VEGLIA PER GLI USA. FARRELL: DAL SANGUE DEL RAZZISMO, UNA SOCIETÀ PACIFICATA

Il cardinale prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, già vescovo di Dallas, nella preghiera promossa dalla Comunità di sant’Egidio a Roma, per la pacificazione nel Paese dopo l'uccisione di Floyd: i cristiani aiutino gli Stati Uniti a tornare ai suoi ideali di convivenza e uguale benessere per tutti. Ma “saccheggi e violenze non portano a niente di buono per il futuro”. Alessandro Di Bussolo per Vatican News.

“Chiediamo al Signore che guardi a tutte le vittime innocenti morte per le ingiustizie e le discriminazioni razziali e il loro sangue versato aiuti la nostra amata nazione a costruire una società veramente pacificata e fraterna”. Con questa invocazione per gli Stati Uniti d’America, che lo hanno accolto da giovane sacerdote irlandese, naturalizzandolo, e che lo hanno visto pastore prima a Washington e poi a Dallas, il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, conclude la sua meditazione nella veglia di preghiera per la “coesistenza pacifica” negli Usa, promossa questa sera dalla Comunità di Sant’Egidio nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma.

Riuniti per pregare per un “uomo giusto”

Le tensioni che stanno attraversando il Paese americano dopo la morte di George Floyd, soffocato dal ginocchio di un poliziotto di Minneapolis, sembrano lontane, tra i marmi e i pavimenti a mosaico dell’antica basilica romana, e tra i presenti, seduti distanziati e con le mascherine, ma il cardinale Farrell, nell’introdurre la veglia, a braccio, ricorda che “ci siamo riuniti per pregare per quell’uomo giusto morto negli Stati Uniti, per la sua famiglia ma anche per tutti gli statunitensi, perché trovino pace, serenità e comprensione tra di loro”.

“Stasera siamo vicini alla famiglia di George”

E nella preghiera iniziale il prefetto sottolinea che “questa sera siamo idealmente vicini, alla famiglia di George Floyd e a chi soffre per la discriminazione e la violenza negli Stati Uniti”. “Chiediamo al Signore - è la sua invocazione accorata - che cessi ogni violenza nelle strade degli Stati Uniti, che sia vinto ogni razzismo, si affermi la giustizia e il popolo americano possa ritornare a vivere nella tranquillità e nella pace, tanto necessari in un tempo così difficile”.

Se siamo dimora di Dio, nessun odio per nessuno

Dopo la lettura del Vangelo di Giovanni e le parole di Gesù nel congedo ai discepoli prima di salire al Padre - “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” - il vescovo emerito di Dallas nella sua meditazione sottolinea che se in ogni cristiano c’è davvero una ‘dimora’ speciale di Dio”, “in lui non possono esserci più sentimenti di odio e di disprezzo nei confronti di nessuno”. E citando l’omelia di Papa Francesco a Pentecoste, il porporato ribadisce che lo Spirito Santo ci ricorda che come figli amati da Dio siamo “tutti uguali, in questo, e tutti diversi”.

La convivenza fraterna tra i cittadini non è scontata

Parlando dell’”ingiusta morte di George Floyd”, il cardinale Farrell spiega che “soprattutto per noi cittadini americani è motivo di grande tristezza costatare come nel nostro Paese persistano ancora discriminazioni, pregiudizi e odio per motivi razziali”. Purtroppo vediamo con dolore, aggiunge, che “dopo lunghi anni di battaglie per i diritti civili e per l’uguaglianza razziale”, certe ingiustizie e certe violenze del passato si ripetono. Perché “la pace sociale e la convivenza fraterna fra tutti i cittadini non sono mai un fatto scontato”. I grandi movimenti sociali degli anni ‘60 e ’70, hanno lasciato “un segno profondo nella coscienza civile della nazione, ma non hanno risolto in modo definitivo tutti i problemi”.

