CORRUZIONE, UN CANCRO DA ESTIRPARE

L’Italia è al 61° posto al mondo nella classifica del Rapporto sulla corruzione della pubblica amministrazione. Per contrastarla: riattivare un’etica pubblica e un grande impegno educativo.

Tra i 28 Paesi della Ue solo la Bulgaria (69ª con 41 punti) sta peggio. Il paese meno corrotto è la Danimarca (91 punti), davanti a Finlandia (90) e Svezia (89). Gli Usa sono sedicesimi. I Paesi più corrotti in assoluto sono Somalia e Corea del Nord (soli 8 punti). Nel rapporto dello scorso anno l’Italia era 69ª con 43 punti. Nella ricerca si tiene conto della “corruzione percepita” nella pubblica amministrazione. Sensibile il miglioramento della Grecia, che lo scorso anno era alla pari con l’Italia e nel 2015 è classificata al 58° posto con 47 punti. La classifica di Transparency International quest’anno elenca 168 Paesi.

Crisi dell’etica pubblica. “Ci sono due modi per lottare contro la corruzione: il primo è affidarsi a leggi ben fatte, studiate e programmate, che traggano frutto dalle esperienze di altri Paesi. Ma c’è un secondo modo ancora più efficace: riattivare un’etica pubblica che faccia percepire che l’onestà della pubblica amministrazione è un valore fondamentale, indipendentemente dal danno che queste malversazioni possano portare al sistema economico nazionale”. Lo sostiene Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci), il quale si dichiara “convinto che mai, come nel nostro tempo, è la crisi dell’etica pubblica alla radice del diffondersi della corruzione e non dinamiche sociologiche, culturali o politiche. È la crisi etica che favorisce oggi questo cancro, contro il quale dobbiamo a tutti i costi reagire per ragioni morali, ancor prima che per ragioni economiche”.


Foto archivio SIR

Il rapporto tiene conto anche della “corruzione percepita”: “Temo – afferma D’Agostino – che purtroppo la percezione della corruzione non sia così limpida come si potrebbe immaginare. Gli italiani percepiscono la corruzione quando se ne sentono colpiti, ma se riescono ad avere, attraverso ‘spintarelle’ e raccomandazioni, un vantaggio in prima persona, si orientano verso questi piccoli privilegi corruttivi”. In un certo senso, chiarisce il presidente dell’Ugci, “credo che si possa dire che l’italiano medio, soprattutto negli ultimi anni, vive il fenomeno della corruzione come un’ingiustizia contro di lui e non come un’ingiustizia contro la comunità civile. Ed, invece, è proprio su quest’ultimo piano che dobbiamo concentrare i nostri sforzi. La corruzione è odiosa non perché ci danneggia come individui, ma perché in qualche modo colpisce il nostro vivere insieme, in un progetto di solidarietà e di fraternità. La corruzione ‘corrompe’ non solo i corrotti, ma tutto il corpo sociale”. (Gigliola Alfaro, per Agenzia SIR, 28 gennaio 2016)

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Cernusco sul Naviglio, 1 febbraio 2016