Padre Emilio: una vita accanto agli ultimi, ai più poveri della Terra

Martedì 16 agosto, alle ore 10, in chiesa prepositurale, l’ultimo saluto a Padre Emilio Spinelli, missionario del Pime, in Bangladesh dal 1974 al 2021.  

 

Dopo oltre un anno di malattia «ci ha lasciati il nostro caro Padre Emilio Spinelli. Lo ricordiamo con affetto e lo affidiamo alla misericordia del Padre perché lo accolga nella vita beata del Cielo»: con queste parole il prevosto della città, monsignor Luciano Capra, ha annunciato ai Cernuschesi la morte dell’amatissimo missionario.

Il PIME,  l’Istituto religioso a cui apparteneva padre Emilio, sul suo sito web ne ricorda la vita: «nato a Cernusco sul Naviglio il 5 agosto 1946, prima di entrare nell'Istituto (a Cervignano il 5 ottobre 1964), fa studi tecnici cui segue un'esperienza lavorativa. Fa la Promessa definitiva l'8 marzo 1974 e viene ordinato presbitero il 21 dicembre dello stesso anno. Destinato subito al Bangladesh, dopo lo studio dell'inglese e del bengalese, viene assegnato a una parrocchia come coadiutore. Nel 1982, gli viene chiesto di dirigere la scuola tecnica di Suihari. Pur non sentendosi adatto, come esprime in una lettera al Superiore Generale, padre Giannini, accetta l'incarico mentre l'istituto cerca un sostituto. Nel 1983, tornò a un incarico parrocchiale, ma come parroco, prima a Chanpukur, poi a Bhutahara e, infine, a Kodbir, fino a quando la salute ha cominciato a venir meno.»

«Nel 2021 è stato trasferito in Italia per cure a Rancio di Lecco. La gravità della malattia – prosegue la nota pubblicata sul sito web del PIME - però, non gli ha permesso di riprendersi. Le sue condizioni sono andate via via aggravandosi fino a spegnersi oggi (venerdì 12 agosto 2022). Il funerale sarà celebrato in forma privata sabato 13 agosto, alle  9.30 a Rancio di Lecco. Martedì, 16 agosto, alle ore 10.00, verrà invece celebrato il funerale a Cernusco sul Naviglio, sua parrocchia nativa. La salma verrà tumulata nel cimitero dello stesso paese. Che il Signore lo accolga nel suo Regno di Pace assieme alle schiere di missionari che, come lui, hanno dedicato la vita all'annuncio del Vangelo.»

La notizia della morte di padre Emilio ha suscitato grande commozione e ha riportato alla mente dei Cernuschesi moltissimi ricordi. Noi lo vogliamo ricordare con quanto ci disse, nel 2018 - dopo circa quattro mesi di permanenza tra noi - al momento di salutare la nostra Comunità. Ritornò    ancora tra noi nel 2019, per un brevissimo periodo, e poi nel 2021 il suo rientro definitivo in Italia per motivi di salute.

«Riparto, ancora una volta, per il Bangladesh, dopo 42 anni dal primo viaggio – ci disse padre Emilio il 9 settembre 2018 -. Ma, in modo particolare questa volta, mi sono chiesto: come 42 anni fa? Com’è successo? Com’è stato possibile? Mi sembrava di essere partito per la prima volte solo poche settimane fa!”. E aggiungeva: “Si parte pieni di entusiasmi e di grande idee. Convinti di essere le persone giuste per cambiare le cose, per portare solidarietà e amicizia, per costruire una società nuova. Si va pieni di saccenza e un po’ da farisei, pronti a vedere tutti gli sbagli che fanno loro. E, invece, più che dare consigli, in Bangladesh occorre fare fatica.»

«In Bangladesh si impara a non lamentarsi. Si impara anche a saper vedere le tante cose belle che ci sono, perché lo Spirito è vivo anche lì, in mezzo ai mussulmani, agli animisti: nell’amore delle mamme verso i propri figli, anche quando sono numerosi; nell’ospitalità che sanno vivere anche nelle condizioni più dure, con un sorriso, contenti e gioiosi di poter accogliere un ospite anche se fuori tempo. Si impara a vedere nella loro povertà, un grande amore: il Signore che è presente. Più che insegnare, da loro impari a condividere.»

«A chi mi chiede se è pericoloso vivere in Bangladesh rispondo: certo che è pericoloso! Ma tu sei lì  come testimone, pulito, credibile, per chi è cristiano, ma anche per chi lo vuole diventare, per i mussulmani, per tutti. Si è un segno di speranza, per mostrare che Dio è padre per tutti. Pronti ad accogliere tutti: poveri, ammalati, orfani, senza distinzione di fede.»

«Noi missionari, tra la nostra gente, siamo innanzitutto testimoni e operatori di carità: aiutiamo le mamme che non hanno mezzi per sostenere i loro figli, gli ammalati che hanno bisogno di essere ricoverati, i giovani che desiderano studiare ma non hanno mezzi … Sono questi nostri piccoli e numerosi gesti di carità che danno speranza.»

«Noi missionari siamo lì a testimoniare l’amore di Cristo. Non possiamo essere solo spettatori della miseria e della sofferenza. Ci è chiesto di essere gente che si sporca le mani per dare speranza. Chi vive vicino alla missione sa che quando non ha più nessuno a cui rivolgersi, c’è sempre un missionario e delle suore pronte ad aiutarlo…. Aiutatemi! In modo da accogliere e sostenere tutti quelli che si rivolgono a noi, così che, uscendo dalla nostra missione, possano essere contenti e pieni di speranza, guariti nel corpo e soprattutto nello spirito.»

Padre Emilio è stato per tutti noi un maestro, un testimone: con semplicità, con umiltà, con il sorriso. E così il suo ricordo rimarrà ben vivo nei nostri cuori. Ogni volta che tornava ci portava la freschezza di una Chiesa missionaria, che ha scelto di essere accanto agli ultimi, ai più poveri della Terra. La sua presenza, la sua amicizia, era per tutti noi una provocazione, un invito ad interrogarci, a sconfiggere l’indifferenza.  

Cernusco sul Naviglio, 13 agosto 2022.