TORNARE PER DIRE GRAZIE

E' l'esempio dato dal samaritano guarito dalla lebbra. “Siamo capaci di dire grazie? Quante volte ci diciamo grazie in famiglia, in comunità, nella Chiesa? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, a chi ci è vicino, a chi ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. È facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma tornare a ringraziarlo.”


Papa Francesco in Piazza San Pietro, domenica 9 ottobre 2016
Foto SIR – Riproduzione riservata

Lungo il cammino verso Gerusalemme. Per la terza volta l’evangelista Luca (17,11-19) ci ricorda che Gesù è in cammino verso la città santa, la meta ultima. La strada lo porta tra la Galilea e la Samaria, e scende nella valle del Giordano. La prima annotazione è proprio il cammino che Luca evidenzia: verso Gerusalemme. Si potrebbe quasi dire che questo è il primo messaggio del brano: l’itinerario del discepolo guarda e porta a Gerusalemme. E in questo pellegrinare siamo chiamati a confrontarci con ciò che accade sulla nostra strada.

Torniamo al Vangelo. Gesù stava entrando in un villaggio quando è chiamato da dieci lebbrosi, cioè dieci uomini che per la legge e la cultura dell’epoca erano segnati nel corpo dal peccato e dunque non potevano entrare nei villaggi. La loro era un’esistenza da morti viventi, allontanati dalla comunità. La scena che Luca narra ci consente di fare una serie di riflessioni. Chiamano maestro Gesù e chiedono misericordia; lui, non avvicinandosi, ordina loro di fare ciò che la legge comandava di fare ai lebbrosi, cioè di recarsi dai sacerdoti perché giudicassero lo stato della loro malattia. Non li guarisce subito, come ha fatto in altri casi, non li tocca nemmeno. Sembra quasi che non voglia esaudire la loro richiesta, inviandoli da coloro che devono attestarne la guarigione. I dieci, obbedendo, entrano nel villaggio e si rendono conto, camminando, di essere guariti: “riacquistano la salute mentre sono in cammino, dopo aver obbedito alla parola di Gesù”, afferma Francesco nell’omelia che pronuncia in piazza San Pietro in occasione del Giubileo mariano.

Uno di loro, un samaritano, torna indietro e si butta ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Mentre gli altri nove continuano felici per la loro strada, uno solo fa eccezione, ricorda Francesco, “uno straniero che vive ai margini del popolo eletto, quasi un pagano! Quest’uomo non si accontenta di aver ottenuto la guarigione attraverso la propria fede, ma fa sì che tale guarigione raggiunga la sua pienezza tornando indietro ad esprimere la propria gratitudine per il dono ricevuto, riconoscendo in Gesù il vero sacerdote che, dopo averlo rialzato e salvato, può metterlo in cammino e accoglierlo tra i suoi discepoli”.

Proviamo a leggere tra le righe di questo brano. Quando Gesù invita i dieci ad andare dai sacerdoti; non chiede loro di fare cose nuove, strepitose, ma ordina semplicemente di compiere ciò che tutti i lebbrosi erano tenuti a fare nel rispetto della legge. La novità non è in una pratica piuttosto che in un’altra, ma nell’incontro lungo la strada che porta a Gerusalemme, cioè nell’accogliere la parola nel nostro pellegrinare verso la meta ultima. I dieci lebbrosi sono un gruppo anonimo: è l’umanità ferita che Gesù incontra sul suo cammino. Non c’è distinzione di popolo, religione o classe sociale. Anzi proprio l’aver indicato nel samaritano colui che torna per ringraziare, Luca ci fa capire che anche i lontani, se così possiamo chiamarli, non sono esclusi dalla misericordia di Dio.

Infine il ringraziare. L’uomo eretico ha riconosciuto l’opera di Dio; e chinarsi ai piedi del maestro per dire grazie è un ulteriore passo: non solo è guarito ma è salvato. La guarigione è stata per lui una grazia e un dono immeritato. “Saper ringraziare, saper lodare per quanto il Signore fa per noi, quanto è importante” dice Papa Francesco, che aggiunge: “possiamo domandarci: siamo capaci di dire grazie? Quante volte ci diciamo grazie in famiglia, in comunità, nella Chiesa? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, a chi ci è vicino, a chi ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. È facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma tornare a ringraziarlo.” Per questo nel brano di Luca notiamo il riferimento ai nove che non sono tornati. Per loro forse la guarigione è una cosa dovuta perché figli di Abramo.

Francesco ci chiede di guardare a Maria, perché ci aiuti a comprendere “che tutto è dono di Dio, e a saper ringraziare: allora la nostra gioia sarà piena. Per saper ringraziare, occorre anche l’umiltà”.

Fabio Zavattaro per Agenzia SIR

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Cernusco sul Naviglio, 10 ottobre 2016