BUSTO ARSIZIO, LA “CASA SULL’ALBERO” DOVE COSTRUIRE RELAZIONI

Una struttura diurna di appoggio per le famiglie adottive e affidatarie. Uno spazio di tregua dove confrontarsi.

Foto da www.varesenews.it

Si chiama "La Ca­sa sull’albero", il progetto pilota pen­sato da Patrizia Corbo, presidentes­sa della onlus Piccolo Principe di Bu­sto Arsizio (Varese), che si propone di prevenire l’inserimento in comu­nità di ragazzi che si trovano in con­dizioni di criticità e di disagio psico­logico. Qui si è accolti durante il gior­no e la sera si torna a casa. «Abbiamo voluto soprattutto dare una risposta alla stanchezza che si registra nelle famiglie adottive e af­fidatane, che devono fronteggiare situazioni complesse in cui non ce la farebbe nessuno – ha spiegato Corbo ad Avvenire - . I ragazzi in età adolescenziale “sal­tano” e i genitori sono mortificati da sensi di colpa che di certo non aiu­tano. Per questo, dopo due anni di sperimentazione con famiglie me­ravigliose, abbiamo pensato a uno "spazio di tregua", in cui ragazzi e adulti possano respirare e lavorare sugli affetti».

I dati in questo senso preoccupano: si parla, infatti, di più di 30mila mi­nori allontanati dalle famiglie e di circa il 30% di rientri in comunità di ragazzi adottati e in affido in Italia. Segno che bisogna intervenire pri­ma e che c’è bisogno di iniziative co­me questa su tutto il territorio nazionale. Anima della nuova struttu­ra, che accoglie dieci giovani dai 14 ai 21 anni, sia italiani che stra­nieri, è Francesca Prosperini, psicoterapeuta e coordinatrice dell’équi­pe multidisciplinare, con assistente sociale, psicologo, pedagogista, au­siliario socio assistenziale e specia­listi esterni. «L’obiettivo è recupera­re i processi educativi dei figli e sup­portare i genitori con uno spazio – ha sottolineato l’esperta ad Avvenire -, In questo modo evitiamo lo strappo dalla famiglia, che è sempre dram­matico e causa di traumi. Nel centro clinico sono previsti, oltre alla psi­coterapia individuale e di gruppo, laboratori espressivi, sostegno allo studio e attività ricreative e sporti­ve».

La realizzazione di questo centro non sarebbe stata possibile senza il so­stegno della Fondazione "Only The Brave" e del marchio Marni, ma sono sta­ti tanti i contributi perché questo so­gno prendesse corpo. Alla Casa è possibile accedere spontaneamente, da una comunità o su segnalazione dei servizi territo­riali. L’auspicio è che, sulla scia di questa proposta, nascano altre realtà che rispondano alle stesse esigenze. (Fonte: Avvenire, 21 aprile 2018)

Cernusco sul Naviglio, 18 giugno 2018