GESÙ “NON FA LA PREDICA DA LABORATORIO, È IN MEZZO AL POPOLO”

“La folla, segnata da sofferenze fisiche e da miserie spirituali – ha detto Papa Francesco all’Angelus di domenica 4 febbraio - costituisce, per così dire, l’ambiente vitale in cui si attua la missione di Gesù, fatta di parole e di gesti che risanano e consolano”.


Foto d’archivio da www.agensir.it

“Gesù non è venuto a portare la salvezza in un laboratorio; non fa la predica da laboratorio, staccato dalla gente: è in mezzo alla folla! In mezzo al popolo!”. Lo ha detto il Papa, durante l’Angelus di domenica 4 febbraio – commentando il Vangelo di Marco che narra come “guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni” - per spiegare che “la folla, segnata da sofferenze fisiche e da miserie spirituali, costituisce, per così dire, l’ambiente vitale in cui si attua la missione di Gesù, fatta di parole e di gesti che risanano e consolano”.

“Pensate che la maggior parte della vita pubblica di Gesù è passata sulla strada, fra la gente, per predicare il Vangelo, per guarire le ferite fisiche e spirituali”, l’invito di Francesco: “È una umanità solcata da sofferenze, questa folla, di cui il Vangelo parla molte volte. È un’umanità solcata da sofferenze, fatiche e problemi: a tale povera umanità è diretta l’azione potente, liberatrice e rinnovatrice di Gesù”.

Dopo l’incontro con le folle, Gesù si ritira a pregare: “In questo modo sottrae anche la sua persona e la sua missione ad una visione trionfalistica, che fraintende il senso dei miracoli e del suo potere carismatico”, ha fatto notare il Papa a proposito dei miracoli di Gesù, che “sono segni, che invitano alla risposta della fede; segni che sempre sono accompagnati dalle parole, che li illuminano; e insieme, segni e parole, provocano la fede e la conversione per la forza divina della grazia di Cristo”.

“La strada, come luogo del lieto annuncio del Vangelo, pone la missione della Chiesa sotto il segno dell’andare, del cammino, sotto il segno del movimento e mai della staticità”, ha concluso il Papa, auspicando che la Chiesa ponga “sempre più la propria tenda in mezzo alla gente per recare a tutti la parola risanatrice di Gesù, medico delle anime e dei corpi”.

Riflettendo - Il Santo Padre ha commentato quanto, nel giorno di sabato, Gesù ha fatto a Cafarnao, dove annuncia la buona notizia e guarisce molte persone per mezzo di miracoli, come scrive l'evangelista Marco nel brano di Vangelo che la liturgia di rito romano propone per questa domenica. Anche noi se desideriamo essere cristiani, dobbiamo essere ottimisti, accogliendo le persone che ci chiedono una mano, morale e fisica: basta poco, una parola, un gesto. Noi sappiamo quali sono le nostre possibilità, l'importante è non chiuderci in noi stessi. Come cristiani, ci è chiesto di essere generosi, operosi, ottimisti, nonostante tutto. Essere cristiani vuol dire essere ottimisti anche nei momenti difficili. È molto semplice essere ottimisti quando non abbiamo problemi, più difficile è esserlo sempre, come ci chiede Gesù. (Fabio F.)

Per il video/testo completo dell’Angelus di Papa Francesco di domenica 4 febbraio 2018, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 5 febbraio 2018