“DEL TUO SPIRITO, SIGNORE, È PIENA LA TERRA”

Domenica 15 maggio, solennità di Pentecoste – “Lo Spirito, anzitutto, proviene da Dio, è inviato dal Padre su tutta l’umanità perché ci possa consolare dell’assenza di Gesù e ci fa scorgere ancora oggi nel mondo la presenza del Signore.”

La festa di Pentecoste che celebriamo solennemente nel cinquantesimo giorno dopo la Pasqua – da qui il suo nome – significa semplicemente che la Pasqua di Gesù è per tutti gli uomini, è un avvenimento che tocca la vita degli uomini di ogni luogo e di ogni tempo. Lo ricorda in modo esplicito il racconto degli Atti degli Apostoli, dove Luca descrive gli avvenimenti di quel giorno che era ormai arrivato al suo compimento, cioè al suo pieno significato. Il popolo di Israele, infatti, già celebrava una festa di pentecoste, a ricordo del dono della Legge che Dio aveva offerto sul monte Sinai, dopo l’uscita dal paese d’Egitto. Ora i primi cristiani si rendono conto che la vera Legge non è quella scritta su tavole di pietra e destinata a un solo popolo, il popolo dell’alleanza; ma è la legge dello Spirito, che abita il cuore di ogni uomo. Come la Legge data attraverso Mosè era stata concessa al popolo di Israele in una vera e propria manifestazione di Dio – tra fragore di vento e di tuono – così ora, nella medesima immagine – “un fragore quasi di vento che si abbatte impetuoso” e “lingue come di fuoco” – lo Spirito di Gesù raggiunge il cuore dei discepoli e li trasforma, rendendoli capaci di comunicare con ogni uomo, di parlare altre lingue e di farsi intendere nella propria da parte di tutti i Giudei presenti a Gerusalemme per la festa di Pentecoste e provenienti da ogni parte della terra.

Partendo da nord-est (Parti, Medi, Elamiti) e arrivando fino all’estremo sud-ovest (dalle parti della Libia vicino a Cirene), includendo poi le isole e la terra ferma (Cretesi e Arabi), Luca descrive tutto il mondo allora conosciuto e afferma che lo Spirito di Dio riempie tutta la terra, come ci ha fatto pregare anche il Salmo 103: “Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”.

Gesù stesso, nella pagina del vangelo secondo Giovanni, descrive il dono dello Spirito con delle caratteristiche particolari. Lo Spirito, anzitutto, proviene da Dio, è inviato dal Padre su tutta l’umanità. Il motivo per cui questo avviene è perché lo Spirito ci possa consolare dell’assenza di Gesù: egli è il nostro nuovo Paraclito, colui che è “chiamato vicino” a noi e non ci lascia orfani di Dio. E lo Spirito di Gesù può fare questo perché ci fa scorgere ancora oggi nel mondo la presenza del Signore, come avviene proprio ora, durante l’Eucaristia, nella quale riconosciamo nel pane e nel vino il Corpo e il Sangue di Cristo.

Questo Spirito è davvero una ricchezza sovrabbondante dei doni di Dio nella nostra vita; ma perché una così grande ricchezza non diventi conflitto o confusione, Paolo, scrivendo la sua Prima lettera ai cristiani di Corinto, lascia alcuni suggerimenti che sono validi anche per le nostre comunità di oggi. In primo luogo, afferma Paolo con molta chiarezza, è vero solo quello Spirito che fa credere in Gesù come Signore, cioè che ci fa accogliere la persona di Gesù nella nostra esistenza e ci fa desiderare una vita come la sua. Non ogni spirito è lo Spirito di Gesù. In secondo luogo, continua Paolo, ogni dono dello Spirito va visto come un dono “particolare” e non può pretendere di conseguenza di esaurire tutti i doni e i carismi riservati alla Chiesa e alla comunità dei discepoli del Signore. Infine, ogni dono dello Spirito di Gesù, proprio perché “particolare” e non “assoluto” e “onnicomprensivo”, deve essere finalizzato “per il bene comune”, cioè per la vita e per la crescita della comunità nel suo insieme, e non – invece – per mettere un gruppo contro un altro.

Questi consigli che Paolo offre alla prima comunità di Corinto – una comunità molto ricca dei doni dello Spirito, ma altrettanto divisa e litigiosa nei suoi componenti – valgono anche per le nostre comunità di oggi, per la nostra stessa comunità. Nel giorno della Pentecoste – cioè del compimento della Pasqua di Cristo in noi, grazie al dono del suo Spirito che ci è stato dato – facciamo sì che la ricchezza e le grazie che ci vengono da Lui non siano motivo di divisione e di contrasto nelle nostre relazioni tra cristiani, ma piuttosto occasione di crescita per tutti, specialmente per chi è più piccolo e più povero nella fede, perché tutti possano avvertire, ancora oggi, l’azione di Dio all’opera con il suo Spirito nel cuore di ogni uomo. Solo così riusciremo a costruire non la nostra Chiesa, fatta a immagine e somiglianza dei nostri desideri e delle nostre aspettative, ma la Chiesa di Gesù, che vive solo della sua Parola e del dono dell’Eucaristia, aperta al soffio dello Spirito e desiderosa di donarlo ad ogni uomo e ad ogni donna, perché tutti si sentano amati da Dio. Solo così si compirà la parola di Gesù pronunciata nel vangelo – a differenza del mondo, noi sapremo vedere e riconoscere lo Spirito di Dio all’opera – e ne diventeremo suoi testimoni.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret

Per leggere i testi delle letture della Domenica di Pentecoste (Atti 2,1-11; 1Corinti 12,1-11; Giovanni 14,15-20), cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 15 maggio 2016