MOTORE ACCESO PER RACCOGLIERE I SOGNI DEI BAMBINI

A bordo di una Fiat 500 del 1965 due giovani torinesi stanno viaggiando verso il Giappone con l’obiettivo di raccogliere fogli di carta sui quali i bambini disegnano i loro sogni.

Capita che inaspettatamente anche i grandi giornali dedichino un’intera pagina a fatti che a prima vista sembrano fuori dal tempo per i contenuti e per il contesto in cui si muove il racconto giornalistico. Com’è possibile raccontare di qualcuno che si mette a raccogliere i sogni dei bambini mentre le cronache raccontano di piccoli che annegano nel Mediterraneo, che vengono uccisi in guerra, che muoiono di fame, che si trascinano stremati da una città distrutta a un campo profughi? Due cugini, Andrea e Luca Bonventre, il primo di 28 anni e il secondo di 32, a bordo di una Fiat 500 del 1965 stanno viaggiando verso il Giappone con l’obiettivo di raccogliere fogli di carta sui quali i bambini disegnano i loro sogni. Finora hanno raccolto 200 disegni ma puntano a 500. Poi li esporranno in una mostra a Torino con lo scopo di raccogliere fondi per l’Ospedale Infantile Regina Margherita.

Bisogna essere dei “folli” per buttarsi in un’avventura che, anche se per breve tempo, riesce a interrompere la spirale di una cronaca triste. Ci si sente comunque presi in contropiede da un racconto del tutto inatteso. “Ci siamo chiesti – dicono i due giovani – fin dove poteva arrivare una 500 e abbiamo acceso il motore senza un itinerario preciso: ci facciamo guidare dal destino, dagli incontri che facciamo, dagli ospedali o dalle realtà che vogliamo visitare. Sono le storie a venire da noi ed è questa la magia del viaggio”. Il sogno, anche in tenera età, non è una fuga dalla realtà e neppure è un rifugio rassicurante a fronte di devastazioni fisiche, intellettuali e spirituali. I piccoli disegnano, spesso in situazioni di sofferenza, il loro desiderio di diventare persone adulte desiderose e capaci di mettersi al servizio dei più deboli dopo aver acquisito le necessarie competenze.

I due cugini torinesi confermano che questa sensibilità per l’altro nasce soprattutto negli ospedali e negli orfanotrofi “perché è lì che i sogni devono avere un’eco più forte e dove la speranza va alimentata”. Sono segnali che non vengono da un ingenuo buonismo dei piccoli: sono il frutto di pensieri di persone che, pur muovendo i primi passi nella vita, abitano la complessità senza subirla, senza lasciare l’ultima parola al pessimismo.

È un messaggio che gli adulti dovrebbero decifrare e tradurre in scelte. Qualcuno in realtà ci prova. “È bello vedere – raccontano i due ‘cinquecentisti’ – anche i sogni degli adulti, quelli realizzati e quelli infranti. In Turchia, per esempio, un concessionario ci ha guardato con occhi sognanti. Ci ha confessato che quello che stavamo facendo era il suo desiderio da sempre. Esempi così di impegno, volontà e solidarietà ne abbiamo trovati moltissimi”.

Andrea e Luca Bonventre sono a metà percorso: per arrivare a Tokio hanno ancora 15mila km da percorrere a bordo della loro 500 targata CA 74511. A Dubai qualcuno ha fatto spostare le lussuose Ferrari per far parcheggiare la loro minuscola auto mentre in Iran qualcun altro, distratto nella guida per ammirarla, ha provocato tamponamenti. Da queste immagini raccontate dai due giovani, è immediato passare a una considerazione, a un auspicio, a una domanda. Perché non spostare qualcosa che è parcheggiato dentro di noi da troppo tempo? Perché non lasciarci tamponare, cioè interrogare, dalla 500 dei cercatori di sogni di bambini? Non si potrebbe chiamare la “follia” di Andrea e Luca Bonventre con un altro nome? Si potrebbe incominciare a rispondere accendendo il motore della coscienza. (Paolo Bustaffa, 8 febbraio 2016, per Agenzia SIR)

Cernusco sul Naviglio, 15 febbraio 2016