L’ASTUZIA CRISTIANA

Papa Francesco la contrappone a quella "mondana”. Il Vangelo ci chiede uno stile di vita “serio e impegnativo, improntato all’onestà, alla correttezza, al rispetto degli altri e della loro dignità, al senso del dovere. E questa è l’astuzia cristiana”.


Fedeli in piazza San Pietro per l’Angelus
(Foto archivio SIR – Riproduzione riservata)

Ciò che conta, che dà sicurezza è il denaro? Da leggere questa pagina di Luca dell’amministratore scaltro, e anche un po’ imbroglione, che viene messo in primo piano dall’evangelista. Sembra un controsenso questa parabola rispetto a quanto Gesù va dicendo, nel suo cammino verso la città di Gerusalemme, la meta cui tendere. Innanzitutto cerchiamo di collocare bene questo brano: abbiamo appena lasciato il padre misericordioso che accoglie il figlio tornato dopo aver sperperato la sua parte di eredità, è il Vangelo della scorsa domenica, e, sebbene non centrale, troviamo evidenziato il tema dei beni. La prossima domenica leggeremo la parabola del ricco, di cui non conosciamo il nome e di Lazzaro. Nelle letture di questa domenica, il profeta Amos fa un richiamo alla giustizia sociale, in modo particolare nei confronti dei più deboli; e Paolo, scrivendo a Timoteo, invita a pregare per coloro che hanno responsabilità di governo “perché possano condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”.

E arriviamo così all’amministratore disonesto che il padrone licenzia. Leggiamo nel testo di Luca, che “per farsi degli amici” condona una parte di quanto i debitori devono al suo datore di lavoro. Compie una frode, in sostanza; ma il padrone, saputo l’inganno operato ai suoi danni, si congratula con l’economo. E qui cominciano i nostri problemi: si può lodare un furbo e imbroglione, uno che fa parte del mondo delle tenebre e combatte i figli della luce, come leggiamo nel terzo Vangelo? Le congratulazioni, se così possiamo dire, non sono per l’azione ingiusta, ma per l’atto dell’amministratore di farsi degli amici, donando una parte della ingiusta ricchezza accumulata. Anche qui leggiamo bene: ciò che conta non è il denaro, esserne servi, ma servirsene per aiutare gli altri. Nessuno può avere due padroni: Dio e il denaro (mammona). Luca, dunque, denuncia e condanna l’ingiustizia, mentre esalta la buona azione di distribuire il denaro ingiustamente accumulato ai poveri.

Vediamo come Francesco ci aiuta, all’Angelus, a cogliere il senso del testo di Luca. Lo spirito del mondo non è lo spirito di Gesù, commenta; e parla di astuzia mondana dell’amministratore, cui va contrapposta “l’astuzia cristiana”. Si tratta di “allontanarsi dallo spirito e dai valori del mondo”, afferma; di non cedere alla mondanità, che “si manifesta con atteggiamenti di corruzione, di inganno, di sopraffazione, e costituisce la strada più sbagliata, la strada del peccato, perché una ti porta all’altra”. È la strada più comoda da percorrere, ma il Vangelo ci chiede uno stile di vita “serio e impegnativo, improntato all’onestà, alla correttezza, al rispetto degli altri e della loro dignità, al senso del dovere. E questa è l’astuzia cristiana”.

C’è un bivio nel percorso della vita che comporta una scelta: “tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male. Non si può oscillare tra l’una e l’altra, perché si muovono su logiche diverse e contrastanti”. Letto alla luce di tutto questo, il brano dell’amministratore, con i suoi traffici più o meno leciti, assume una valenza diversa e porta alla mente la frase di Paolo agli efesini: c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Importante allora scegliere quale “padrone” servire, quale direzione prendere. Luca, con il suo testo, ci esorta ancora una volta a fare una scelta chiara tra il Signore e lo spirito del mondo, “tra la logica della corruzione, della sopraffazione e dell’avidità e quella della rettitudine, della mitezza e della condivisione”.

È come una droga la corruzione, afferma Francesco: si comincia da poco e si perde la propria libertà. “La corruzione produce assuefazione, e genera povertà, sfruttamento, sofferenza. E quante vittime ci sono oggi nel mondo. Quante vittime di questa diffusa corruzione. Quando invece cerchiamo di seguire la logica evangelica dell’integrità, della limpidezza nelle intenzioni e nei comportamenti, della fraternità, noi diventiamo artigiani di giustizia e apriamo orizzonti di speranza per l’umanità”.

Fabio Zavattaro per Agenzia SIR
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Cernusco sul Naviglio, 19 settembre 2016