Venerdì 29 Marzo

PADRE EFREM TRESOLDI: «LA MIGRAZIONE, NONOSTANTE TUTTO QUELLO CHE VIENE DETTO, È PER NOI UNA RISORSA»

«L’immigrazione è un tema che continuamente ritorna sui nostri media. È un tema che viene enfatizzato per creare paura e per raccogliere consensi elettorali. D’altra parte è una realtà, piaccia oppure no, verso la quale stiamo andando: l’Italia in futuro sarà multiculturale. E io vorrei aggiungere, grazie a Dio che sarà così, perché noi sappiamo che la nostra società sta invecchiando e ha bisogno di energie fresche per rinnovarsi.»


Padre Efrem Tresoldi (a sinistra) con Danilo Radaelli, che ha introdotto l’incontro

Così padre Efrem Tresoldi, direttore di Nigrizia, la rivista dei missionari comboniani che costituisce da sempre un punto di vista autorevole sull’Africa, ha introdotto l’incontro, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che si è tenuto domenica 19 giugno, alle ore 18,30, all’area feste di Villa Fiorita. «L’immigrazione può creare tensioni, paure, difficoltà, ma soprattutto è una risorsa per noi e non solo economica. L’immigrazione è una risorsa importante per la nostra società.» Con questa convinzione, padre Efrem, nostro concittadino, ha poi posto la sua attenzione sul modello di accoglienza che dovrebbe essere attuato per favorire l’inserimento degli immigrati nella nostra società.

«L’accoglienza diffusa è capace di creare integrazione, di superare paure e difficoltà. I progetti di microaccoglienza – ha spiegato il direttore di Nigrizia - dove vengono realizzati, diventano un valore aggiunto per la comunità che accoglie gli immigrati. Certo questo deve passare attraverso un processo di conoscenza reciproca, di interazione, ma sopratutto di integrazione mediante l’offerta di un’occupazione. Questo è un po’ un punto debole della nostra accoglienza, come italiani. Penso che nessuno voglia rimproverarci il fatto che, a differenza di altre nazioni, siamo veramente in grado di accogliere le persone che vengono da noi, ma una volta accolte è poi difficile che facciamo un cammino di accompagnamento che sia in grado di inserirle nella società. Per cui abbiamo bisogno - anche dal punto di vista legislativo, perché c’è una grossa carenza - di una legge quadro che aiuti chi vuole impegnarsi per l’accoglienza a sviluppare questo cammino di integrazione attraverso scuole di apprendimento della lingua, di formazione professionale, di inserimento nelle diverse comunità, così che poi i migranti possano sviluppare i loro talenti. La Germania, sotto questo aspetto, è più avanti del nostro Paese, perché mette a disposizione investimenti cospicui per aiutare il cammino di integrazione dei migranti.»


Foto archivio SIR – Riproduzione riservata

«Quello dell’integrazione è un processo lungo e mi accorgo anch’io – ha aggiunto padre Efrem - come nelle nostre comunità religiose ci siano resistenze, refrattarietà, quando si parla di accoglienza. L’accoglienza comporta anche un certo disturbo alla nostra quiete. Eppure l’accoglienza, per il cristiano, è uno dei primi doveri a cui il Vangelo chiama.» Tresoldi ha quindi snocciolato una serie di dati per «sfatare l’idea che l’Italia sia invasa dai profughi. Il rapporto tra profughi e popolazione residente è di 4 ogni 1.000; mentre in Libano è di 1 ogni 4». Cifre simili sono quelle della Giordania e della Tunisia. «Questi dati ci dicono come oggi i ‘grandi profughi’ che fuggono da guerre e carestie sono circa 60 milioni nel mondo. Di questi la maggioranza sono ospitati nei Paesi poveri e solo una minoranza è accolta da noi.»

Padre Efrem ha anche accennato alle cause della migrazione: la guerra in Libia del 2011 è stato l’elemento scatenante della guerra poi in Siria, in Somalia, in Kenia e della destabilizzazione del Mali; i cambiamenti climatici, causati principalmente dall’attività umana nei Paesi sviluppati, ma le cui conseguenze maggiori stanno ricadendo sulle nazioni più povere; il terrorismo, con quanto accade nel nord della Nigeria con il movimento di Boko Haram; le dittature, a cominciare dall’Eritrea. «Tutto questo – è stata la riflessione di Tresoldi - ci deve interrogare sulla politica estera dell’Italia nei confronti di alcuni stati sanguinari con i quali intratteniamo rapporti commerciali come se niente fosse. Questo la dice lunga sulla nostra mancanza di visione, sulla nostra politica estera basata essenzialmente su interessi commerciali.»

