CONSIGLIO PASTORALE GIÀ AL LAVORO

Completata la nomina dei consiglieri, il consiglio pastorale della Comunità pastorale si è già riunito una prima volta martedì 19 maggio.

Ai ventidue consiglieri eletti dai fedeli durante le Messe vigiliari e domenicali dello scorso 19 aprile, scegliendoli tra i 45 in lista, si sono aggiunti quelli designati dalla Diaconia.

CONSIGLIERI ELETTI DAI FEDELI – Suddivisi per parrocchia, ecco i consiglieri scelti dai fedeli.

Parrocchia Santa Maria Assunta: Frigerio Maurilio, Melzi Giancarlo, Luraghi Patrizia, Baronchelli Danila, Cavalletti Giacomo, Bianchi Janetti Anna, Romagnoli Simone, Mereghetti Andrea, Stegagnini Alessandro e Montanari Bruno.

Parrocchia San Giuseppe Lavoratore: Tacca Stefano, Cedri Maura, Pavone Adele, Danieli Attilia, Corongiu Annamaria e Berutti Anna

Parrocchia Madonna Divin Pianto: Guzzi Paola, Rotondi Paolo, Frigerio Andrea, Ratti Luca, Invernizzi Alberto e Cazzulani Andrea.

CONSIGLIERI DI DIRITTO – Ai consiglieri eletti dai fedeli si aggiungono i membri di diritto, che sono i componenti della Diaconia della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret: don Ettore Colombo, don Enrico Carulli, don Renato Corbetta, don Ettore Bassani, don David Maria Riboldi e il diacono permanente Dario Gellera; inoltre, il presidente dell’Azione Cattolica della Comunità pastorale, Melzi Anita.

CONSIGLIERI SCELTI DALLA DIACONIA – A completamento dei membri del consiglio pastorale, la Diaconia della Comunità pastorale ha nominato i seguenti consiglieri: Restelli Daniele, Brizzolari Andrea, Franzitta Marcello, Frabetti Andrea, Lopresti Vincenzo, Botta Cristina, Airoldi Manuela, Perego Marco.

La sfida della partecipazione - L’Azione Cattolica Ambrosiana ha diffuso una nota sui “Consigli pastorali: la sfida della partecipazione” che ci sembra utile richiamare. Innanzitutto, ha precisato che i consigli pastorali rappresentano “un virtuoso processo di partecipazione alla vita della Chiesa da parte di laici e sacerdoti, diaconi e religiosi/e” ma che “rischia di ridursi a questione formale e non significativa per le comunità se non sono favorite e verificate alcune condizioni sostanziali.” Che ha poi indicato e spiegato diffusamente e che noi richiamiamo brevemente, invitando a leggere per intero la nota allegata a questo articolo.

Una consapevolezza da coltivare – “Da parte di ogni singolo membro del consiglio pastorale occorre la consapevolezza che si sta contribuendo direttamente alla missione della Chiesa nel mondo e non al buon funzionamento di alcune iniziative locali.”

Uno stile da plasmare – “La comunità è il luogo per eccellenza dove si condivide e si verifica la fede in Gesù Signore. Lo stile della condivisione, del dialogo e del discernimento collettivo nel rispetto di carismi e ministeri non si improvvisa. Va favorito, cercato, continuamente difeso. Con l’esercizio paziente si impara a dare pareri utili, concisi, legati al tema proposto, puntando sull'essenziale e sugli obiettivi comuni.”

Un metodo da praticare – “Con l’impegno di tutti occorre agire con metodo perché ogni sessione di consiglio sia proficua e non evasiva.”

Una particolare fraternità – “Il consiglio pastorale non è un gruppo di lavoro come gli altri, ma un luogo particolarmente significativo nel quale sperimentare con molta forza il senso di appartenenza alla Chiesa. Lo si vive insieme, affinché sia promossa la comunione nella comunità. In esso ‘si gareggia nello stimarsi a vicenda’ e si valorizza l'apporto di tutti.”

Una formazione continua – “I membri di un consiglio pastorale sono chiamati ad avere a cuore la propria formazione ecclesiale, oltre che la cura della propria vita di preghiera e di servizio.”

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Cernusco sul Naviglio, 1 giugno 2015