”PERDIQUA!”, L’ORATORIO FERIALE APRE LE PORTE A TUTTI, ANCHE A CHI È POVERO

«Abbiamo fatto capire che noi per i po­veri ci siamo! Che ci stiamo a farci carico degli ultimi – dice don David - come Gesù ci ha insegnato. Ci piace fare “come Gesù”: è da un anno intero che lo cantiamo! Mi rende davvero felice pensare che le istituzioni della nostra città, che vedono situazioni di grande ne­cessità, cerchino e trovino negli oratori un loro alleato.» Tra oratori e Comune sarà sottoscritto un protocollo di intesa per “una progettualità condivisa”. Si parte già da giovedì 9 giugno.


Oratorio estivo in una parrocchia italiana: foto archivio SIR (Riproduzione riservata)

Tra pochi giorni chiuderanno le scuole e aprirà l’oratorio feriale. Già da giovedì 9 giugno in Sacer, mentre bisognerà aspettare qualche giorno in più per gli altri due oratori cittadini: al “Paolo VI” e al “Divin Pianto” si parte lunedì 13 giugno. Il filo conduttore di questa esperienza educativa, che di anno in anno coinvolge sempre più persone, è quello proposto, come sempre dalla Diocesi.

«”Perdiqua”! Lo slogan dell’oratorio estivo 2016 – spiega don Samuele Marelli, direttore della Fondazione Oratori Milanesi sul sito web della diocesi - ci impegna a fare strada nel cammino, in questo viaggio che è la vita, pronti ad assumerci la responsabilità di educare e di accompagnare con la sola pretesa di stare accanto e camminare insieme. Il sottotitolo di questa proposta – “Si misero in cammino” - indica la scelta di fidarsi di Dio. Nella sua misericordia il Creatore non è rimasto in silenzio ma ha compiuto con noi la “storia”, che è storia di salvezza. Una storia innanzitutto da ricordare e poi da realizzare ancora una volta, facendo la nostra parte. In questo oratorio estivo, nell’Anno della Misericordia, andremo all’essenziale del messaggio che ci viene dalla parola di Dio e che ci svela il volto di un Dio che ci ama, fino a farci vivere per sempre insieme a lui»

«Per comprendere questo mistero – puntualizza don Samuele - ci faremo aiutare dalla storia di un popolo che è stato liberato da Dio. È il popolo eletto, che ha vissuto la sua avventura nell’Esodo raccontato dalla Bibbia. Il popolo di Dio ha sperimentato la schiavitù in Egitto, ha saputo chiedere aiuto al suo Signore, è stato ascoltato e poi liberato da lui, si è messo in cammino, avendo chiara la meta della “Terra promessa”». In questo cammino assume un significato particolare la collaborazione che è stata avviata tra oratori cittadini e Comune.


Oratorio estivo in una parrocchia italiana: foto archivio SIR (Riproduzione riservata)

L’oratorio, da sempre, si apre anche a chi è in difficoltà economica, ma quest’anno lo fa con modalità nuove. È quanto mette in evidenza don David Maria Riboldi, responsabile della pastorale giovanile: «Tutti gli anni gli oratori feriali – scrive su Voce Amica di giugno 2016 - accolgo­no gratuitamente bambini e ragazzi che vengono da famiglie con grandi difficoltà economiche. Non devo star qui a spiegarvi cosa è stato il tempo della crisi per tante famiglie, straniere e non. Tra le porte aper­te abbiamo incontrato anche quest’anno la disponibilità dei Servizi Sociali (del nostro Comune, ndr). Con il Comune, diversamente dagli anni precedenti, si an­drà a sottoscrivere un protocollo di intesa necessario a riconoscere il nostro non in­differente impegno economico a fronte di una progettualità condivisa. Abbiamo aperto una porta!»

«Abbiamo fatto capire che noi per i po­veri ci siamo! Che ci stiamo a farci carico degli ultimi – prosegue don David - come Gesù ci ha insegnato. Ci piace fare “come Gesù”: è da un anno intero che lo cantiamo! Mi rende davvero felice pensare che le istituzioni della nostra città, che vedono situazioni di grande ne­cessità, cerchino e trovino negli oratori un loro alleato. Mi piace sottolineare questa intesa, segno di stima, di voglia di collabo­rare per il bene, di unità nella nostra amata città e per la nostra amata città. Lo dico da cittadino, perché ho da subito portato qui la mia residenza e sono ben orgoglioso di potermi dire cernuschese; cernuschese ac­quisito, per carità, ma cernuschese.»

«Il desiderio di collaborazione – aggiunge don David - non si limita a un’intesa di location o a una contribuzione economica. Vi è un desiderio di collaborare alla crescita dei ragazzi, una volontà che si trasforma in scelte operative e di inve­stimento che fa dei nostri centri estivi luo­go privilegiato per continuare il prezioso lavoro educativo fatto sui banchi di scuo­la e nelle case dei ragazzi bisognosi non tanto da un punto di vista economico, ma da un punto di vista educativo. Sempre i Sevizi sociali hanno scelto gli oratori quale location in cui mandare alcuni ragazzi con bisogni educativi speciali, accompagna­ti da educatori da loro inviati e retribuiti.»

Evidentemente «le porte aperte l’anno scorso - sottolinea don David - investendo in oratorio Sacer su figure edu­cative professionali, per poter andare oltre il ‘buon senso’ nell’accoglienza della mole immensa di ragazzi che qui si riversano, ha fatto forse intendere una direzione in­trapresa su cui oggi troviamo aiuto e so­stegno.»


Ragazzi immigrati: foto archivio SIR (Riproduzione riservata)

C’è, infine, una richiesta che sorprende e conforta: «Quest’anno si affacciano all’orato­rio animatori non cristiani. Ragazzi – chiarisce il responsabile dei tre oratori cittadini - le cui famiglie non sono di fede cristiana. Non sono ragazzi sconosciuti, ma passano da ‘ragazzi’ ad animatori e vorrebbero dare una mano, grati del bene ricevuto. Mi ha incuriosito la loro richiesta e... non ho det­to no. Ho voluto si sentissero a casa, come ci dimostra Zakaria nel suo splendido arti­colo» che Voce Amica pubblica nel primo piano di questo mese dedicato all’«Islam della porta accanto». Scrive Zakaria: «Italiano per cultura e mentali­tà, musulmano per religione, io mi sento a casa mia qui, sento di appartenere a questo Paese, in cui i miei genitori hanno scelto di vi­vere e lavorare, nella convinzio­ne di costruire un futuro migliore per me, per la mia futura famiglia e per tutti. A 18 anni la vita è ancora un libro da scrivere, ma una certez­za l’ho già trovata e ne faccio tesoro: la voce del muezzin ha un suono diverso da quello delle campane, ma l’invito alla rifles­sione, al bene e alla preghiera è lo stesso. “Stiamo uniti.”»

Tutta la Comunità pastorale non può che essere vicina con l’affetto e con la preghiera alle tantissime persone che a diverso titolo saranno impegnate nell’oratorio feriale, ma anche alle ragazze e ragazzi che vi parteciperanno. Per tutti l’augurio di vivere un’esperienza indimenticabile.

Cernusco sul Naviglio, 6 giugno 2016