L’Europa intende rispondere alla crisi migratoria con il Migration Compact, di cui l’Italia si è fatta portavoce. «Il punto principale di questa proposta – a parere del direttore della rivista dei missionari comboniani - è in sostanza il principio del bastone e della carota. Perché si dice ai Paesi del sud del mondo di arrestare il flusso migratorio. Se accetteranno, l’Europa fornirà aiuti sociali e addestrerà le forze di polizia. Se non accetteranno, scatteranno sanzioni e svantaggi commerciali. Sono previsti inizialmente investimenti da 3 a 8 miliardi di euro per poi passare a 60 miliardi, però di fatto al momento ne sono disponibili solo 500 milioni. Immaginate che cosa si può fare con questi pochi soldi di fronte all’emergenza umanitaria delle migrazioni!» Critiche a questa proposta sono arrivate anche dalla Caritas Italiana e dal Centro Astalli dei Gesuiti perché, sottolineano, che più che guardare all’incolumità e alla salvaguardia della dignità degli immigrati guarda alla sicurezza dei Paesi di approdo e al blocco del flusso migratorio.


Foto archivio SIR – Riproduzione riservata

«La situazione è complessa e nessuno ha una soluzione semplice per risolvere questo problema. Dobbiamo guardare alla complessità del fenomeno per non illuderci di risolverlo con il semplice versamento di denaro ai Paesi che dovrebbero bloccare i flussi migratori, ma soprattutto nel Migration Compact non c’è il coinvolgimento della società civile, che spesso è molto più presente e più attrezzata per far fronte a queste situazioni.» Questa è un’altra convinzione di padre Efrem, che ha aggiunto: «Certo la soluzione ideale sarebbe quella di aiutare i Paesi del sud del mondo attraverso anche rapporti economici durevoli ed equi, così che la gente non sia costretta a migrare e possa, invece, contribuire allo sviluppo del proprio Paese.» Dopo aver avvertito che «la diseguaglianza tra ricchi e poveri sta crescendo», con la conseguenza di meno opportunità di lavoro e di miglioramento per i secondi, ha denunciato l’esistenza di «accordi commerciali capestro che l’Europa ha di fatto imposto a parecchi stati del sud del mondo, abolendo i dazi.»

«La migrazione, nonostante tutto quello che viene detto, è per noi una risorsa. Noi oggi in Italia – ha osservato Tresoldi - abbiamo bisogno di circa 200.000 nascite in più per mantenere i livelli di produttività attuale e per garantire il welfare. Abbiamo bisogno di queste persone che noi non abbiamo e che incontriamo come badanti, come ausiliari e infermieri negli ospedali, come lavoratori meno qualificati spesso impiegati in condizioni disumane, per esempio nell’agricoltura, come residenti in paesi abbandonati dai giovani, è quanto accaduto a Riace in Calabria.»


Foto archivio SIR – Riproduzione riservata

«Nessuno lascia a cuor leggero il proprio Paese per arrivare là dove non sa come potrà continuare il proprio cammino. La memoria del passato dell’Italia – è stata la conclusione di padre Efrem - come nazione di emigranti, ci deve aiutare a capire meglio la situazione di questi nostri fratelli e sorelle. Dobbiamo far in modo che la permanenza nei centri di prima accoglienza sia il più breve possibile per dare poi la possibilità ai nuovi arrivati di passare nei centri di seconda accoglienza dove possano essere raggruppati in piccole comunità, più facilmente inseribili nel contesto sociale e anche più facilmente gestibili. C’è ancora molto da fare, ma le possibilità ci sono. Quando le cose sono fatte con intelligenza e passione i benefici sono reciproci: si aiutano loro e loro aiutano noi. Questo modo di operare aiuta a rompere anche le nostre barriere di pregiudizio nei loro confronti.»

L’analisi e le riflessioni proposte sviluppate da padre Efrem, con la chiarezza e l’autorevolezza che gli sono riconosciute, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra il 20 giugno, sono state senza dubbio un importante contributo per chi ha desiderio di informarsi direttamente da fonti qualificate e di sviluppare una visione non superficiale del complesso fenomeno migratorio. L’auspicio è che sempre più persone avvertano questa esigenza.

Cernusco sul Naviglio, 20 giugno 2016