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PREGARE È GRIDARE E LOTTARE

Elogio della perseveranza nella preghiera. Come la vedova che chiede giustizia. Papa Francesco ci ricorda che bisogna essere perseveranti, pregare senza stancarsi mai: “questo è il modo di agire cristiano: essere saldi nella preghiera per rimanere saldi nella fede e nella testimonianza”.


Papa Francesco in Piazza San Pietro, domenica 16 ottobre 2016
Foto SIR – Riproduzione riservata

Un giudice che non teme Dio e non ha rispetto per nessuno; una vedova, cioè una persona che, assieme agli orfani e ai poveri per l’Antico Testamento, si trova nella condizione di chi è senza difesa, è oppresso, esposto al sopruso, e, dunque, ha maggior bisogno di trovare chi possa prendere le sue difese. Sono questi i personaggi della parabola che troviamo nel Vangelo di Luca di questa domenica (16 ottobre 2016, ndr).

Il contesto è sempre quello del viaggio di Gesù verso Gerusalemme, che ormai è meta vicina. Ma vicino è anche il tempo della prova per lui e per i suoi discepoli. Allora assume un carattere del tutto particolare il brano di Luca con l’invito alla preghiera, che, possiamo dire, è l’altra faccia della fede. Il testo del Vangelo ci mostra la vedova che chiede con insistenza di avere giustizia e il giudice che interviene non tanto perché chiamato dal suo ruolo imparziale, ma solo per togliersi di torno la donna con la sua insistente richiesta.

Francesco, in piazza san Pietro, canonizza sette beati e sottolinea come questi abbiano raggiunto la meta proprio grazie alla preghiera e al loro cuore generoso e fedele: “hanno pregato con tutte le forze, hanno lottato, e hanno vinto”. La forza della preghiera, dunque, tema anche della prima lettura tratta dall’Esodo, e nella quale si narra la battaglia contro Amalek e la ‘forza debole’ della preghiera che ha il volto di Mosè che alza le sue braccia al cielo mentre Israele affronta la battaglia, e quando la sue mani si abbassano è il nemico ad avere la meglio nello scontro. Aronne e Cur lo aiutarono a tenere le braccia alzate fino alla vittoria finale. “Questo è lo stile di vita spirituale che ci chiede la Chiesa: non per vincere la guerra, ma per vincere la pace”, dice Papa Francesco, che sottolinea come nell’episodio di Mosè ci sia un altro messaggio importante: “l’impegno della preghiera richiede di sostenerci l’un l’altro. La stanchezza è inevitabile, a volte non ce la facciamo più, ma con il sostegno dei fratelli la nostra preghiera può andare avanti, finché il Signore porti a termine la sua opera”.

Azione difficile la preghiera e anche faticosa, come abbiamo letto; per questo spesso ci sentiamo vinti dalla difficoltà del pregare, siamo travolti dai tanti impegni, dalle situazioni della vita e dall’impressione che le nostre richieste – già, sempre e solo richieste! – sembra che non trovino una risposta. Viviamo immersi in una realtà che ci dice ogni giorno quanto noi uomini siamo capaci di fare tutto, e, in sostanza, possiamo fare a meno anche della preghiera; o meglio, spesso essa si trasforma in una chiacchiera con Dio, quasi elenco di quanto ci accade.

Papa Francesco ci ricorda che bisogna essere perseveranti, pregare senza stancarsi mai: “questo è il modo di agire cristiano: essere saldi nella preghiera per rimanere saldi nella fede e nella testimonianza”. Il mistero della preghiera? “Gridare, non stancarsi, e, se ti stanchi, chiedere aiuto per tenere le mani alzate. Questa è la preghiera che Gesù ci ha rivelato e ci ha donato nello Spirito Santo. Pregare non è rifugiarsi in un mondo ideale, non è evadere in una falsa quiete egoistica. Al contrario, pregare è lottare, e lasciare che anche lo Spirito Santo preghi in noi”. È quanto ha fatto la vedova del brano evangelico: è stata insistente nella sua preghiera, nella sua richiesta di giustizia. E alla fine il giudice ha ceduto. Ma questo non accade con Gesù, ci dice Luca nel suo Vangelo.

Ieri come oggi ci troviamo spesso a fare i conti con le ingiustizie. Il Signore “farà giustizia in fretta”, ascolta le nostre suppliche e interviene in fretta. Certo a noi non è noto il modo con cui esercita il giudizio. Ecco allora la preghiera, una incredibile energia che riesce a cambiare il mondo. Lo vediamo nelle gesta di santi, nelle azioni di tante persone semplici che trasformano la preghiera in una operosa forza. Cogliamo così anche il senso della domanda che chiude il passo di Luca: quando verrà il Figlio dell’Uomo, troverà fede sulla terra? Una domanda che ci inquieta come credenti: saremo travolti dalle ansie, dalle nostre insicurezze, o sapremo essere perseveranti?

Fabio Zavattaro per Agenzia SIR
Riproduzione riservata

Per leggere il testo integrale dell’omelia di Papa Francesco di domenica 16 ottobre 2016, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 17 ottobre 2016