SCOLA: “ABBIAMO BISOGNO DI UN CUORE POVERO E SEMPLICE”

«Gesù non viene “a sistemare le cose”, ma a proporci la Sua compagnia, cioè il Suo sguardo - mentalità e sentimenti - sulla realtà. Abbiamo, però, bisogno di mendicare un cuore semplice, da fanciullo, capace di riconoscere i segni della misericordia del Signore. Un cuore povero, senza niente da difendere, ma aperto a ricevere tutto da Lui.»


Duomo di Milano

Continuano, nel Tempo di Avvento, le riflessioni del nostro arcivescovo, cardinale Angelo Scola, durante la celebrazione della Messa delle ore 17,30, in Duomo. Per la terza domenica, le letture ci indicano ”i segni del compimento, nel Signore Gesù, delle promesse fatte ai nostri padri» e la risposta «che Gesù diede a coloro che, inviati da Giovanni, lo interrogavano sulla sua identità».

«Da quando il Signore è venuto in mezzo a noi, incarnandosi, la realtà non è più un mistero indecifrabile, né ostile. La nostra vita – è la riflessione dell’arcivescovo pubblicata da www.chiesadimilano.it - non è in balìa di una forza oscura e capricciosa (il Fato dei pagani), da cui difendersi o da scongiurare. Dio che ha fatto tutte le cose e che, in questo stesso istante, ci dona di esistere, è presente tra noi e non ci abbandona. Ma noi abbiamo bisogno di riconoscere la Sua compagnia quotidiana e provvidente, abbiamo bisogno che cresca in noi la certezza della Sua presenza, abbiamo bisogno che la speranza non sia pura intenzione, ma la stoffa della nostra vita.»

«Infatti, a nessuno di noi sfugge - basta accendere il televisore o qualsiasi altro dei new-media! - la durezza di quello che Pavese definì “il mestiere di vivere”. Una durezza – sottolinea Scola - tanto più pesante quanto più sentiamo la sproporzione tra le miserie, fisiche e morali, fuori e dentro di noi, e le nostre forze. Parlare di speranza in tale situazione sembra ingenuo, quando non addirittura crudele. “Occorre essere realisti”, ci sentiamo continuamente ripetere e ripetiamo a noi stessi. Ma chi è più realista del Figlio di Dio incarnato? Nel Natale di cui siamo in trepida attesa, l’Emanuele, il Dio con noi, è venuto a farsi compagnia nella carne, giorno dopo giorno. Egli sostiene la nostra storia personale e quella di tutta la famiglia umana. Se ce ne dimentichiamo, veniamo sempre più spinti nel vicolo cieco della rassegnazione.»

Per leggere il testo completo della riflessione e dell’omelia dell’arcivescovo, cardinale Angelo Scola, della terza domenica d’Avvento, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 28 novembre 2016