“CHIESA IN USCITA” SIGNIFICA “CREDENTI IN USCITA”

Spetta, in particolare, ai laici il compito di portare il Vangelo nella vita quotidiana, camminando “con tutti e per tutti”, come “fermenti di fraternità”, prendendosi cura di ogni esistenza. Per tale ragione è “importante formare cittadini che sappiano dare testimonianza di una fede che trasforma la vita e la storia, che spendano i propri talenti guidati da una retta e matura coscienza per costruire una società più giusta, più bella, più umana”.

È quanto ha affermato Matteo Truffelli, presidente nazionale di Azione Cattolica (AC) all’apertura, lo scorso 29 aprile, alla Domus Pacis di Roma del Convegno delle presidenze diocesane. Convegno che ha approfondito la “Evangelii gaudium”, come richiesto dal Papa alla Chiesa italiana al Convegno ecclesiale di Firenze. “È necessario che nelle nostre parrocchie cresca la voglia di rimettersi in gioco – ha affermato Truffelli –, di abbandonare consuetudini e schemi dati ormai per scontati, programmi e organigrammi inscalfibili, per chiedersi di cosa hanno veramente bisogno oggi le persone, le famiglie, le comunità, cosa è veramente essenziale per la loro vita, per la loro fede”.

Foto d’archivio (Siciliani–Gennari /SIR – Riproduzione riservata)


“Permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno”: è quanto disse Papa Francesco sotto la volta della Basilica di Santa Maria in Fiore a Firenze. Un’indicazione che – ha sottolineato il Presidente nazionale dell’AC - in questi mesi e per gli anni avvenire si è fatta prospettiva di impegno, programma di lavoro per tutta l’Azione Cattolica: “abbiamo individuato quali ambiti privilegiati della nostra azione: la scuola, il lavoro, il dialogo interculturale, il dialogo intergenerazionale e ambito socio politico e su questo lavoreremo in queste due giornate”.

“Chiesa in uscita” vuol dire “credenti in uscita”. Sono i laici – ha ricordato Truffelli - per primi che possono condurre la Chiesa lungo le strade del mondo, per camminare “con tutti e per tutti”, “come fermenti di fraternità, annunciando la gioia del Vangelo e prendendosi cura di ogni esistenza. Per questo è importante formare cittadini che sappiano dare testimonianza di una fede che trasforma la vita e la storia, che spendano i propri talenti dentro la vita di ogni giorno guidati da una retta e matura coscienza per costruire lì una società più giusta, più bella, più umana”.

I laici cattolici devono essere segno di «una presenza capace di contribuire in modo appassionato, competente, onesto, credibile alla costruzione del bene comune.» È un altro concetto espresso dal presidente dell’Azione Cattolica nell’intervista concessa ad Avvenire lo scorso 30 aprile, parlando dell’impegno dei laici cattolici nella società. Una presenza – ha aggiunto – che deve partire «certamente da una visione chiara di cosa può realmente essere considerato bene per le persone, le famiglie, la società, ma proprio per questo consapevole che la strada per costruire qualcosa in comune, l’unico modo per progettare il futuro insieme a coloro con i quali dobbiamo realizzarlo è quello indicato da Papa Francesco a Firenze: il dialogo aperto, sincero, privo di timori perché pieno di fiducia nell’umano.»

Trufelli ha poi parlato di "credenti inquieti", richiamandosi, nella citata intervista, a quella «“santa inquietudine” a cui più volte ci ha richiamato Francesco. Quell’inquietudine che nasce da una fede che non anestetizza la vita ma, al contrario, la assume in tutta la sua bellezza e ricchezza, e anche nella sua complessità e difficoltà. E che per questo sa misurarsi con le domande, i dubbi, le fatiche della vita, scoprendo proprio dentro di esse la profondità del mistero dell’amore del Signore. Una fede che non può lasciare indifferenti, tiepidi, rassegnati, perché chiede a ciascuno di gettare tutto se stesso nella vita di ogni giorno, nelle relazioni, nel lavoro e nello studio, nella costruzione di una società più umana, nel camminare dentro una Chiesa che vuole bene al proprio tempo. È in questo senso, credo, che don Primo Mazzolari diceva che “le più belle pagine della storia della Chiesa sono state scritte da anime inquiete”».

Anche nella nostra Comunità pastorale, come riferiamo in un articolo pubblicato su questo stesso sito, il consiglio pastorale sta procedendo alla rilettura delle diverse attività pastorali alla luce di quanto chiesto da Papa Francesco nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Lo sta facendo nella consapevolezza che si tratta di un «testo che rimane punto di riferimento imprescindibile in questi anni di profondi cambiamenti. Il Papa domanda alle comunità cristiane di porre in atto tutti i mezzi necessari per vivere una reale conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno, riducendo tutto a semplice amministrazione. Scrive Francesco: “Sogno una Chiesa missionaria, capace di trasformare ogni cosa perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo più che all’autopreservazione”.» I lavori del nostro consiglio pastorale sono da seguire con attenzione. Ci auguriamo che da essi possano scaturire indicazioni significative, senza però dimenticare che c’è innanzitutto un impegno ed una responsabilità del singolo credente nel testimoniare il Vangelo nella vita quotidiana.

C&A

Cernusco sul Naviglio, 2 maggio 2016