GIOVEDÌ SANTO, “LA CHIESA ESISTE PER ESSERE SEDE DI GIOIA, DI PACE E DI SPERANZA”

La Messa “nella Cena del Signore” ha aperto il triduo pasquale. Dopo il rito della lavanda dei piedi a dodici giovani della nostra Comunità pastorale, don David Maria Riboldi, responsabile dei tre oratori cittadini, ha presieduto la celebrazione eucaristica vespertina nella chiesa prepositurale, nel Giovedì Santo.


Foto di G. Melzi

Le letture della Messa sono state tratte dal Libro del profeta Giona, segno prefigurativo della morte, sepoltura e risurrezione di Gesù; dalla Prima lettera di san Paolo ai Corinzi che ricorda l’Ultima Cena; dalla Passione del Signore secondo Matteo.

“Ci sono dei personaggi, di cui oggi abbiamo sentito la storia – ha detto all’inizio della sua omelia don David - che di fronte al Signore Gesù hanno sentito una forza di attrazione per lui così forte, come la forza di gravità, che sentendola, non si sa come, hanno avuto paura dell’intimità con lui e sono scappati lontani.” Giona, per esempio, “il quale ha avvertito in modo chiaro la chiamata di Dio sulla sua vita, ma poi a Giona non gliene va bene una. Chissà forse questo ha a che fare qualcosa con la forza di repulsione, forza di attrazione al contrario, che lui ha avvertito verso il Signore”, “quella forza a scappare lontano dal Signore”.

Poi c’è Giuda “un mistero grande”, ha commentato il celebrante. “Non dimentichiamo che per tre anni della sua vita ha seguito Gesù, gli è stato addosso, giorno e notte. È rimasto anche lui attratto da Gesù, dalle sue parole, dal suo fascino, dalla sua forza di attrazione. Ma anche a Giuda è accaduto qualcosa che l’ha portato a scappare via. È tornato solo per esercitare quella repulsione così micidiale: mandare Gesù alla morte. Con un gesto di prossimità ed intimità straordinaria: un bacio.”

Giona e Guida personaggi diversi, “ma si trovano ad esercitare una repulsione micidiale. Un po’ di fascino e un po’ di allontanamento. Sembra anche la storia di parecchi di noi. In certi momenti siamo lì davanti al Signore Gesù ad ascoltare la sua parola, con il cuore che va a mille e in altri momenti, invece, ne siamo lontani, lontani e non sappiamo neppure dove stia di casa Gesù. Magari ci siamo allontanati da Gesù senza saperne il motivo. Eppure la forza di gravità continua a fare il suo mestiere. Non smette mai.” Gesù continua a chiamarci, ad attrarci e non si stanca mai di farlo. Quando abbiamo un’intimità piena con Gesù allora possiamo “diventare sorgente di attrazione in ogni dove”.

Don David poi ha inviato a pensare cosa vuol dire “diventare una Chiesa in uscita?” Dovrebbe voler dire “incontrare intorno a me persone che mi chiedono se ci sono ancora poveri a Cernusco. Dovrei incontrare persone che mi chiedono se c’è ancora qualcuno disposto a prendersi a cuore la nostra città. Dovrei incontrare persone che non hanno la preoccupazione per quanti sono gli iscritti alle nostre attività ma per altre cose.”

“La Chiesa – è sta la conclusione di don David – esiste per dissolversi sulle vie del bene nel mondo, per essere sede di gioia, di pace e di speranza. Per lasciarsi spingere con una forza immensa da questo altare per essere ovunque presenza magnifica di Cristo nel mondo. Ovunque noi siamo.” Ogni credente è, quindi, chiamato a interrogarsi sulla propria capacità a essere testimone di questa presenza.

Cernusco sul Naviglio, 13 aprile 2017