una società come la nostra - dove abbiamo rimosso il pensiero della morte e allo stesso tempo siamo sempre più imprigionati proprio da quella logica della morte che pervade ogni atto di violenza, discriminazione, terrorismo - ci fa bene meditare sulla deposizione del Signore e sostare presso il suo sepolcro, come ha fatto Maria Addolorata, confidando nella potenza di Dio che sa ridare la vita.»


Venerdì Santo, celebrazione della Passione del Signore in chiesa prepositurale
(Foto G. Melzi)

Nel Venerdì Santo la Chiesa rivive il mistero della morte di Gesù attraverso la proclamazione della sua Passione (Matteo 27,1-56), preceduta da due letture tratte dal Libro del profeta Isaia nelle quali è prefigurata l’immagine del Messia sofferente. Una celebrazione che, nel pomeriggio, a orari cadenzati, si è tenuta in tutte e tre le chiese parrocchiali cittadine. A sera, invece, come da devozione profondamente radicata nella nostra città, per i fedeli di tutta la Comunità pastorale, la processione dal santuario di Santa Maria alla chiesa prepositurale con i simulacri della Madonna Addolorata e del Cristo morto. È poi seguita la celebrazione nella Deposizione del Signore, incentrata sul Vangelo di Matteo (27, 57-61), ma preceduta da due letture tratte dal Libro del profeta Daniele. Infine, a conclusione della celebrazione, la possibilità di baciare il grande e antico crocifisso deposto ai piedi dell’altare maggiore: “Ecco il legno della croce, al quale fu appeso Colui che è la salvezza del mondo”, è stato cantato per tre volte nella celebrazione pomeridiana.


Venerdì Santo, celebrazione della Passione del Signore in chiesa prepositurale
(Foto G. Melzi)

Il racconto della Passione ascoltato nel pomeriggio ha il respiro lungo e paziente del futuro. Ci ricorda che le difficoltà e la morte non sono mai l’ultima parola. La salvezza e la liberazione non scaturiscono dalla sofferenza, ma dall’amore costante, che resiste anche nella prova, anche quando sarebbe più comprensibile rispondere all’abbandono e al tradimento con un rifiuto. Più volte abbiamo ascoltato questo racconto e il rischio dell’abitudine ce lo può far dimenticare.


Venerdì Santo, processione con i simulacri della Madonna Addolorata e del Cristo morto
(Foto G. Melzi)

A sera, in tanti, favoriti dal clima mite, si sono ritrovati al santuario per partecipare alla processione con i simulacri della Madonna Addolorata e il Cristo morto. Un cammino - intervallato dalla recita del rosario, da canti e dalla musica della Banda de Cernusc - che ha conservato immutato nel tempo il suo significato: sentirsi partecipi con Maria di un’ingiustizia grande, la morte di un Innocente e consapevoli che lei, rimasta sempre accanto al suo Figlio, è anche vicino a ciascuno di noi, in ogni momento della nostra vita, anche quando noi ce lo scordiamo.


Venerdì Santo, processione con i simulacri della Madonna Addolorata e del Cristo morto
(Foto G. Melzi)

«Siamo nel giorno in cui Cristo, deposto dalla croce, riposa nel sepolcro nel sonno della morte e la Chiesa sua sposa sperimenta il silenzio. Infatti, da questa sera e sino alla grande Veglia Pasquale di domani sera la nostra attenzione è portata sulla sepoltura di Gesù. Con questo gesto, lui condivide l’umiliazione estrema della nostra condizione umana di morte però nello stesso tempo diventa fonte di speranza»: così ha iniziato la sua breve riflessione don Ettore Colombo, responsabile della nostra Comunità pastorale e prevosto della città, prima di concludere la celebrazione “nella Deposizione del Signore”.

«Gesù, il nostro salvatore, ha affidato il suo corpo al sonno del sepolcro – ha poi proseguito il prevosto - non solo per riscattare i giusti dal regno di morte, ma anche per attirare a sé tutti coloro che “sepolti con lui nel Battesimo sono risorti alla novità della vita cristiana”. E questi siamo noi.»


Venerdì Santo, celebrazione nella “Deposizione del Signore” in chiesa prepositurale
(Foto G. Melzi)

«Noi siamo ora in profonda comunione con Cristo, innanzitutto come uomini – ha aggiunto don Ettore - perché incamminati come lui verso la morte, e non siamo però più assillati dalla paura di questo evento così drammatico che mette fine alla nostra esistenza, perché ormai Gesù lo ha vissuto, e poi ci sentiamo in comunione con il Signore come cristiani, perché sepolti nel Battesimo e rinati dall’acqua dello Spirito abbiamo già nei nostri cuori il possesso della sua vita, che è vita vera.»

«In una società come la nostra – ha concluso don Ettore - dove abbiamo rimosso il pensiero della morte e allo stesso tempo siamo sempre più imprigionati proprio da quella logica della morte che pervade ogni angolo di violenza, discriminazione, terrorismo, ci fa bene meditare sulla deposizione del Signore e sostare presso il suo sepolcro, come ha fatto Maria Addolorata, confidando nella potenza di Dio che sa ridare la vita.»

Cernusco sul Naviglio, 14 aprile 2017