Ogni generazione va aiutata ad avere un “cuore fraterno”

Ci rendiamo conto in questi giorni, dice il vescovo emerito di Dallas, che “la pacifica coesistenza e la reciproca accettazione sono beni preziosi che bisogna sempre promuovere. Perché non derivano automaticamente dalle parole pronunciate nel passato” ma sono frutto “di atteggiamenti profondi che devono abitare nel cuore degli uomini”. Perciò “ogni nuova generazione va aiutata ad avere un ‘cuore fraterno’ “. La fraternità sociale “non è mai raggiunta in modo stabile e definitivo, perché il cuore umano può sempre chiudersi nel suo egoismo e tornare ad essere inquinato dal peccato, provocando così nuove ingiustizie, nuove violenze, nuove oppressioni”.

Se abbiamo la pace di Cristo, nessuna oppressione del prossimo

E qui, per il cardinale Farrell, entra in gioco il “prezioso contributo” di noi cristiani, che “dobbiamo sempre annunciare e testimoniare con la vita la novità che il Vangelo di Cristo ha portato sulla terra”. Se la pace di Cristo è veramente presente nel cuore dei credenti, prosegue la sua meditazione “non può esserci più spazio per la rivalità, per la negazione della dignità altrui e per l’oppressione del prossimo”. Questo deve diventare “un annuncio rivolto a tutti, che è possibile realizzare un’umanità riconciliata e fraterna”.

Gli Usa hanno uguaglianza e benessere per tutti nel Dna

“La nostra nazione - ricorda ancora il porporato naturalizzato statunitense - fin dalla sua nascita, è stata multiculturale, multietnica, multireligiosa” e le sue fondamenta “sono state l’uguaglianza di tutti gli uomini, i diritti inalienabili alla vita e alla libertà concessi dal Creatore stesso a tutti gli uomini, la tolleranza, la pacifica convivenza, le uguali possibilità di prosperità e benessere per tutti”. Ideali e principi, che “non sono altro che la traduzione del cristianesimo nel linguaggio della legge civile”. Per questo noi cristiani, “ogni volta che facciamo presente l’insegnamento di Gesù, stiamo aiutando tutti i nostri concittadini a tornare agli ideali autentici della nostra nazione”.

I cristiani che fanno distinzioni dimenticano le parole di Cristo

Gesù, sottolinea il cardinale Farrell, “ha rivolto a tutti il suo messaggio di salvezza e di misericordia senza escludere nessuno” e tutti noi invece “facciamo spesso distinzioni basate sulla classe sociale, sul livello economico, sulla razza, sull’appartenenza politica”. Anche noi cristiani possiamo, a volte, e sbagliando, “identificarci solo con una parte”: benestanti contro classi povere, intellettuali contro persone incolte, progressisti contro conservatori, bianchi contro neri. Così “perdiamo di vista completamente la dimensione universale del messaggio di Cristo”. Tornare alla purezza del Vangelo, alle parole di San Paolo, al “non c'è Giudeo né Greco, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”, diventa allora “il modo migliore di promuovere il bene sociale, evitando visioni parziali e ideologiche”.

Non si promuove la pace sociale con la violenza

Infine, come Gesù “ha parlato della misericordia del Padre avendo misericordia di tutti, anche dei suoi nemici”, non si può sperare di promuovere la pace sociale, per il cardinale statunitense, “con la violenza, non si può superare l’ingiustizia commettendo ingiustizie e crimini ancor più gravi di quelli che si vuole denunciare”. Perché “una cultura del rispetto, un senso di fratellanza universale, condizioni di vita degne, leggi giuste sono beni che restano”, mentre “parole e gesti offensivi di disprezzo, saccheggi e violenze non portano a niente di buono per il futuro”.

La Chiesa in aiuto della società per il bene comune

La Chiesa, conclude il cardinale Farrell, “non vuole schierarsi con una parte o con una categoria contro un’altra, non vuole fare propaganda politica né fare proseliti per sé, ma vuole semplicemente aiutare la società a promuovere il bene comune e a creare legami di autentica fratellanza fra gli uomini”. E la sua preghiera finale, insieme all’assemblea riunita a Santa Maria in Trastevere o collegata in streaming, è un invocazione “perché la nostra terra sia liberata dalle guerre e da ogni violenza; perché ciascuno torni a vivere serenamente”.

Alessandro Di Bussolo per Vatican News