TROPPA INCERTEZZA? POCHI FIGLI

Si aggrava la crisi demografica: ormai in Italia si è accesa la spia della riserva. Questa è l’urgenza più grave del nostro Paese, perché aprirà in futuro crisi sociali di difficile governo. Le cause del problema.


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A cadenze regolari suona, ormai da tempo, il campanello di allarme della demografia malata, come la chiamava recentemente Giancarlo Blangiardo. Siamo una popolazione che non si rinnova. Le nuove generazioni si assottigliano di anno in anno. La spia della riserva si è accesa. Questa è l’urgenza più grave del nostro Paese, perché aprirà in futuro crisi sociali di difficile governo. Chi assisterà gli anziani? Come si amministrerà un Paese con sempre minore popolazione attiva? A quali forze sociali ci si rivolgerà per attingere alla vitalità?

Le difficoltà delle prospettive per i giovani, perché sono i giovani quelli che in tempi ordinari generano figli, si riversano sul resto della popolazione del Paese. Purtroppo i segnali non incoraggiano, su questo fronte una ripresa non c’è. L’ultimo dato Istat evidenzia la possibilità di un nuovo record negativo, alla chiusura dell’anno ci saranno probabilmente ancora meno nati.

Le cause del problema hanno una doppia origine: generare un figlio è una scelta personale e di coppia, da una parte; vivere in un contesto che crea le condizioni sociali ed economiche per curare e educare dei bambini, dall’altra parte. Spesso si evidenziano le carenze della seconda origine. Si osserva, a ragione, la mancanza di una politica fiscale calibrata per le famiglie; si denuncia l’astio ideologico delle logiche del mercato rispetto alla produttività delle mamme, che vengono accompagnate con grazia ipocrita verso la porta di uscita dal mondo del lavoro; si diffida delle opportunità di conciliazione tra vita e lavoro. Questi sono alcuni dei tanti fattori che concorrono a influenzare in maniera negativa la scelta di diventare genitori.

C’è poi una origine culturale che incide sulle scelte personali dei giovani. L’Istituto Toniolo nel suo recente Rapporto sulla condizione giovanile si interroga sulle aspettative di fecondità della nuova generazione. Ne emerge un’ulteriore difficoltà, la tendente incertezza rispetto al proprio futuro. L’indagine rileva le intenzioni dichiarate di generatività, entro i prossimi tre anni. Si svela innanzitutto una differenza tra ideale e aspettative realistiche: si riscontra che il desiderio è decisamente superiore alle aspettative: “oltre l’80% degli uomini e delle donne vorrebbe una famiglia composta da due bambini. Tenendo conto di limiti e restrizioni, tale percentuale scende attorno al 60%”. Emerge, poi, un ulteriore aspetto che rileva l’incertezza diffusa, quando si chiede se si prevede di diventare genitori entro i tre anni: solo il 20% dei maschi e il 30% delle femmine si dichiarano possibilisti. Negli altri casi, osservano i ricercatori, gli intenti dichiarati nei progetti di vita rimangono idee teoriche.

Rileviamo allora, se sono validi i dati della ricerca, che alla difficoltà del contesto si aggiunge una disillusione personale che incrementa la gravità della situazione. Partire scoraggiati non è un buon inizio.

Andrea Casavecchia per Agenzia SIR
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Cernusco sul Naviglio, 31 ottobre 2016