SCOLA: « DAL NATALE VIENE, INTERA, LA SPERANZA»

Il Cardinale ha presieduto la Messa della VI Domenica dell’Avvento ambrosiano, il “grande portico” che introduce al Natale. «Il Mistero del Dio che si fa carne entra nella nostra vita reale e la salva»


L’altare maggiore del Duomo di Milano

Giorno di gioia, “grande portico” che introduce al Natale, la VI domenica dell’Avvento ambrosiano, e, soprattutto, Solennità del Signore, perché – ricorda, in apertura dell’omelia, l’Arcivescovo – «protagonista non è la Vergine Madre, ma il Verbo eterno del Padre che si fa carne nel suo grembo. Per questo si chiama Solennità dell’Incarnazione del Signore». Quel Dio vicino, che non ci abbandona mai, capace di condividere in tutto la condizione umana, tranne che nel peccato. «Il riverbero costatabile e visibile della presenza del Signore nella nostra vita è il dono di sé all’altro, così che noi riconosciamo che l’altro è sempre meritevole di bene, per essere stato anch’egli preso da Gesù».

Esattamente il contrario, scandisce Scola, del diffuso atteggiamento di narcisismo «che è la cifra delle nostre società avanzate del Nord del pianeta e che somiglia piuttosto all’autismo spirituale, impedendo quasi del tutto la comunicazione reciproca». Mentre proprio al Mistero del Verbo che si fa carne, si lega la nuova nascita dell’uomo. «Riflettiamo su quanto questa nascita sia piena di mistero, di umana tenerezza e illumini l’odierna condizione umana. Essa, infatti, è un potente e radicale giudizio sul gelo demografico che caratterizza il nostro Paese e sul conseguente invecchiamento della popolazione, che non è solo un dato anagrafico. È un giudizio sulla mancanza di speranza, drammatica soprattutto nei giovani. Basti pensare che oltre alle nascite, sono in calo anche i matrimoni». Eppure proprio dal Natale viene, intera, la speranza.

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Cernusco sul Naviglio, 19 dicembre 2016