Don Luciano, Febbraio: Una abbondante dose di speranza...
Carissimi,
l’ultimo giorno dell’anno 2022
abbiamo vissuto il momento toccante della morte del Papa emerito Benedetto XVI
con la travolgente immagine della folla che ha voluto dargli un ultimo saluto.
Joseph Ratzinger oltre che un grande
papa, è stato tra i più grandi teologi del ‘900 e così sarà sempre ricordato e
studiato; pertanto, mi sembra significativo ricordarlo richiamando alla memoria
un passaggio della lettera enciclica “Spe salvi” del 30 novembre 2007, tutta
scritta di suo pugno.
Ci fa vedere molto chiaramente la
speranza che l’ha sempre animato anche nelle ore più difficili per la Chiesa.
Quella stessa speranza che abbiamo bisogno anche noi per il nostro tempo.
… “Gesù
che di sé ha detto di essere venuto perché noi abbiamo la vita e l’abbiamo in
pienezza, in abbondanza (cfr Gv 19,10), ci ha anche spiegato che cosa
significhi “vita”: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero
Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3). La vita nel senso vero non la si ha in sé da soli e neppure solo da sé:
essa è una relazione. E la vita nella sua totalità è relazione con Colui
che è la sorgente della vita. Se siamo in relazione con Colui che non muore,
che è la Vita stessa e lo stesso Amore, allora siamo nella vita. Allora
“viviamo”.
Ma ora
sorge la domanda: in questo modo non siamo forse ricascati nuovamente
nell’individualismo della salvezza? Nella speranza solo per me, che poi,
appunto, non è una speranza vera, perché dimentica e trascura gli altri? No. Il
rapporto con Dio si stabilisce attraverso la comunione con Gesù: da soli e con
le sole nostre possibilità non ci arriviamo. La relazione con Gesù, però, è una
relazione con Colui che ha dato se stesso in riscatto per tutti noi (cfr 1 Tim 2,6).
L’essere in comunione con Gesù Cristo ci coinvolge nel suo essere “per tutti”,
ne fa il nostro modo di essere. Egli ci impegna per gli altri, ma solo nella
comunione con Lui diventa possibile esserci veramente per gli altri, per
l’insieme.
Un
esempio molto bello ci viene dalla figura di S. Agostino: nella situazione difficile dell’Impero Romano, che
minacciava anche l’Africa romana e, alla fine della vita di Agostino,
addirittura la distrusse: trasmettere
speranza, la speranza che gli veniva dalla fede e che, in totale
contrasto col suo temperamento introverso, lo rese capace di partecipare decisamente e con tutte le forze
all’edificazione della città. Nello stesso capitolo delle “Confessioni”,
vediamo il motivo decisivo del suo impegno “per tutti”, egli dice: Cristo
“intercede per noi, altrimenti dispererei. Sono molte e pesanti le debolezze, molte e pesanti, ma più abbondante è
la tua medicina. Avremmo potuto credere che la tua Parola fosse lontana
dal contatto dell’uomo e disperare di noi, se questa Parola non si fosse fatta
carne e non avesse abitato in mezzo a noi”. In virtù della sua speranza,
Agostino si è prodigato per la gente semplice e per la sua città, ha rinunciato
alla sua nobiltà spirituale e ha predicato
ed agito in modo semplice per la gente semplice”. Credo che il momento storico che
stiamo attraversando domanda a noi cristiani una dose abbondante di speranza
perché la tentazione di cedere al pessimismo e allo sconforto è molto alta. Non
vuol dire far finta che vada tutto bene, non è questo che ci incoraggia anche
perché non è una verità. Ciò che per noi credenti è motivo di speranza è il
fatto che la nostra storia e il destino dell’umanità è nelle mani di Dio e Dio
non ci ha creati per distruggerci ma ci ha fatto a sua immagine per darci la sua stessa vita.
Dobbiamo rimettere al centro della
nostra vita Dio e vedremo con i nostri stessi occhi quanto è irrinunciabile la
sua presenza e reale la sua gioia. Quando invece ci allontaniamo dal Signore e
il criterio di giudizio non è più il Vangelo allora inevitabilmente si cade
nella lamentela che ingenera malcontento e divisione. Il Natale di Gesù da poco
celebrato e la Pasqua che sta davanti a noi sono la certezza della presenza di
Dio in Gesù nella nostra storia, ragione ultima e vera della nostra felicità.
don Luciano