PADRE EMILIO: “IN BANGLADESH IO E VOI SIAMO TESTIMONI DI UN DIO CHE AMA”

Dopo quattro mesi di permanenza in città, il nostro concittadino, missionario da quarant’anni in Bangladesh è rientrato, lo scorso 29 agosto, nella sua missione.

Il ritorno imprevisto di padre Emilio Spinelli – a Cernusco, sua città d’origine - all’inizio dello scorso mese di maggio, aveva destato qualche preoccupazione. Perché rientrava in Italia per sottoporsi ad alcune cure. Il tutto però si è risolto positivamente, anche se per il nostro concittadino missionario non è stato facile attenersi diligentemente alle prescrizioni dei medici. Ora padre Emilio è già rientrato, lo scorso 29 agosto, nel suo amato Bangladesh, che da ben quarant’anni l’accoglie. La sua presenza nella nostra comunità è sempre motivo di gioia, perché porta con sé una ventata di freschezza: nelle parole, nei gesti e nei modi semplici e spontanei di essere tra noi e con noi.


Padre Emilio Spinelli

“Vivete in questa comunità con le porte e le finestre aperte. Sappiate apprezzare quello che c’è al di fuori, non tenendolo lontano da voi ma sentendovi coinvolti”: questo l’invito rivolto poco prima di partire da padre Emilio ai fedeli Cernuschesi, nei saluti rivolti durante le Messe di domenica 23 agosto.

Padre Emilio ci ha anche raccontato come è nato il suo amore per il Bangladesh. “Quando ero in terza elementare – ha raccontato - il maestro ci ha mostrato una rivista missionaria che parlava dell’India e del fiume Bramaputra: quel grande fiume che scende dal Tibet e che attraversa anche il Bangladesh. Fiume imponente, pieno di barche, che si diverte a spostare le sponde di qua e di la. E più si va in su lo si vede come una grande autostrada piena di gente, che ci viaggia sopra, che pesca, che fa mille lavori. E mi è sempre rimasta dentro questa immagine di questo Paese, di questo fiume. Per ritrovarlo poi quando ci sono andato per la prima volta. Guarda un po’! Un Paese che ho imparato da piccolo ad amare e a rendermelo simpatico e per il quale ho coltivato sempre un grande interesse. Anche quando ero alle scuole medie - che ho frequentato a Milano - lì vicino, alla Chiesa Rossa di Crescenzago, ho incontrato un missionario che era stato in Bangladesh. Poi mi sono ritrovato nel suo stesso villaggio. Quasi avessi seguito un richiamo!”

Ai Cernuschesi che l’ascoltavano ha ricordato che “noi abbiamo ricevuto tanto. È per questo che alcuni di noi hanno deciso di partire per la missione. Lo abbiamo fatto perché in quegli anni del Concilio, la Chiesa si è aperta e aveva bisogno di aria nuova. Andare in Bangladesh non vuol dire solo annunciare, evangelizzare, ma essere presenti, condividere la nostra vita di amore. Ricordarci di essere amati dal Signore, per essere là, per allungare una mano, per aiutare le persone che hanno bisogno di cure, di fratellanza, di imparare a leggere e a scrivere, di veder riconosciuto il diritto di vivere … “

Non sono più giovane – ha confidato padre Emilio, che ormai è alla soglia dei settant’anni - ma parto con la voglia di completare tanti piccoli lavori. Quando si va in missione non si dà ma si riceve. E io ha ricevuto tanto, tantissimo. Una quantità che non si può misurare. Di questo ringrazio il Signore, perché chiamandomi in missione mi ha arricchito. Sono in Bangladesh perché io e voi siamo testimoni di un Dio che ama tutti, che non discrimina, che accoglie, che porta speranza e amore dove c’è né più bisogno.” Non dimentichiamolo mai!

Cernusco sul Naviglio, 14 settembre 2015