Giovedì 28 Marzo

II DOMENICA DOPO PENTECOSTE



Che cos’è l’uomo? A che cosa può servire?
Qual è il suo bene e qual è il suo male?

Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura

“Io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete”

Cari amici ed amiche in Cristo, ho scelto questi  tre frammenti tratti dalla parola di Dio di questa domenica per cercare di delineare un “leitmotiv”, un filo conduttore della nostra riflessione.

Iniziamo dalle parole scritte dal Siracide, Ben Sira, nell’omonimo libro dell’Antico Testamento. Si tratta di uno dei libri chiamati sapienziali, cioè quei testi in cui il messaggio biblico si confronta, si interfaccia con la sapienza dei popoli dell’Oriente, cioè con quella visione del mondo filosofica e religiosa diversa dalla teologia storica dell’Alleanza. È un po’ quello che, secoli dopo, è successo quando i Padri della Chiesa come Sant’Ambrogio hanno mediato l’annuncio del Vangelo con la filosofia greco-romana classica. Questo confronto con la sapienza  “pagana” è possibile e fruttuoso se non offusca la potenza della fede, ma anzi fornisce alla fede degli strumenti di pensiero per ampliare la riflessione. Anche noi, nel nostro mondo contemporaneo possiamo approcciare il pensiero filosofico e scientifico secolarizzato se ne utilizziamo gli strumenti interpretandoli in modo non contrario al cristianesimo. E che cosa ci dice Ben Sira, il figlio di Sira? Ci fa riflettere sul Mistero dell’Esistenza umana. L’uomo, l’anello di congiunzione tra l’Universo, le galassie, e gli atomi, le particelle infinitesime della materia, Così prodigioso nella potenza del suo pensiero e della sua creatività, così fragile di fronte alla violenza degli eventi naturali e di fronte alla violenza del suo inconscio…

Gesù, nel brano evangelico, sembra anche lui riprendere immagini e concetti cari alla sapienza filosofica orientale, quali l’indifferenza alle vicende contingenti della vita. Ma il suo insegnamento supera e trasfigura la filosofia pagana. Perché Gesù ci dice che il senso ultimo  dell’esistenza umana è riposto in Dio e nel suo Progetto di Salvezza. Quindi quello è il vero tesoro che noi dobbiamo cercare con tutte le nostre forze, il Regno di Dio. A questo obiettivo sono riconducibili tutti gli altri aspetti della vita.

Con il brano dell’epistola di San Paolo, il concetto di Regno di Dio viene esteso non soltanto a tutti gli uomini e le donne, all’Umanità, ma a tutto quanto il Cosmo. È bellissimo l’affresco dipinto dall’Apostolo che ci presenta tutto l’Universo come un enorme essere vivente che geme aspettando di essere liberato dalla legge del decadimento della materia, dall’orizzonte della morte fisica che grava su ogni creatura. Questo universo sarà completamente rigenerato, vivrà anch’esso la potenza della Resurrezione del Cristo Risorto, il Signore del Cosmo. Ecco il significato profondo del suo insegnamento: ogni caducità, ogni sofferenza, ogni limite che in questa nostra esperienza terrena e storica noi e tutte le creature intorno a noi viviamo, è destinato ad essere un fatto transitorio, in preparazione alla Gloria della Signoria eterna di Dio. Non sempre riusciamo ad avere una fede così forte di fronte alle tempeste della vita, all’apparente assurdità del dolore, soprattutto quello degli innocenti. Ma questa speranza è l’unica certezza cui dobbiamo radicarci. Questa Speranza è una persona, è Gesù stesso.

padre Antonello Antonelli  (www.liturgiagiovane.org)



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