“VIVERE IN MODO BUONO E GIUSTO LA FAMIGLIA”

È stata definitivamente approvata dalla Camera dei deputati, lo scorso 11 maggio, la nuova legge che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina le convivenze. A favore del provvedimento hanno votato 372 deputati, 51 si sono dichiarati contrari e 99 si sono astenuti. Una normativa che è stata oggetto di critiche, per il suo contenuto, per i problemi tecnici che non sono stati chiariti, e per la modalità di approvazione, con l’apposizione del voto di “fiducia”.


Foto Siciliani - Gennari / SIR – Riproduzione riservata

“Il voto di fiducia può rappresentare anche una sconfitta per tutti”: è l’opinione espressa dal segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, a proposito della richiesta del Governo di apporre il voto di fiducia sul disegno di legge sulle unioni civili in esame alla Camera. Opinione che ci trova pienamente d’accordo. “Penso stia emergendo da tutte le parti – ha aggiunto Galantino - una richiesta di maggiore partecipazione e attenzione, di maggiore rispetto per coloro i quali sono stati eletti. Poi il Governo avrà anche le sue logiche, le sue ragioni, ma il voto di fiducia può rappresentare spesso una sconfitta per tutti”. Il segretario generale della Cei è intervenuto anche sul merito della legge: “C’è la necessità che ci sia una politica familiare molto più attenta che metta in conto l’importanza della famiglia costituita da padre, madre e figli. Il ruolo della famiglia non è sussidiario o marginale: la società deve capirlo. Non è un tema che deve stare a cuore solo alla Chiesa, ma a tutti, alla società”. Da troppo tempo si aspettano provvedimenti a sostegno della famiglia che tardano ad arrivare, mentre le conseguenze del calo demografico, dovuto anche alla mancanza di incentivi per le giovani famiglie, rischiano di diventare sempre più pesanti.

La legge approvata suscita perplessità e dubbi in parecchi giuristi - come abbiamo già scritto nella Nota dello scorso 29 febbraio e a cui rinviamo per l’approfondimento - perché non rispecchierebbe la sentenza del 2010 della Corte costituzionale, che ha definito sia il fondamento giuridico a tutela della famiglia (articolo 29 della Costituzione: “La Repubblica garantisce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”), sia quello delle unioni di altro tipo (articolo 2 della Costituzione: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti individuali dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove svolge la sua personalità”).

L’approvazione della nuova legge si inserisce in quel processo di secolarizzazione che da decenni sta lentamente ma progressivamente cambiando la nostra società, come pure quelle degli altri Paesi occidentali, e le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Quali possibili scenari futuri? «Le possibilità di fare resistenza da parte di chi lotta per la famiglia – che molti definiscono "tradizionale" e che noi, Carta vigente alla mano, preferiamo chiamare "costituzionale" – possono essere diverse e utilmente creative»: così ha commentato Francesco D’Agostino, noto giurista, nell’editoriale di Avvenire del 12 maggio. Poi ha aggiunto: «Pare altrettanto utile, però, segnalare con franchezza che non appaiono tali la prospettiva – evocata da alcuni – di una battaglia referendaria per abolire totalmente la nuova legge né quella di fare appello all’obiezione di coscienza di quanti saranno chiamati a registrare (non a celebrare, come qualcuno pretenderebbe) le unioni civili previste e regolate dalla legge: non è questa la strada maestra lungo la quale sviluppare un impegno "contro" nessuno, "per" la famiglia e "per" un umanesimo che custodisce l’originalità della persona.» Nel contesto sociale attuale, sono necessarie anche la massima attenzione e nessuna distrazione di fronte alle nuove sperimentazioni, soprattutto sulla frontiera della vita, che una parte della società intende portare avanti.

“Matrimonio e famiglia sono incredibilmente ‘resistenti’ e resilienti”. È la profonda convinzione che deve accompagnare chi, come noi, ritiene «che il matrimonio e la famiglia hanno un fondamento non meramente storico-politico, ma antropologico-strutturale». Pur recependo «con sofferenza e preoccupazione gli stravolgimenti di cui l’uno e l’altra soffrono a causa della secolarizzazione», non dobbiamo dubitare che «che matrimonio e famiglia sono incredibilmente "resistenti" e resilienti e che supereranno la prova della secolarizzazione, se è vero, come è vero, che il bene umano può essere aggredito e stravolto, ma non può essere vittoriosamente confutato o meno che mai definitivamente soppresso.»

«Ma soprattutto non possiamo che vivere in modo buono e giusto la famiglia» è l’invito finale del noto giurista, che raccogliamo e rilanciamo. «Nessuna legge, anche quella peggio costruita, può impedircelo, nessuna regola può chiuderci la via, nessuna norma – oggi come ieri – può davvero impedirci la resistenza, questa necessaria resilienza.»

Carlo & Ambrogio

Per approfondire – “Le unioni civili sono legge dello Stato italiano – cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 12 maggio 2016