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DON CALDERA: “ACCOGLIERE GESÙ VUOL DIRE FARLO ENTRARE PER DAVVERO IN CASA NOSTRA”

Don Luigi Caldera, prevosto della nostra città dal 1994 al 2008 e primo responsabile della Comunità pastorale cittadina, è tornato in città, in occasione della Festa di Santa Maria.

La Comunità pastorale ha invitato il prevosto emerito per ricordare il suo 40° di ordinazione sacerdotale: motivo di preghiera, di affetto e di gratitudine per il suo lungo e fecondo ministero in mezzo a noi. Molto partecipata la celebrazione eucaristica che ha presieduto, domenica 20 settembre, alle ore 8,30 in santuario, in apertura della giornata di festa. Tre i temi che ha posto al centro della sua omelia e che ha offerto ai fedeli presenti come invito alla riflessione: il dolore, la dimensione comunitaria del cammino di fede, l’accoglienza.


Don Luigi Caldera celebra la S. Messa delle ore 8.00 a Santa Maria

“Il dolore, la sofferenza, la morte fanno parte della vita. Non sono un imprevisto. È stata una bella sorpresa trovare qui la Sindone e la mostra sulle icone. È un richiamo fortissimo a sottolineare che la sofferenza e la morte non ci sono estranee.” Una sottolineatura che nel santuario dedicato alla Madonna Addolorata è sembrata quasi inevitabile, nella prospettiva però che “Gesù è stato sulla croce da mezzogiorno alle tre del pomeriggio e quindi non per sempre. Il per sempre spetta alla vita. Il per sempre spetta alla vittoria sulla morte. Il per sempre spetta alla risurrezione. E noi anche questa mattina siamo qui a celebrare l’Eucaristia che è proprio annuncio della morte e della risurrezione di Gesù. Il cristianesimo è questo. La vita che vince la morte. Il bene che vince il male. La luce che vince le tenebre.”

La dimensione comunitaria delle fede - “Io sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che dei patimenti di Cristo manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa”: questa citazione dalla Lettera di san Paolo ai Colossesi (Col 1,24-29) “chi di noi la firmerebbe?” si è chiesto don Luigi. “San Paolo ci inserisce in una dimensione comunitaria, noi individualisti di stretta osservanza, noi che ci consideriamo, individualmente presi, il centro di tutto. Per san Paolo c’è questo orizzonte nel quale sentirsi dentro, perché altrimenti non ha più senso niente. Allora scegliere Cristo per i cristiani significa scegliere la strada della Chiesa. Essere cristiani non si decide, oggi, su una verità di fede ma si decide nell’appartenenza alla Chiesa, nel sentirsi Chiesa.”

L’accoglienza - Infine, prendendo spunto dal Vangelo (Gv, 25-27), in cui Gesù “disse alla madre: ‘Donna, ecco tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco tua madre!’”, don Luigi ha ricordato “che Gesù ci invita all’accoglienza. Giovanni è accolto da Maria. Maria è accolta da Giovanni. La parola chiave di questo brano evangelico è l’accoglienza.” Il Vangelo continua dicendo: “E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”. Ecco quindi che, per il prevosto emerito, “essere qui a fare la festa di Santa Maria può essere solo occasione per entrare con Maria nella Chiesa con Gesù.” E ancora: “Accogliere Gesù vuol dire farlo entrare per davvero in casa nostra, così com’è, ma con la consapevolezza che è Lui, il Signore, la novità vera capace di trasformare e rendere nuova la nostra esistenza.”

Al termine della celebrazione eucaristica, per don Luigi c’è stata l’immancabile fila di tanti Cernuschesi che l’hanno voluto salutare personalmente e scambiare con lui qualche parola. Volti e nomi che sono ancora ben presenti nella sua memoria. Tornare a Santa Maria, possiamo intuire, che sia per lui sempre motivo di particolare gioia ed emozione. È, infatti, grazie al suo impegno e alle sue sollecitazioni che, questo antico luogo di fede, il primo della nostra comunità, ha trovato rinnovato slancio, a partire dalla festa dell’Addolorata diventata “quasi una festa patronale” e dalla costruzione dell’Oasi di preghiera.

Cernusco sul Naviglio, 21 settembre 2015