“L’ABITO PIÙ BELLO È QUELLO CHE MEGLIO CUSTODISCE LA DIGNITÀ DELLA PERSONA”

“Nella città della moda – ha detto l’arcivescovo Delpini, sabato 30 settembre - si deve forse ricordare che l’abito più bello non è quello più costoso o più strano o più seducente, ma quello che meglio custodisce la dignità della persona e l’anello al dito non è l’ostentazione della ricchezza, ma il segno della nobiltà dell’essere figlio del Padre”.

“Imparate e custodite l’arte di fare festa, cioè la cura per la dignità di ogni persona, anche di chi torna a casa con i vestiti logorati dalla vita sbagliata e con i piedi nudi per un troppo lungo e sconclusionato andare”. È quanto ha detto l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nell’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto sabato 30 settembre in Duomo, durante la quale ha ordinato diaconi 23 seminaristi del Seminario arcivescovile di Venegono e altri 7 candidati che hanno studiato teologia a Monza, nel Seminario teologico internazionale del Pontificio Consiglio delle missioni estere. L’ordinazione diaconale rappresenta l’ultima tappa del cammino verso il sacerdozio che riceveranno il prossimo anno. Alla celebrazione era presente anche un gruppo di adolescenti e giovani dei nostri oratori, che hanno voluto così partecipare alla gioia dei due seminaristi – ora diaconi - che negli scorsi anni hanno prestato il loro servizio pastorale in mezzo a noi.

L’arcivescovo ha invitato i diaconi a condividere i “sentimenti di Dio”. “Abbiate compassione di chi ha perso la strada di casa, ha perso le sue cose e infine corre il rischio di perdere se stesso – ha aggiunto Delpini -. Abbiate compassione dell’umanità desolata, che vive lontano da Dio, abbiate compassione dell’umanità gaudente che vive lontano da Dio, abbiate compassione dell’umanità arrabbiata che vive lontano da Dio e si immagina un Dio che vuole trattare come servi invece che come figli”.

Monsignor Delpini ha infine rivolto una raccomandazione: “Nella città della moda si deve forse ricordare che l’abito più bello non è quello più costoso o più strano o più seducente, ma quello che meglio custodisce la dignità della persona e l’anello al dito non è l’ostentazione della ricchezza, ma il segno della nobiltà dell’essere figlio del Padre”.

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Cernusco sul Naviglio, 2 ottobre 2017