Giovedì 28 Marzo

DISTINGUERE TRA IL PECCATO E IL PECCATORE

Al centro della catechesi dell'udienza dello scorso 20 aprile "lo zelante dottore della legge" e "l'anonima donna peccatrice". “Tutti noi siamo peccatori, ma tante volte cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri. Tutti noi dobbiamo invece guardare il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli e guardare al Signore. Questa è la linea di salvezza.”

“Lo zelante dottore della legge” e “l’anonima donna peccatrice”. Sono le due figure attorno alle quali il Papa ha impostato la catechesi dell’udienza generale dello scorso 20 aprile. Gesù, ha spiegato Francesco, si lascia “contaminare” dai peccatori, perché il peccatore non è “un lebbroso” da tenere lontano. “Il fariseo non concepisce che Gesù si lasci ‘contaminare’ dai peccatori. Egli pensa che se fosse realmente un profeta dovrebbe riconoscerli e tenerli lontani per non esserne macchiato, come se fossero lebbrosi”.

L’atteggiamento del fariseo, ha commentato il Papa, “è tipico di un certo modo di intendere la religione, ed è motivato dal fatto che Dio e il peccato si oppongono radicalmente. Ma la Parola di Dio ci insegna a distinguere tra il peccato e il peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori – cioè tutti noi! – siamo come dei malati, che vanno curati, e per curarli bisogna che il medico li avvicini, li visiti, li tocchi. E naturalmente il malato, per essere guarito, deve riconoscere di avere bisogno del medico!”. “Gesù è libero” da pregiudizi, e “tra il fariseo e la donna peccatrice, si schiera con quest’ultima”.


Papa Francesco in Piazza San Pietro (foto SIR: riproduzione riservata)

“Gesù, libero da pregiudizi che impediscono alla misericordia di esprimersi, la lascia fare”, ha raccontato il Papa ai pellegrini: “Lui, il Santo di Dio, si lascia toccare da lei senza temere di esserne contaminato. Gesù è libero, perché vicino a Dio che è Padre misericordioso. E questa vicinanza a Dio, Padre misericordioso, dà a Gesù la libertà. Anzi, entrando in relazione con la peccatrice, Gesù pone fine a quella condizione di isolamento a cui il giudizio impietoso del fariseo e dei suoi concittadini – i quali la sfruttavano – la condannava: ‘I tuoi peccati sono perdonati’. La donna ora può dunque andare in pace: ‘La tua fede ti ha salvata’”.

“Da una parte quell’ipocrisia del dottore della legge, dall’altra parte la sincerità, l’umiltà e la fede della donna”, ha sintetizzato Francesco: “Tutti noi siamo peccatori, ma tante volte cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri e diciamo: ‘Guarda il tuo peccato…’. Tutti noi dobbiamo invece guardare il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli e guardare al Signore. Questa è la linea di salvezza: il rapporto tra io peccatore e il Signore. Se io mi sento giusto, questo rapporto di salvezza non si dà”.

“La donna peccatrice ci insegna il legame tra fede, amore e riconoscenza”, ha concluso il Papa: “Le sono stati perdonati molti peccati e per questo ama molto; invece colui al quale si perdona poco, ama poco”. “Lasciamo che l’amore di Cristo si riversi in noi”, l’esortazione finale: “Così, nell’amore riconoscente che riversiamo a nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre case, in famiglia, nella società si comunica a tutti la misericordia del Signore”. (fonte: Agenzia SIR)

Per leggere il testo integrale della catechesi di Papa Francesco del 20 aprile 2016, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 26 aprile 2016