POVERTÀ IN DIOCESI, IL RAPPORTO DI CARITAS AMBROSIANA

La Caritas Ambrosiana ha presentato il rapporto “La fatica del fare comunità di cura”, frutto di un’indagine svolta presso i centri di ascolto diffusi sul territorio della diocesi sui temi della povertà, toccando aspetti quali famiglia, casa, lavoro, handicap, immigrazione, dipendenze, istruzione. “Dopo un lungo periodo rileviamo i primi segnali di un’inversione di tendenza, non sappiamo ancora quanto duraturi.”

Ai 370 centri di ascolto diocesani della Caritas nel 2016 si sono rivolte oltre 12mila persone, il 62% straniere, con prevalenza di donne (oltre la metà). La maggior parte di coloro che chiedono aiuto sono disoccupati e non va oltre il titolo di studio della media inferiore. Calano però gli stranieri, aumentano invece gli italiani. L’età media si colloca tra i 25 e i 44 anni.

“Dopo 8 anni di crisi – si legge nel rapporto – i principali indicatori della povertà tornano ai valori precedenti il 2008. In un quadro di generale miglioramento, che indica una prima timida inversione di tendenza dopo un lungo periodo negativo, tuttavia desta preoccupazione l’aumento dei poveri cronici e dei disoccupati di lungo corso, specie tra gli italiani”.

“Registriamo una crescente vulnerabilità delle persone che si presentano ai centri di ascolto Caritas. Persone – ha spiegato Elisabetta Larovere, dell’Osservatorio Caritas, presentando i dati dell’indagine - che non riescono a uscire dai circuiti di assistenza”, con problemi di reddito, di lavoro, di abitazione. “Oltre la metà di chi si rivolge ai nostri centri vi ritorna per anni. Si tratta di situazioni multiproblematiche”. L’indagine segnala “l’aumento delle persone con problemi di reddito. In particolare ciò riguarda gli italiani disoccupati, anche di lungo periodo, che non trovano un nuovo impiego da oltre un anno”.

Sugli stranieri che bussano alle porte dei centri della Caritas milanese, Larovere ha osservato: “Il 42% vengono dall’Africa, e sono in forte aumento, anche se gli africani in Italia sono circa un quarto degli stranieri. All’interno di un generale ridimensionamento degli stranieri che si rivolgono alla Caritas, la componente africana è l’unica che fa registrare un aumento. Gli europei e i sudamericani sono in diminuzione; alcuni vecchi assistiti hanno concluso il percorso di aiuto e integrazione”. Per chi viene dall’Africa “possiamo osservare che spesso si tratta di immigrati che non riescono ad avere un riconoscimento di asilo o protezione internazionale, restano per strada, e infine si rivolgono ai centri Caritas”.

“Dopo un lungo periodo rileviamo i primi segnali di un’inversione di tendenza, non sappiamo ancora quanto duraturi. Ciò che è certo, invece, è che da un lato, le vittime della lunga crisi economica sono rimaste intrappolate nella povertà. Costoro hanno spesso il nostro stesso colore della pelle e parlano la nostra lingua: sono italiani, in età matura, con bassa scolarità”. Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, ha commentato così i dati del rapporto. “Nei centri di ascolto si spartiscono le risorse con gli ultimi venuti, gli immigrati africani, in fuga soprattutto dalla fame, che – ha spiegato Gualzetti – hanno approfittato del caos libico, per venire da noi. Mentre dobbiamo trovare una soluzione per i primi per sostenerli nella dignità, bisogna fare una seria riflessione, al di là di isterismi e strumentalizzazioni politiche, su cosa offrire ai secondi perché possano integrarsi e non finire nel sommerso, nell’illegalità, o addirittura nelle mani del racket”. (Fonte: Agenzia SIR)

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Cernusco sul Naviglio, 20 novembre 2017